Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  redna il 9/6/2011 16:15:00
Chi minaccia il quorum?



Il 12 e 13 giugno si vota per i referendum. Il rischio più grande è il non raggiungimento del quorum. Chi minaccia il quorum?

Il quorum è minacciato da molte cose. Dalla desuetudine delle persone, dal rallentamento delle emozioni, dalla caduta della tensione politica che c'era fino a qualche settimana fa in questo paese, anche se poi le cose sono cambiate, è un po' cambiato il vento come diciamo qui a Milano.
Penso che questi referendum appartengano sostanzialmente ai movimenti, forse un po' meno quello sul legittimo impedimento perché era stato fortemente voluto dall'Italia dei Valori, gli altri appartengono ai movimenti. I partiti sono stati più fermi, più bloccati, soprattutto il movimento per l'acqua pubblica ha compiuto nell'indifferenza della politica, nella paura della politica, un'opera capillare nella raccolta delle firme che ha funzionato. Sono state raccolte più firme di quanto la politica si immaginasse. Il trascinamento credo che lo facciano ancora i movimenti, temo che la politica, o perlomeno la politica dei partiti, abbia perso tanta capacità di trascinare. Se questo trascinamento c'è, lo guidano i movimenti.
Un'altra cosa importante che è successa qui a Milano è la vittoria di Pisapia. Una vittoria dovuta anche alla dissoluzione dei partiti. Direi che ci sono buone speranze.

Un altro rischio per il quorum è legato alla questione complicata, volutamente pasticciata, del voto degli italiani all'estero che votano su un quesito formalmente diverso da quello sul quale voteranno gli italiani. Questo ha creato confusione. E' dal 1995 che non si raggiunge il quorum al referendum, però dal 1995 qualcosa è cambiato in questo paese, soprattutto in questi ultimi mesi e penso ci sia una voglia, un bisogno, un'urgenza di dire la propria e il referendum è strumento per dire la propria!

Si potevano votare i referendum insieme alle amministrative. Ma per un voto il Parlamento negò questa ipotesi. Quel giorno mancavano anche 11 parlamentari del Pd e 2 di IdV. Uno smacco...

E' un colpo di coda di un sistema politico che cerca di autoriprodursi. Questi 300 milioni spesi in più sono soldi pubblici, sono un bene pubblico come l'acqua e come l'utilizzo dell'energia. Questo tentativo di scorporare per frammentare ha dentro una componente potente e ignobile di miseria. Si poteva farlo, si poteva farlo risparmiando, si poteva farlo molto più tranquillamente, non si è voluto farlo. Non so se in quei pochi deputati dall'opposizione che mancavano c'è qualcosa o no. E' stato un segnale brutto di disinteresse della casta verso i soldi di tutti.

Qual è il referendum che da più fastidio alla casta politica?

Il referendum che dà più fastidio penso sia principalmente quello dell'acqua, perché mette al centro della questione, indipendentemente dall'acqua, la questione dei beni pubblici. I beni pubblici sono quelle cose che sono di tutti e che non è vero che non siano di nessuno. Perché se non sono di nessuno vengono percepiti come deleteri, come abbandonati, come da affidare al mercato. Ma se riparte il dibattito su quali sono i beni pubblici, su quali sono le cose di tutti, il patrimonio comune, c'è una valenza simbolica altissima perché dietro l'acqua c'è la questione del suolo. Certo che il campo è di quel signore, però l'uso del suolo, del paesaggio, il paesaggio è un bene pubblico. C'è la questione del posto in cui viviamo, se viviamo in luoghi brutti e diventiamo quindi persone brutte o se abbiamo la possibilità di vivere circondati da beni pubblici, il paesaggio, la qualità dell'aria, del verde. Qui c'è una grande potenza, penso che sia questo che dà più fastidio.


I partiti travolti dai referendum

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Ripeto si è aperta una fase nuova di un nuovo protagonismo sociale e io credo che anche dopo il voto approfondire ancora di più le contraddizioni dentro i partiti, intanto perché il voto io penso che sarà favorevole, cioè che si raggiungerà il quorum e anche questo è il segnale di un risveglio sociale di questo paese; e tutto questo produrrà un ulteriore inasprimento delle contraddizioni nei partiti.

Diciamo che bisogna votare sì perché l'acqua è un bene comune, è un diritto umano universale e va conservato per le future generazioni e quindi non può essere gestito secondo regole di mercato. Diciamo che bisogna votare sì perché il nucleare è una follia e bisogna rivedere l'intero modello energetico. Diciamo che bisogna votare sì al quesito sul legittimo impedimento perché la giustizia deve essere uguale per tutti, ma soprattutto bisogna votare sì a tutti e quattro i referendum perché i movimenti dal basso stanno ricostruendo una nuova idea di democrazia ed è questo il segnale forte che uscirà dal voto del 12 e 13 giugno.


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