Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  Ashoka il 25/5/2011 15:59:05
Citazione:
Qui si tende a dimenticare una cosa: l'acqua NON E' UNA MERCE
E' l'essenza della vita, e' la vita stessa


Pure il pane, che facciamo?

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A parte le battute su questi referendum sull'acqua si son scritte una marea di cazzate. Dall'esisto del referendum non dipende il fatto che l'acqua e gli acquedotti rimangano pubblici o diventino privati.

Infatti la legge che si vuole abolire, ovvero l'articolo 23 bis della conversione del decreto Ronchi del 2008 (link) all'articolo 5 dice:

5. Ferma restando la proprieta' pubblica delle reti, la loro gestione puo' essere affidata a soggetti privati.

Infatti il decreto specifica come va affidata la gestione delle reti, ovvero attraverso gara ad evidenza pubblica, a cui possono partecipare anche aziende a proprietà pubblica (fino al 60%) mentre l'affidamento diretto da parte del Sindaco va fatto soltanto in casi particolari dei quali però va data motivazione.

Vediamo cosa fa e cosa non fa il referendum.

Innanzitutto non impedisce che l'affidamento della gestione delle reti idriche ai privati in quanto questo è stato sancito da una direttiva comunitaria che "vale di più" di quella nazionale ed il terzo referendum sull'acqua, che chiedeva di abrogare anche la legge precedente (267 del 2000, art 113 tuel) non è passato.

Il primo quesito chiede di abrogare l'art. 23 bis del decreto Ronchi. Cosa significa? Che si torna appunto alla ]legge 267 del 2000, art. 113 che diceva:

5. L'erogazione del servizio avviene secondo le discipline di settore e nel rispetto della normativa dell'Unione europea, con conferimento della titolarità del servizio:
(comma così sostituito dall'articolo 14, comma 1, lettera d), legge n. 326 del 2003)

a) a società di capitali individuate attraverso l'espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica;

b) a società a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato venga scelto attraverso l'espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica che abbiano dato garanzia di rispetto delle norme interne e comunitarie in materia di concorrenza secondo le linee di indirizzo emanate dalle autorità competenti attraverso provvedimenti o circolari specifiche;

c) a società a capitale interamente pubblico a condizione che l'ente o gli enti pubblici titolari del capitale sociale esercitino sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l'ente o gli enti pubblici che la controllano.


Insomma i cattivi privati restano cmq....

Il secondo quesito invece va ad abrogare la parte citata ("dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito") dell'art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 che così citava

1. La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed e' determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonche' di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo.

L'idea di base è "via i profitti dall'acqua" ma attenzione perchè spesso ciò che non si vede è più importante di ciò che si vede, mi spiego meglio. Ora come ora se io azienda (pubblica, mista o privata) investo nell'acquedotto di una città per migliorarlo ottengo una remunerazione del 7% del capitale che va in bolletta (cioè la pagano gli utenti del servizio). In pratica si garantiscono profitti del 7% (alla faccia del mercato aggiungo io ma vabbè..)

Questa norma è stata voluta dall'Unione Europea perchè spesso e volentieri la remunerazione del capitale era fatta extra bolletta e quindi la pagava il contribuente (senza saperlo) come tasse (specialmente se l'azienda è totalmente pubblica).

Facciamo un esempio. Se io azienda gestito l'acquedotto e faccio pagare l'acqua 10 cent al metro cubo magari incorro in grandi perdite (perchè la gestione mi costa 50 cent al metro cubo). A fine anno tocca ripianare i conti e così soldi pubblici vengono stanziati per coprire le perdite + gli interessi pagati (i costi li anticipo ed il ripianamento arriva dopo) + chissà cos'altro.... Questi 40 cent + interessi vengono pagati con le tasse da tutti, chi utilizza di più o di meno l'acqua non importa.

Mettendo in bolletta quella remunerazione si dice "facciamo le cose trasparenti" e facciamo pagare il costo del servizio a chi lo usa effettivamente.

Piccola appendice sull'aumento delle tariffe.

Usando l'esempio precedente è possibile che dando in gestione l'acquedotto ad un privato questo riesca a diminuire i costi a 30 cent al metro e faccia pagare una tariffa di 33 cent (con la remunerazione garantita). Il cittadino confronta la bolletta prima e dopo e vede un rincaro di 23 centesimi.

Domanda 1) La gestione dell'acquedotto costa di più o di meno al cittadino?

Domanda 2) Che fine han fatto i soldi che prima il pubblico utilizzava per ripianare i bilanci della società pubblica in perdita?

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