Comunitarismo VS Liberalismo

Inviato da  SecondLife il 28/2/2012 17:19:25
Il pensiero di stampo liberale ritiene che l'unico piano su cui è corretto fondare la coesistenza sociale è quello della "Giustizia", rigorosamente distinto da quello del "Bene". In altre parole, alla base della vita collettiva non deve stare un'etica condivisa, ma solo un insieme di regole che garantiscano a ciascun soggetto pari possibilità di seguire il proprio personale "piano di vita". Le norme fondamentali sono quelle di garantire l'eguale diritto di ognuno al più ampio insieme delle libertà fondamentali e che i rapporti tra individui al suo interno si possano svolgere prioritariamente sulla base di princìpi universali di giustizia.

Il comunitarismo, viceversa, contesta alla radice tale impostazione in quanto ritiene che qualunque concezione della Giustizia presupponga necessariamente particolari vedute etiche, a loro volta espressione di particolari comunità storiche. Non possono quindi ovviamente sussistere princìpi universali che apparterrebbero all’essere umano in quanto tale, al di là dei tempi e dei luoghi; comunitarismo ed universalismo non sono tra loro conciliabili.

Altro punto caratterizzante del liberalismo è la concezione dell'individuo come entità separata dalle sue appartenenze socioculturali e come unico reale ente della socialità. Egli è al contempo l'origine ed il fine del gruppo sociale e dei sistemi di valori: i valori stessi sono accettati esclusivamente nella misura in cui sono espressione di un individuo. L’unico ordine che il liberalismo concepisce è quello subordinato ai desideri, ai bisogni, alla ragione o alla volontà dell’individuo, cui viene attribuito un valore proprio, indipendente dai suoi attributi sociali, a cui preesisterebbe. Su questi presupposti, la società non costituisce perciò un tutto unito ma semplicemente una somma occasionale di atomi individuali.

Il comunitarismo invece inquadra l'individuo, in quanto animale sociale per natura, come inevitabilmente membro di un insieme organico. La sua singolarità è riconosciuta, ma integrata ad un substrato che oltrepassa il suo essere specifico e lo mette in relazione sostanziale con i suoi simili. L’individuo è dunque indissociabile dalle sue appartenenze, dalle quali trae la sua consistenza effettiva. Egli potrà anche prendere le distanze nei confronti del gruppo di cui è parte, ma il suo centro di gravità sarà comunque collocato in esso. In qualche modo l’io è un momento dell’elaborazione del noi ed indipendentemente da questo non può essere definito.

Personalmente trovo il comunitarismo molto più aderente alla realtà.

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