Re: Questo cazzo di voto

Inviato da  a_mensa il 5/8/2010 16:30:44
@ florizel
Sei molto chiara quando ti esprimi, ed io riscontro questa mia difficoltà di farmi capire, perché ritrovo nelle tue parole quanto penso, ma poi sembra una cosa diversa.
Partendo da un gruppo ristretto di persone, parlando delle quali “governare” è una parola impropria, in quanto sostanzialmente e non solo formalmente, essi avrebbero ben chiaro il concetto che il potere relativo alla loro comunità sta nelle loro mani. Incaricano, più che eleggere, alcuni di loro più competenti a svolgere funzioni per conto e in nome di tutti. Chi non è d’accordo o solleva obiezioni a questo tipo di organizzazione, o cerca di trarre da essa vantaggi personali impropri, è semplicemente fuori, non può far parte della comunità, perché proprio ciò che li lega e li accomuna è il convincimento sostanziale di autogovernarsi.
Se necessità che non sto ad analizzare , hanno portato a dover aggregare molte ma molte più persone, il fatto avrebbe potuto benissimo avvenire senza cambiare la struttura di base di tale organizzazione.
Semplicemente le decisioni che interessano la totalità vengono prese dall’insieme degli “incaricati“ relativamente alle loro competenze, in una struttura piramidale che porta poi nelle mani di pochi l’esecutività delle decisioni prese, l’attuazione degli impegni presi.
In un simile contesto vedi come la revoca dell’incarico sia essenziale, tanto quanto la conoscenza diretta del modo di pensare e della vita stessa di coloro che vengono “incaricati”. Oppure avendo modo, grazie all’adesione ad una di quelle filosofie sociali omnicomprensive, di conoscere in anticipo a cosa si ispirerà l’incaricato, nel sostenere la volontà del gruppo rappresentato. Vista l’impossibilità di una partecipazione attiva diretta, queste due sono le uniche possibilità che vedo affinchè la delega non sia “in bianco”, ma sia possibile prevedere perfettamente il suo comportamento anche di fronte ad eventi e decisioni non ancora previste.
È ispirandomi a questo modello, e confrontandolo con gli attuali modelli operanti che posso ricavare come la volontà relativa alle questioni essenziali , importanti, non possa muoversi dal basso verso l’alto, ma sia necessario imporla dall’alto verso il basso, annullando così il concetto stesso di democrazia, parlamentare o non.
Per me già il concetto dell’essere “governati” è in antitesi con quello di democrazia. O si è convinti che una legge, pur discostandosi dal proprio “desiderata”si capisce che è la più adatta al beneficio della comunità, e quindi indirettamente anche propria, e pertanto la si accetta in funzione del massimo bene comune, oppure, ma se già deve essere imposta da un potere ( e chi glielo ha mai dato il potere di imporre qualcosa) superiore, di nuovo ci troviamo in antitesi con il concetto di democrazia.
Di qui la necessità delle persone di partecipare consapevolmente, e da ciò derivare la legittimazione ai delegati a svolgere funzioni in nome e per conto della comunità.
Di qui, da questo quadro ideale, la decisione del non voto, prima di tutto per togliere , almeno nel mio piccolo la legittimità all’esercizio del potere, ed in secondo luogo una testimonianza di fronte a coloro che su tutto ciò non hanno ancora preso consapevolezza, che una alternativa al tipo attualmente imperante di organizzazione sarebbe possibile, solo che un numero sufficientemente alto di persone ne diventasse consapevole.
Di qui anche l’impossibilità di raggiungere tale obiettivo tramite un partito ad hoc, in quanto risulterebbe paradossale imporre dall’alto l’esercizio dal basso, del potere decisionale.
E come vedi, mi riallaccio al concetto che prima occorre cambiare le persone, per poter cambiare il sistema.
Scusami se ti ho annoiata, ma la tua ultima mi aveva lasciato alquanto perplesso.
E con tutto ciò penso di essere non vicino,ma molto distante dall'idea di democrazia di pispax.

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