Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  Pispax il 3/6/2011 5:20:41
Lezik85




Citazione:
Ottimo. Vediamo invece perchè tu dici cazzate, nel dettaglio anche.


Davvero, provo una gran pena.
No sai: io quando leggo una frase del genere di solito mi eccito sempre un po'.
"Cazzo - dico - ecco che c'è una roba che non sapevo e che ora mi sarà spiegata. Finirò di leggere queste righe e ne saprò un po' di più".


E invece, niente.
Niente.
Il Niente è diventato il Nuovo che Avanza.



Mi sono letto tutto il post, e tutti i link fino in fondo. L'unica cosa che hanno dimostrato è che ad appaltare il cervello alle ideologie sono in parecchi.

C'è una sola frase fra tutte le cose che ho letto (fra quelle che citi tu) che mi sento di sottoscrivere: "Nel frattempo, prepariamoci ad una campagna elettorale dai toni ancora più demagogici del solito.".

E in effetti di demagogia ne leggo parecchia. Oltre a quella che fai tu, persino chi ha scritto questa frase ne fa un bel po'. Ma si sa: la pagliuzza nell'occhio del vicino ecc ecc.


Cerco di replicare per temi generali.
Come sempre, se ho tralasciato qualcosa che si ritiene importante non ho problemi a ritornarci in seguito.







Citazione:


Citazione:
Consumano meno pagano meno, su tariffe basse la cui differenza è ripartita nella comunità dove si paga in proporzione al reddito.


Ora te lo ripeto: "Gli imbecilli in questione se ne sono sbattuti del mercato ed hanno deciso di mantenere le tariffe basse (le più basse in tutta Europa) per ricevere il solito plauso e assicurarsi la ri-elezione. Allorchè gli acquedotti si indebitavano allegramente, e i debiti venivano tamponati con i soldi delle tasse (e NON con quelli delle bollette)".

Adesso presta attenzione:

"Questo significa che chi si è sacrificato per consumare meno acqua e non sprecarla ha pagato, CON LE TASSE, i consumi di chi invece ha usato l'acqua in modi meno accorti".


Questa è una gran bella bischerata.
Ringrazio di cuore LC per avermi insegnato a smascherare queste forme di demagogia spicciola (si fa per dire. Ma ci stava bene detto )

Se il problema è di "premiare" chi non spreca acqua, e di "penalizzare" chi invece la spreca (sulla definizione di "spreco" poi ci potremmo aprire un capitolo bello grosso. Se annaffio la petunia che ho alla finestra, o se lavo il cane, è uno spreco o no?) la logica vorrebbe che di risposta ce ne sia una sola: si mettono tariffe progressive, e chi consuma molto da un certo punto in poi avrà un costo a metro cubo superiore, e poi di più ancora, e poi ancora aumenti.

IN NESSUN CASO la risposta puà essere "rimedio al problema di "premiare" chi risparmia l'acqua affidandone la gestione ai privati".
E facendo in modo, per inciso, che in questo modo la bolletta aumenti PER TUTTI. E per tutti nello stesso modo.



Una cosa buffa da notare: un meccanismo progressivo esite, anche se si basa sul reddito e non sul consumo. Sono proprio le tasse.







Citazione:
Citazione:
Su tutto non è spiegato come in questa Italia la privatizzazione (e quindi il no al referendum) darebbe migliorie al meno abbiente.


Vediamo perchè questo non è vero. Chi ti ha detto che privatizzeranno l'acqua e gli acquedotti? Dove sta scritto? La situazione rimarrà immutata qualunque sia l'esito, l'acqua rimarrà un bene pubblico. Il che è sancito da molte leggi ordinarie tra cui l'articolo 822 del Codice Civile. La legge Ronchi lo ribadisce molte volte, soprattutto nell'articolo 15: «[...] piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche.»


E infatti la cosa che veniva chiesta non era questa.
Evadi la domanda.
Fingi che la domanda sia stata un'altra, e rispondi a una domanda che ti fa più comodo.
Qui si entra nel campo delle illazioni, chiaro, ma la cosa che viene in mente è che lo fai perché rispondere direttamente alla domanda che ti è stata posta rischia di mettere in crisi il tuo impianto ideologico, cioè l'appaltatore del tuo cervello.



Proviamo a riformulare la domanda:
"FERMO RESTANDO CHE L'ACQUA RESTERA' PUBBLICA, su tutto non è spiegato come in questa Italia la privatizzazione (e quindi il no al referendum) darebbe migliorie al meno abbiente".

Perché si suppone che anche il "meno abbiente" un certo diritto a bere e a lavarsi ce l'abbia.


E questo al limite può sollevare qualche altra simpatica domandyna: visto che l'acqua è MIA, e che verrà portata a casa MIA attraverso degli impianti che ho pagato IO (con le tasse) e dopo essere stata purificata da un acquedotto che è MIO anche lui, perché mai dovrei decidere di pagarla di PIU' solo perché qualche faccina di cazzo debba guadagnarci su?


NOTA BENE: nel video che hai postato successivamente, i tre simpatichi giovini si sforzano fra le altre cose di farci credere che se passa il SI verrà abolità l'INTERA Legge Ronchi. Tanto per citarne una.
Vedete di trovarvi d'accordo.










Citazione:
"Uno dei leit-motiv dei referendari è che, con l’ingresso dei privati nella gestione dei servizi idrici, il prezzo dell’acqua non potrebbe che salire. Ma il prezzo dell’acqua sale non perché la gestione sia privata, ma semmai perché è stata, per così dire, “defiscalizzata” a partire dal 1994, quando venne approvata la Legge Galli (legge 36/1994, forse la legge ad attuazione più ritardata della storia nazionale). In passato, e in parte ancora oggi, è stata la finanza pubblica a farsi carico (poco) degli investimenti, mentre la tariffa a stento copriva i costi operativi. Se il contributo della fiscalità generale viene meno, il gestore (chiunque esso sia, pubblico o privato) deve ottenere le risorse finanziarie dal mercato, o sotto forma di prestiti (capitale di terzi) o di equity (capitale proprio). Le regole tariffarie sono uguali per tutti e prevedono che la tariffa copra i costi di gestione, gli ammortamenti e il costo del capitale investito: questo vale sia per le gestioni pubbliche che per quelle dove c’è una qualsiasi forma di coinvolgimento privato."


Poi ribadisci:
Citazione:
Ecco, ora segui il tuo consiglio, perchè dimostri di leggere ma di non capire il succo del discorso. Mi spiegherò per l'ultima volta quindi, nonostante sia palesemente già stato scritto. Pare di vedere Krugman che davanti la salita del CPI va in crisi isterica per la deflazione, cristodiundio! SE (porcozzio! SE) il sistema idrico italiano fosse trasparente, le tariffe dovrebbero essere più alte. Finora, i soldi che i gestori perdono a causa delle tariffe artificiosamente troppo basse VENGONO SGANCIATI DALLE TASSE! DALLE TASSE! (che pagano tutti, quindi anche chi è meno abbiente o si sacrifica per consumare meno). Altrimenti questi pezzi di scemi non sarebbero indebitati fino al collo. La trasparenza la ottieni se tutto viene pagato in bolletta, allora si che le cose sarebbero diverse. Eccheccazzo!


Fuffa.
BARILI di fuffa.

Anche se prendiamo il più liberista dei comuni, quello viruosissimo liberalisticamente, quello che non ha ripianato con le tasse neppure i costi per gli stuzzicadenti della mensa, quello che ha bolletta trasparente, quello che ha scaricato in bolletta TUTTI, ma proprio TUTTI i costi (si, anche gli ammortamenti)...

...quello che otteniamo è che LA BOLLETTA AUMENTERA' COMUNQUE, perché adesso deve anche tener conto della remunerazione del capitale investito.
Che è una voce in più che si aggiunge alla bolletta.







Citazione:
e, soprattutto, pretendere il diritto di potersi scegliere il proprio fornitore di fiducia di acqua potabile (se mi hai già dato una sòla avrò ben diritto di rivolgermi a qualcun altro), come già avviene per l’energia e le telecomunicazioni, sulla base del migliore rapporto qualità/prezzo.


Questa è presa direttamente da:
http://www.libertiamo.it/2010/11/29/quanto-e-buona-l%E2%80%99acqua-pubblica-all%E2%80%99arsenico/

La cito solo perché è la cosa più CRETINA e FARLOCCA che fino a questo momento è emersa dal dibattito. E questa roba la sostengono in molti, non è solo libertiamo.it.
Si sta cercando in assoluta MALAFEDE, e da più parti, di far passare l'idea che nell'acqua c'è il libero mercato "come già avviene per l’energia e le telecomunicazioni, sulla base del migliore rapporto qualità/prezzo".
Con l'idea implicita che il consumatore "potrà comunque scegliere".

Bene: COL CAZZO CHE C'E' IL LIBERO MERCATO.

Come è più volte apparso, se i concessionari vogliono i finanziamenti hanno bisogno di concessioni LUNGHE per poter rientrare.
C'è una parvenza di libero mercato solo nella fase di gara: dopo quello che otteniamo è un lungo MONOPOLIO.
Che, come dicono proprio i libertari, è la peggior forma economica possibile.

Chi è che deve far rispettare le regole della gara?
Ma guarda un po': sono proprio quegli "imbecilli" e quei "cialtroni" di politici, quelli che "si sono indebitati fino al collo".


Riassumendo: si prende la PEGGIOR forma economica possibile, la si mette sotto al controllo della PEGGIOR forma politica possibile, e si continua sostenere che quello che otteremo sarà un miglioramento.

Oh yeah baby,
That's wonderful.










Citazione:
"Un altro tema su cui insistono i referendari è che, con l’ingresso dei privati, non potremmo più essere sicuri della qualità dell’acqua che beviamo e che, quindi, le gestioni private metterebbero in pericolo la nostra salute. Ma la qualità dell’acqua – in tutti i sensi, compreso quello relativo agli scarichi depurati – è decisa dal regolatore pubblico. Non solo l’eventuale ingresso dei privati non farà peggiorare la qualità, ma potrà farla sensibilmente migliorare, anche tenendo conto del maggiore antagonismo tra regolatore e regolato. Con le gestioni pubbliche, il regolatore pubblico chiude più facilmente un occhio e anche l’opinione pubblica è spesso disposta a tollerare dal pubblico disfunzioni che mai tollererebbe da un privato. Basti citare la vicenda dell’arsenico: le gestioni coinvolte si dividono esattamente a metà tra pubbliche e private, ma quando capita ad Acea la si sbatte in prima pagina, quando invece capita alla gestione pubblica di Viterbo stranamente non ne parla nessuno. L’acqua del sindaco, chissà perché, è sempre ottima e abbondante, anche quando fa schifo. Va anche considerato che le tariffe sono congegnate in modo da premiare chi fa investimenti: il privato, se vuole guadagnare, deve investire. E infatti, i dati dimostrano che le gestioni privatizzate investono di più di quelle pubbliche, che invece sono più vincolate dall’obiettivo politico di tenere basse le tariffe."

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002313.html



FUFFA.
Di nuovo, per evitare di rispondere a un prolema si cerca di rispondere a un problema differente.
Il denial evidentemente non è una caratteritica dei soli debunkers..
Inoltre si percepisce come lo sforzo demagogico marci a pieno regime, cercando di distogliere l'attenzione dalle robe di base.



Facciamo chiarezza: visto che la legge impone una percentuale fissa di remunerazione del capitale, che è il 7%, questo ha solo tre possibili conseguenze:


1) IL COSTO DEL DENARO E' INFERIORE AL 7%
Allora verrano fatti tantissimi investimenti. Che servano o no, verranno fatti lo stesso. Ci ritroveremo le fogne foderate di moquette.
Il criterio principale non è l'utilità dell'investimento, ma solo il suo ammontare, che sarà il massimo possibile.


2) IL COSTO DEL DENARO E' SUPERIORE AL 7%
Non si investirà neanche un centesimo. Il capitale andrà a cercare maggiore remunerazione altrove. E se io resto senza acqua, pazienza.


3) IL COSTO DEL DENARO RESTA SUPERIORE AL 7% PER UN CERTO TEMPO
Allora i lobbysti degli acquedottieri cercheranno con tutte le loro forze di corrompere un sacco di politici per eliminare quel limite del 7%, che "gli impedisce di tutelare i cittadini fornendo loro acqua potabile".
Se ci riusciranno allora nessun problema sugli investimenti: oltre alle fogne foderate di moquette avremo anche i tombini di strass.

Bellina però la barzelletta del "maggiore antagonismo tra regolatore e regolato".
Al momento la storia non registra particolari "antagonismi" fra monopolisti corruttori e politici corruttibili, tranne forse per le dimensioni delle buste, ma hai visto mai.










Citazione:
Che ci guadagno io?


"Perché un'azienda dovrebbe consapevolmente perseguire una riduzione dei profitti? La chiave sta nel presunto effetto reputazionale: e ciò a dispetto del reale fondamento di quella stessa comunicazione verde che, per quanti pregi possa avere, difficilmente riesce a ridurre argomenti complessi a un mero discrimine tra comportamenti buoni e cattivi. Del resto, le emissioni dovute a trasporto, produzione e smaltimento delle bottiglie sono una quota minima del totale. L'estrazione dell'acqua dal sottosuolo è strettamente regolamentata proprio per garantire la conservazione delle falde. Non siamo, insomma, di fronte a quella devastazione che uno si aspetterebbe.
Perfino sul fronte sanitario, l'acqua minerale deve rispettare criteri rigidissimi: o è pura, oppure non può essere venduta, punto. Ne segue, tra l'altro, che i produttori tendono a vigilare per prevenire, o scongiurare, qualunque forma di infiltrazione o inquinamento. È un classico esempio di come l'interesse privato possa allinearsi all'interesse collettivo, se gli incentivi sono corretti. Al contrario – dice Pietro Migliaccio, presidente della società italiana di scienza dell'alimentazione e sostenitore della campagna Coop – l'acqua potabile «arriva da acquedotti mediamente ottimi». Cioè, in prima approssimazione, metà sono sopra la media, ma l'altra metà sono sotto.
Tant'è che, dopo nove anni di deroghe, ancora oggi un centinaio di acquedotti, pari a un rubinetto su sette, superano i parametri tossicologici richiesti dalle norme comunitarie. Almeno in questi casi, la scelta non è indifferente, e non riguarda solo l'incompatibilità (presunta) tra egoismo individuale e bene del pianeta. Almeno qui, l'informazione dovrebbe essere completa e specifica, non lasciata ostaggio della demagogia idrica. La libertà di bere quel che ci pare e piace è di per sé un argomento sufficiente. Specie quando coincide col diritto di stare bene."


http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-10-22/ognuno-beva-quello-pare-063856.shtml?uuid=AYGljhcC


Molto bella questa marchetta de Il Sole 24 Ore.

Che ci rassicura sul fatto che l'acqua dell'acquedotto non è poi socì indispensabile, visto che possiamo semrpe bere la minerale.
Ci informa anche che quando c'è una media di qualunque tipo "in prima approssimazione" la metà sta sopra la media e la metà sta sotto, e inoltre garantisce che i privati guadagneranno meno di quanto potrebbero perché sono preoccupati tantissimo per l'"effetto reputazionale".

Wow.





(Nella foto, l'A.D di ThyssenKrupp, che era talmente tanto preoccupato per l'"effetto reputazionale" da decidere di risparmiare persino sugli estintori, condannando 7 persone a morire bruciate vive.
Condannato a sua volta a 16 anni per omicidio volontario, è stato accolto con grande cordialità dagli amichetti di Confindustria - editore del Sole 24 Ore, fra l'altro - che gli hanno tributato calorosi applausi di solidarietà. Anche loro evidentemente molto preoccupati dall'"effetto reputazionale")









Citazione:
"[...] Un milione e quattrocentomila italiani sono stati fregati perché, pur firmando contro la privatizzazione, ignoravano che l'acqua non è stata privatizzata e non lo sarà, ché nessuno lo propone. Il decreto Ronchi allinea l'Italia agli standard europei, esattamente come aveva tentato, e fallito, il ddl Lanzillotta durante il governo Prodi. Esso dice che la gestione dei servizi idrici (cioè l'intero ciclo che va dalla captazione dell'acqua alla sua distribuzione fino allo scarico e depurazione dei reflui) deve essere affidato per mezzo di una gara a evidenza pubblica, a cui possono partecipare soggetti indifferentemente pubblici o privati, e ciò allo scopo non potendo mettere in concorrenza, per ragioni tecniche ed economiche, diversi venditori d'acqua - di creare una concorrenza "per il mercato". Dal confronto competitivo dei soggetti interessati a gestire le infrastrutture idriche, ci si attende si sprigionino spinte verso l'efficienza. Al contrario, in un sistema come quello che avevamo nel passato, come quello che parzialmente abbiamo oggi, e come quello che i referendari vorrebbero avessimo nel futuro, l'inevitabile situazione monopolistica non ha né vincoli temporali, né obblighi di trasparenza."


Io direi che un milione e quattrocentomila italiani hanno firmato perché l'acqua sia sottratta dalle logiche del profitto.
E' inutile che i sostenitori del NO mi menino la fava dicendomi che l"acqua resterà pubblica".

Si certo: l'acqua resterà MIA.
Però io non potrò prenderla, a meno che non decida di pagare le tariffe arbitrariamente imposte dal monopolista, che deve remunerare l'investimento che fatto per mettere i vasi di ficus in tutti gli uffici.

Dunque?







Citazione:
La tana del Bianconiglio è profonda...


"Sarà che risiedo in uno dei comuni interessati, ma a me la notizia non ha lasciato del tutto indifferente. Pare che in 128 comuni italiani l’acqua non sia conforme alle norme fissate dall’UE in materia di potabilità. In particolare i valori di arsenico, la cui presenza è consentita fino a 10 microgrammi per litro, raggiungono in molti casi i 50 microgrammi, 5 volte di più della soglia ammessa. In parole povere, per le utenze di 128 comuni l’acqua potabile non sarebbe potabile, e secondo le autorità europee non c’è più spazio per deroghe, ma solo per adeguarsi, e subito."

http://www.libertiamo.it/2010/11/29/quanto-e-buona-l%E2%80%99acqua-pubblica-all%E2%80%99arsenico/

Ma non era anche la salute un "diritto"?


La farloccheria resta aperta 24 ore su 24, 365 giorni all'anno.

1) tutto questo avrebbe senso solo se si presupponesse gli gli amministratori comunali di 128 comuni (pare siano 128), insieme a tutti i loro consiglieri comunali, abbiano un preciso interesse a avvelenare i loro amministrati, compreso loro stessi.

2) Tutto questo avrebbe senso solo se si presupponesse che un privato potrebbe fare di meglio


Quello che invece emerge leggendo il resto dell'articolo, e anche i link del link, è che quegli amministratori non riescono a risolvere la situazione neppure usando i soldi delle tasse insieme a quelli delle bollette, visto che TUTTE le falde acquifere della zona sono contaminate dall'arsenico .

[url=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:I93Flg2DtNkJ:www.uilpadirigentiministeriali.com/Documentazione/Articoli,%2520interventi,%2520contributi/2008/aprile%25202008/17-04-2008/IL%2520PAESE%2520DEI%2520MICRO-COMUNI%2520di%2520Vittorio%2520Emiliani.doc+comuni+italiani+sotto+i+1000+abitanti&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it]E sul perché potremmo anche avanzare delle ipotesi fondate[/url].


Però tocca capire in che modo il concessionario privato pensa di fare un investimento il cui tempo di ritorno si può misurare in alcuni secoli.
Un altruista?






Citazione:
"Insomma, cosa contestano i referendari? Il principio trasparente di una gara pubblica per l’assegnazione del servizio ad una società di gestione? Preferiscono forse i carrozzoni pubblici e parapubblici, spesso guidati dagli amici dei politici o da politici ‘trombati’ alle elezioni? Leggendo le motivazioni dei promotori del referendum, si palesa la loro avversione addirittura per le tariffe per l’acqua: lorsignori vorrebbero che a finanziare il servizio idrico ci pensasse la fiscalità generale, senza alcun collegamento con il livello di consumo. Ma non è più democratico che ognuno paghi ciò che consuma (e ciò che spreca)?"

http://www.libertiamo.it/2010/07/21/acqua-il-buon-senso-contro-il-populismo-idrico-dei-referendari-e-il-silenzio-dei-grandi-partiti/

Esatto! Chi paga?


Oh.
Ci manca solo il suono dei violini.

Ma non è più democratico cercare di informare correttamente la gente?

Sono meglio "i carrozzoni pubblici e parapubblici, spesso guidati dagli amici dei politici o da politici ‘trombati’ alle elezioni", o sono meglio i carrozzoni privati, che visto come sono vanno le cose in Italia saranno SICURAMENTE di proprietà degli amici dei politici, e che mi metteranno in bolletta anche le mazzette che hanno pagato per aggiudicarsi l'appalto?

E saranno mazzette belle pese, visto che loro guadagneranno sul fatto di portare la MIA acqua a casa MIA usando le MIE condutture e purificandola con il MIO acquedotto?





Citazione:

"il parziale fallimento del sistema attuale dove le tariffe non possono, a detta ormai di tutti gli addetti ai lavori, coprire i costi di gestione e gli investimenti (servirebbero 2 miliardi di euro all'anno per 20-30 anni mentre dagli anni ‘90 i soldi dedicati al settore sono diminuiti); ancora oggi l'aspetto ambientale è considerato secondario (un esempio è rappresentato dai ritardi nel settore di depurazione) e non ci sono ancora reali interconnessioni tra i settori di utilizzo dell'acqua (i bilanci idrici dove sono stati fatti raramente si prendono in considerazione); infine il sistema di regolazione sta per essere smantellato senza nemmeno che sia stata creata un'authority nazionale. Rispetto a questi ultimi temi il presidente di Anea Luciano Baggiani ha sottolineato «la necessità di un intervento urgente da parte del Governo e delle Regioni per superare l'attuale fase di stallo, creata dall'imminente obbligo di liberalizzazione e dalla contestuale soppressione delle Autorità d'ambito, gli enti che controllano e affidano, appunto, il servizio. L'immobilismo su questo fronte arrecherebbe un grave pregiudizio al cittadino-utente, col rischio di bloccare gli investimenti nei prossimi anni, per un ammontare stimato in 2,5 miliardi di euro»"

http://antonioricci.posterous.com/presentato-il-rapporto-blue-book-2010-sul-ser

Parola degli addetti ai lavori!


Secondo il blue book quindi il blocco degli investimenti è generato dal fatto che si passa a gestione privata. E questo blocco durerà due/tre anni a causa della transizione, arrecando "grave pregiudizio al cittadino-utente".

Giusto per sottolineare come le ideologie ottenebrino le menti: allora stando a quel testo la soluzione corretta è di votare SI al referendum.

No fase di transizione, no blocco.








Citazione:

"Riguardo le tariffe, oggetto del secondo referendum, il “rischio” evidente è quello di un aumento vertiginoso delle stesse, per finanziare i nuovi investimenti. Per questo motivo, i proponenti del referendum intendono eliminare il comma del cosiddetto “codice dell’ambiente” che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’“adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Se vincessero i si, per tradurre, il costo degli investimenti finirebbe a carico della fiscalità generale, con effetti ulteriormente depressivi sull’economia dati dal fatto che nei prossimi anni nel settore idrico serviranno, come detto, enormi esborsi.


Gli "effetti ulteriormente depressivi" si avrebbero solo se gli investimenti non venissero fatti.
Non si può contemporaneamente sostenere che le opere pubbliche servano a smuovere l'economia e che le opere pubbliche per l'acqua invece la "ulteriormente" deprimano.

N.B. Sempre in linea teorica, e sempre seguendo l'ortodossia, se si investono 1000 euro di fiscalità in opere idriche pubbliche avremo 1000 euro spese in lavoro e materiali.
Se si investono 1000 euro di capitale privato in opere idriche pubbliche, avremo 930 euro spesi in lavoro e materiali e 70 euro che vanno a remunerazione del capitale.

Io considero la remunerazione del capitale più che legittima: ma non mi si venga a raccontare la bubbola che 930 euro sviluppano l'economia più di 1000.







Citazione:

Sostiene Franco Debenedetti, una delle menti più lucide prodotte dalla sinistra italiana (ammesso e non concesso che la sinistra lo consideri un proprio “prodotto”):

«L’uno-due dei referendari è micidiale: col quesito numero uno vogliono che le opere pubbliche vengano pagate a piè di lista, con il quesito numero due vogliono che la gente non sappia neppure quanto questo le costa. Certamente esisteranno anche fasce di indigenza tali da non poter pagare neanche l’acqua per bere e per lavarsi – anche se in tal caso gli interventi per sopperire alle loro necessità e soprattutto per aiutarli a uscire dalla situazione di povertà dovrebbero essere ben più radicali e mirati -; ma come qualificare chi sfrutta questa indigenza per beneficiare anche chi l’acqua la usa per fontane e piscine, oppure per usi industriali? Perché costoro non debbono pagare l’acqua al prezzo giusto? I prezzi sono uno strumento per l’efficiente allocazione delle risorse, in particolare per decidere gli investimenti. Perché l’acqua deve stare fuori dal sistema dei prezzi?»[/i]

http://phastidio.net/2011/05/06/acqua-bene-pubblico-anche-con-due-no-referendum/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+phastidio%2Flhrg+%28Phastidio.net%29


E chi lo ha detto che l'acqua deve star fuori dal sistema dei prezzi?
A me basta che stia fuori dal sistema del lucro, che è una cosa parecchio diversa.

E chi lo ha detto che nessuno vuol sapre quanto costa l'acqua?
Però per ottenere questo risultato basta che l'amministrazione dell'acquedotto sia separata dal bilancio comunale, e i bilanci inviati agli utenti, insieme alla bolletta di maggio, con tanto di note descrittive.





Citazione:

Anvedi un pò...


"Il paradosso è che niente, come l’acqua, divide gli italiani. Basta dare un’occhiata al Blue Book del centro di ricerca Proacqua per rendersi conto di come l’unità «idrica» del Paese non si sia mai realizzata. A Milano si pagano tariffe pari a un quarto di quelle di Terni, che sono appena più alte rispetto alle bollette di Latina. O di Agrigento, dove l’acqua è un bene raro e prezioso. Per non parlare degli sprechi. Ogni anno, secondo un documento della Confartigianato, il 30,1% dell’acqua immessa in rete non arriva ai rubinetti: per fare un paragone europeo, in Germania le perdite non arrivano al 7%. Come se buttassimo dalla finestra 2 miliardi e 464 milioni, somma che basterebbe a compensare l’abolizione dell’Ici per la prima casa. Chi è responsabile? Reti colabrodo, investimenti carenti, una gestione spesso sconsiderata. I colpevoli sono diversi, e tutti in qualche modo imparentati con l’azionista pubblico. Problemi così grandi che la buona volontà, senza i soldi, serve a poco. In tre anni l’Acquedotto pugliese, il più grande d’Europa con i suoi 20 mila chilometri di rete, è riuscito a recuperare 40 milioni di metri cubi di perdite. Le quali sarebbero così scese al 35% dal 37,7%. Bene. Anzi, benissimo. Ma se ai tubi rotti e agli allacci abusivi si sommano le perdite amministrative, calate comunque dal 12,8% all’ 11,8%, l’emorragia economica dell’azienda sfiora ancora il 47%.


Il principio generale dell'investimento è che io pago dei soldi oggi per guadagnare di più domani. Spendo soldi per acquistare un macchinario che produce più pezzi all'ora; spendo soldi per acquistare un'auto che consuma molto di meno.

Nel caso dell'acquedotto pugliese, che anch'io prendo a esempio, la cosa è diversa.
Il gestore investirà quello che cazzo vuole perché tanto a lui non costa niente: il suo investimento verrà ripagato IMMEDIATAMENTE dalle bollette, man mano che decorrono gli ammortamenti. E ci guadagnerà su a ogni bolletta.

Quello che resta è che recupererà un 47% di efficienza economica che COMUNQUE non serviranno a ridurre le bollette, ma si tradurranno in ulteriore guadagno per lui.

Domanda: e IO che cosa ci guadagno?








Citazione:


"... Sarebbe bastato spiegare agli italiani che esistono eccellenti gestioni pubbliche e pessime gestioni private, e viceversa; piuttosto che sposare ideologicamente l'una o l'altra, occorre garantire che a svolgere il servizio sia il gestore migliore, in un quadro di contendibilità e di forte regolazione pubblica.
..

Un pò di razionalità....


Io non credo che i politici siano "imbecilli" e "cialtroni".
Però trovo strano che chi lo crede plauda al "quadro di forte regolazione pubblica".

Tocca ancora che qualcuno mi spieghi come mai si pensa che il PEGGIOR sistema economico possibile, quello del monopolio, se sottoposto al controllo degli imbecilli e dei cialtroni possa portare dei miglioramenti.








Citazione:
"Allora, giusto per ricordare ciò che è ovvio. Se un bene è economico o meno non è determinato dalle sue qualità simboliche o da quanto sia importante per la sopravvivenza. Un bene è economico se è scarso, e quindi esiste il problema di come allocarlo. Quindi, piaccia o meno e indipendentemente dalla sua origine o meno come dono divino, l'acqua è un bene economico. Come sono beni economici il cibo (o ''il pane'', giusto per evocare altri simboli), i vestiti, l'abitazione e tanti altri senza i quali l'esistenza non sarebbe possibile.

Questa realtà elementare, la scarsità dell'acqua e quindi la necessità di ragionare in termini economici della sua gestione e allocazione, resta qualunque sia il regime di proprietà dell'acqua (che non è messo in discussione dalla legge Ronchi: l'acqua resta pubblica). La vera domanda quindi non è se l'acqua è un bene economico o meno. Lo è, almeno finché resta una risorsa scarsa. La vera domanda è quali obiettivi vogliamo raggiungere con questo bene e, soprattutto, come vogliamo raggiungerli.

Sugli obiettivi credo che ci sia in realtà ampio consenso. A nessuno piace l'idea che ci siano vasti settori della popolazione condannati alla sete e a nessuno piace l'idea che l'acqua, o qualunque risorsa naturale, possa essere usata per estrarre profitti monopolistici..


Niente da eccepire fin qui.






Citazione:
I dissensi sono sul come. I referendari sembrano straconvinti che gli obiettivi possono essere raggiunti unicamente mantenendo non solo la proprietà pubblica dell'acqua (che, ripeto a costo di essere noioso, non è messa in dubbio dalla legge Ronchi) ma anche la gestione pubblica della sua distribuzione. Non ho capito bene quali argomenti teorici e quale evidenza empirica sostenga tale posizione; le cose che ho letto, come i due interventi che ho riportato sopra, sono più o meno al livello di ''il denaro è lo sterco del demonio'' e quindi non si possono prendere sul serio. Attendo migliori indicazioni. Attendo anche di sapere perché i proponenti del referendum non propongono pure la nazionalizzazione immediata di tutte le panetterie. Il pane, si sa, è una risorsa essenziale senza la quale la vita è impossibile, ed ha anche un alto valore simbolico. Come si può permettere che la sua distribuzione venga lasciata ai privati e che il capitale investito in questo settore venga remunerato?".

http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/2294


Noisefromamerika è quello che si lamenta della demagogia, per l'appunto.
E infatti ne usa subito parecchia: si fa una domanda, e aggira subito la risposta.
La cosa buffa è che fa tutto da solo.

Vediamo perché è demagogico:

1) prima dice che gli obiettivi sono cumuni. Secondo me NO, ma secondio lui si. Poi dice che le differenze sono solo sul "come". Poi attacca la posizione dei referendari, ma si guarda bene dallo spiegare "come" i sostenitori del NO vogliono raggiungere questi obiettivi "comuni".
In effetti sarebbe stato difficile farlo, visti che gli obiettivi sono "comuni" solo nella sua testa.
Perché è proprio un problema di definizioni: l'obiettivo di un servizio pubblico per definizione è quello di fornire il servizio coprendone i costi; l'obiettivo di un servizio privato per definizione è quello di fornire il servizio coprendone i costi e guadagnandoci sopra.

2) Il paragone con il pane è cretino.

2.1)Per fare il pane occorre avere della terra; occorre coltivarci su il grano; occorre macinare il grano; occorre impastare la farina e cuocerlo; occorre venderlo. L'acqua invece o esce da una montagna o ti piove - letteralmente - giù dal cielo.
Basta purificarla.
E mentre nessuno mi dice che la terra da coltivare, il lavoro del contadino e quello del mugnaio, il mulino e la panetteria sono i miei, tutti si affannano a ripetermi che l'acqua resta MIA.
Così come sono mie le tubature, le fogne, gli allacci e l'acquedotto. Questa roba io l'ho già pagata.
E' sciocco pensare di avere il pane limitandosi a pagare solo il lavoro del fornaio, ma non è per niente sciocco avere l'acqua pubblica limitandosi a pagare solo il lavoro di depurazione (e la conseguente parte amministrativa).
Tutto il resto E' GIA' MIO.

2.2) il problema del pane FINORA non si è posto più di tanto. Da queste parti è da tanto che non c'è scarsità di grano.
Ma viste le preoccupazioni causate dall'aumento del prezzo del grano per via dei biocarburanti, tanto per dire, non escludo si porrà in futuro.
Magari fra 20 anni sarà oggetto di refendum anche il pane.

2.3) di tipi di pane in Italia ce ne sono oltre 200, e solo per parlare di quelli comuni. Più ogni tipo di fantasia del fornaio.
Però almeno per un tipo il prezzo del pane è CALMIERATO: ha un prezzo imposto. Invece se uno vuole un tipo di pane particolare allora deve pagare il prezzo stabilito dal mercato.
Ha un prezzo calmierato proprio perché è un bene necessario per la sopravvivenza.
Come la mettiamo per l'acqua? Ci sarà l'acqua calmierata appena appena appena potabile per quelli che vogliono spendere poco e l'acqua di alta qualità per gli altri?
E come facciamo a farle passare delle stesse tubature?








Citazione:
Orrore! Il denaro!

Zombie: io volere tornare al baratto con...ceeerveeelllo!


Eh.
Il cervello.
C'è chi ha appaltato ai privati anche quello.






Citazione:
"- Se vince il si, nessuno impedirà ad un AATO di organizzare una gara per l’affidamento del servizio idrico e che a vincerla sia un privato o a una società mista. [Le aste le organizza il soggetto pubblico, ovvero l'AATO: ad oggi l'asta è solo una delle modalità possibili per l'affidamento ed il decreto Ronchi vuole renderla l'unica possibile. Se vince il si, ovvero viene abrogata la legge, la gara tornerebbe ad essere una delle modalità e non l'unica, quindi rimarrebbe possibile per un AATO ricorrere ad essa quando lo voglia. Su questo non si va troppo sul sicuro però, in quanto il punto oscuro è che, se vincesse il SI, nessuno sa dire quale sia la disposizione di legge a cui si ritorna a ritroso (Testo Unico del 2006, oppure leggi del 2003 o 2002??): è qui io dico: ci spiegate l'alternativa che si propone?]

- Se vince il no, nessuno impedirà ad una società a capitale pubblico di partecipare alla gara e di vincerla se lo merita. [Se vincesse il NO, rimane la legge e dunque bisognerà passare attraverso l'asta per forza: ma ad essa ci possono andare anche s.p.a. a capitale interamente pubblico o quasi...sempre una s.p.a. e quindi soggetta alle regole di mercato, però con quote azionarie detenute dagli enti locali .Ed qui io dico: più che di privatizzazione si dovrebbe parlare di ricorso al mercato]"


http://kriticadellaragione.blogspot.com/2011/05/h20-i-quesiti.html
http://kriticadellaragione.blogspot.com/2011/05/h2o-le-implicazioni.html



Oh, la demagogia.
Di nuovo.

Sono state fatte delle leggi. Un numero sufficiente di cittadini le ha ritenute leggi ingiuste, ha raccolto le firme e ora viene chiamata direttamente la popolazione a stabilire se queste leggi sono giuste o sbagliate.

A quale legge si torna non è un problema mio: il Governo è tenuto a legiferare nuovamente seguendo le indicazioni emerse dai referendum.

Visto che il referendum è abrogativo, è solo in parte compito dei referendari determinare un'alternativa. Per quella roba al limite ci sono le Leggi di iniziativa popolare, che è tutta un'altra storia (peggiore).


In ogni caso la legge che viene messa in discussione dice che si deve aprire l'acqua pubblica alle logiche del commercio. Se passa il SI questa roba non è più data.
Trovo di secondaria importanza immaginare il "chi". Mi basta preoccuparmi del "come.









Citazione:
Forse ora abbiamo fatto luce un pò su questa questione, andando a scavare meglio nella teoria economica, dove la pianificazione fa sempre acqua da tutte le parti e distorce le reali condizioni che invece dovrebbero essere lasciate libere di segnalare agli investitori dove, come, quando, perchè investire e quanto. Altrimenti possiamo sempre continuare a nuotare nel debito, visto che a molti piace.

Lezik85, in collaborazione con Nettuno, Moby Dick e la trote salmonate del fiume Vardar.


Auguro a te, a Nettuno, a Moby Dick e a tutte le trote salmonate che hanno contribuito al tuo post di vivere un domani una vita che non nuoti nel debito.
Ma auguro anche a tutti voialtri che riusciate a riscattare molto più in fretta il cervello dall'ideologia a cui lo avete appaltato, e di smettere di nuotare nella sindrome del denial.

Lo so, a sentirselo dire sembra strano. Ma credimi: si vive molto meglio.

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