Re: Il male di vivere della gioventù

Inviato da  benitoche il 6/7/2011 15:04:29
Citazione:

peonia ha scritto:
...e siamo tutti responsabili di questa situazione, specie noi adulti...


Ciao Peonia

Gioventù paralizzata(Arcady)


I comportamenti giovanili devianti, piú o meno gravi, quasi quotidianamente registrati dai “media”, sostanzialmente configurano manifestazioni estreme di un disagio che, con evidente difficoltà, sociologi, psicologi, educatori cercano di interpretare e controllare, anche in questo ostacolati dal disconoscimento sistematico di ogni fondamento spirituale dell’esistenza, nonché delle componenti “karmiche” correlate agli eventi che si manifestano sul piano fisico. Il periodo tra il raggiungimento della pubertà intorno ai 14 anni e la maggior età fisiologica, al compimento dei – quella legale a 18 originando da aleatoria conoscenza dei cicli vitali – risulta indubbiamente cruciale per la maturazione della personalità. È la stagione in cui l’anima, nella sua ricerca di modelli, tende a entusiasmarsi per impulsi politici, ideologici, sociali, non di rado contestando “il sistema”, attualmente bersaglio del cosiddetto “popolo di Seattle”, costituito in larga misura da giovanissimi. Incidentalmente giova sottolineare che, pur nel ribadire la preziosità di ogni spontanea forma di condanna dell’ingiustizia, l’identificazione del vero obiettivo da riformare l’asservimento inconsapevole del pensiero alla cerebralità,, presuppone per lo meno un’approssimativa intuizione, da parte del “ribelle”, della necessità di contestare innanzitutto la propria “forma mentis”; l’esperienza personale del tragico imprigionamento del pensare, suscitatrice di un vigoroso impulso verso lo svincolamento del medesimo, è evidentemente preliminare ad ogni velleità trasformatrice della mentalità dominante, pur potendo comunque risultare utile denuncia ogni civile protesta. Nella piena consapevolezza delle macroscopiche carenze degli attuali sistemi formativi e prescindendo dalle situazioni-limite, l’universo giovanile appare riconducibile a tre atteggiamenti fondamentali. Nel primo, un considerevole numero di adolescenti, per convinzione o rassegnazione, sostanzialmente aderisce ai parametri materialistici dominanti; al polo opposto vive un gruppo di giovani di alto profilo interiore, non di rado dotati di preziosa creatività innovatrice, la cui volontà risulta piú o meno paralizzata proprio dall’impossibilità di ispirarsi ai valori menzionati; in mezzo si posiziona una schiera di anime ondivaghe, influenzabili al momento.
Le ricadute sociali della descritta situazione sono tutte indubbiamente gravi, ma nel caso del secondo gruppo, quello dei “paralizzati”, potrebbero rivelarsi catastrofiche, venendo meno nel tempo il loro specifico apporto di forze morali e innovative indispensabili per la sopravvivenza della civiltà. Pur nell’evidente complessità dell’approccio, occorre chiedersi come mai proprio i piú dotati sul piano animico-spirituale vengano a trovarsi quasi sempre in gravissime difficoltà d’inserimento. Innegabile il ruolo giocato da alcune predisposizioni innate: integrità, gentilezza, nobiltà d’animo, riservatezza e modestia, scarsamente compatibili con la brutale competizione dei nostri giorni; profonda estraneità nei confronti della mentalità dominante, accompagnata da una forte aspirazione verso valori immateriali, formalmente ossequiati dalla morale ufficiale e ripetutamente derisi nella quotidianità: spirito di sacrificio, altruismo, aspirazione alla “verità”. Ma la circostanza probabilmente piú paralizzante il momento progettuale negli adolescenti di una certa statura interiore, è identificabile nell’evidente constatazione che si rivela sempre piú problematico, se non addirittura impossibile, competere e operare evitando di vendersi, degradarsi, cioè comportandosi nobilmente.

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