La riconquista della piazza

Inviato da  Notturno il 29/5/2011 10:40:02
La seconda rivoluzione spagnola
27/05/2011 Cristian Bettini Federico Demaria
Barcellona, venerdì mattina, ore 7. La polizia interviene con mano dura in Piazza di Catalunya per sgomberarla, arrivano presto le prime notizie di feriti, gambe e teste rotte…

La scusa ufficiale, quella presentata sui media mainstream, è di pulirla per motivi di salubritá. La classe dirigente considera le in piazza sporcizia. Vogliono mandare via tutti, ma un gruppo di alcune centinaia di persone non si muove, rimane seduto pacificamente al centro della piazza. Il cordone della polizia tutto intorno tiene lontano col manganello chi sopraggiunge e permette che il servizio di pulizia inizi la distruzione totale dell’accampamento. Tutto viene caricato alla rinfusa su una decina di camion della spazzatura: tendoni, computer, documenti, vettovaglie e strumenti di cucina, libri della biblioteca, megafoni e materiale audiovisivo, etc. Poco a poco, arrivano altre persone, molte, le forze dell’ordine vengono circondate, tutte le entrate presidiate: una presenza sempre più rumorosa sostiene chi sta al centro, incita alla calma e a non reagire. Migliaia di persone in poche ore circondano la piazza.

Alcuni cercano di bloccare l’uscita dei camion per non permettere di portare via i sogni di quella piazza. Nonostante la resistenza pacifica con un sit-in in mezzo alla strada, la polizia inizia a caricare colpendo alla cieca per creare uno spazio utile al passaggio dei camion. I gas lacrimogeni sono illegali, la polizia non esita a sparare in quantitá proiettili di gomma sulla folla indifesa. Persa la battaglia che voleva impedire l’uscita dei camion, qualcuno inizia a rinforzare l’anello attorno alla piazza. Un cordone di polizia circonda il gruppo che sta al centro, mentre impedisce l’entrata di quelli che stanno attorno. La tensione sale cosi come la pressione da fuori sul cordone di polizia. Sempre più persone giungono in piazza.

Finalmente, dopo sei ore di resistenza, il cordone viene rotto e i manifestanti entrano esultanti nella piazza. La polizia si ritira ma riprende a sparare sulla folla. Molti pensano che gli agenti sparino per aprirsi un varco e proteggere la ritirata, ma ci si rende subito conto che, già fuori dalla piazza, camionette arrivavano a tutta velocità sulla folla dall’esterno, aprono gli sportelli e sparano per poi ritirarsi: una signora anziana si mette a fronteggiare una camionetta, tutta la folla l’ha protegge. A ogni incursione la gente avanza senza violenza, con le mani aperte in alto. Verso l’una, sotto il sole cocente, stanchissime ma felici, migliaia di persone festeggiano al centro della piazza al grido «É ancora nostra!».



Qualcosa di mai visto

Se pensiamo che i manifestanti hanno ripreso la piazza senza l’uso della violenza, potremmo dire che é successo qualcosa di mai visto negli ultimi decenni di storia catalana. Per trovare un evento simile dovremmo tornare indietro fino alla Rivoluzione spagnola del 1936. La memoria storica di quegli eventi é senza dubbio viva tra gli indignados. Allora si trattava di una rivoluzione con una base ideologica nell’anarcosindacalismo, nel comunismo libertario e nel marxismo rivoluzionario. C’erano gruppi organizzati come il Poum [Partito Operario di Unificazione Marxista], la Cnt [Confederazione Nazionale del Lavoro], il Psoe [Partito Socialista Operaio Spagnolo] e la Ugt Unione Generale dei Lavoratori]. Oggi gli indignados non hanno ideologie facilmente etichettabili e non appartengono a gruppi organizzati. Addirittura si oppongono alla legittimitá di alcuni di quei gruppi storici, ormai totalmente degradati [il Psoe é al governo e la Ugt é uno dei sindacati maggioritari]. «Rivendichiamo un cambiamento profondo del sistema politico, sociale ed economico – spiegano – Vogliamo giustizia e la vogliamo adesso!».
(continua...)
http://www.carta.org/2011/05/la-seconda-rivoluzione-spagnola/

Che bello, cazzo!

(faccio notare che i media avevano riferito dello sgombero della piazza, ma non della riconquista da parte dei ragazzi)

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