Re: condannare per un reato che non esiste

Inviato da  Pispax il 5/7/2010 19:51:26
mangog


Citazione:
Il problema è a monte.. il problema è LO STATO.. come sempre.
Perchè la mafia è sempre impegolata con lo stato?
L'equazione è semplice più stato c'è ( i comunisti ed i fascisti sono i più sostenitori dello stato per tutti ) più mafia c'è.



Quando è stata emessa la sentenza Dell'Utri ho passato un po' di tempo in rete per vedere "cosa faceva la piazza" (che è un modo di dire toscano che non ha bisogno di grosse spiegazioni).


Mi è rimasto in mente un articolo abbastanza bello di Ferdinando Camon, che risponde bene all'osservazione che facevi.


Quindi sono andato a ricercarlo e lo ripropongo, anche se rispetto a questo furum è lievemente OT.






Il "concorso esterno" in associazione mafiosa


(Quotidiani delle Venezie 30 giugno 2010)

Il senatore Marcello Dell’Utri è stato condannato anche in Appello, sempre con la stessa motivazione: concorso esterno in associazione mafiosa.
C’è un modo “di Sinistra” di accogliere la notizia (un politico vicino a Berlusconi ri-condannato per legami con la mafia) e un modo “di Destra” (sì, condannato, ma con pena ridotta di due anni, e assolto per i fatti successivi al ‘92).

Sono due letture che non c’interessano. Non è dalla colpevolezza o meno del senatore che parte questo articolo. Quella è poca cosa.
A noi interessa una terza lettura, che non guarda né la Destra né la Sinistra, ma semplicemente i nostri interessi, ed è questa: viene riconfermato il principio che esiste un reato di mafia che non è l’appartenenza alla mafia, ma il concorso esterno alla mafia.

Chi, da Destra, rifiuta questa sentenza, sostiene che quel reato non esiste, e che è un’aberrazione del Diritto averlo introdotto nella pratica processuale. Perché uno o è mafioso o non è mafioso, non può essere esterno alla mafia e tuttavia mafioso.

Io credo che la difficoltà che i nostri tribunali, e perfino le forze dell’ordine, hanno nello scoprire e catturare i mafiosi, stia nel presupporre che esista una precisa linea di confine tra mafia e non-mafia: o sei di là o sei di qua.
La sentenza viene invece a ribadire (non è la prima volta) che quella linea non esiste, non c’è una retta a separare mafia da società civile, al posto di una linea c’è una larga zona fatta di collusioni, interessi, scambi, favori, protezioni, che non comportano un’affiliazione, ma una tacita collaborazione o una non-opposizione.

Si potrebbe chiamarla “zona grigia”. L’esistenza di una zona grigia, attraverso la quale la mafia concede e riceve favori, è una delle cause per cui la mafia appare invincibile. Uno dei mezzi usati dalla mafia per conservarsi e potenziarsi, è la conquista di un’area esterna ai suoi stretti affiliati, un’area del potere ufficiale, che può essere politico, economico, imprenditoriale, perfino giudiziario. Perciò una delle operazioni da fare da parte delle forze che combattono la mafia è entrare in quella zona grigia, scoprirla e smantellarla.

Le parole seguenti non sono io che le pronuncio, è la corte d’Appello di Palermo: Marcello Dell’Utri agiva dentro quest’area. Aveva relazioni illecite. Ne traeva vantaggi e concedeva favori. Era accusato di questo, c’eran dei testimoni, due corti han ritenuto quei testimoni attendibili, anche se (va detto) non tutti e non in tutto. Il senatore avrebbe avuto delle relazioni con Stefano Bontade, con uomini di Totò Riina e uomini di Bernardo Provenzano. E col boss palermitano Vittorio Mangano, poi assunto come stalliere ad Arcore.

Lasciamo stare l’entità della pena, guardiamo la qualità del reato: la Corte sostiene che esiste una compatibilità di affari e d’interessi tra grandi politici e grandi mafiosi.
A questo punto noi, uomini della strada, che della mafia non ne possiamo più, che dalla malavita organizzata ci sentiamo enormemente danneggiati in patria e all’estero, in patria perché la malavita ci mangia ogni anno miliardi di euro, paralizza il progresso, ricatta la vita dei cittadini dal battesimo al funerale, all’estero perché in tutto il mondo noi siamo pizza e mafia, e per quanto ci scanniamo nel superlavoro e nel pagamento delle supertasse siamo visti sempre e ovunque come delinquenti, noi, dicevo, dobbiamo tenerci preparati a sentenze come questa, choccanti per l’enormità dei crimini e stupefacenti per l’eccellenza dei nomi.

Lo schieramento politico nel quale opera Marcello Dell’Utri oppone una tesi: processando Andreotti s’intese colpire la vecchia politica, processando Dell’Utri s’intende colpire la nuova politica, e non si vuol tener conto che quella e questa sono costruite sul consenso popolare. È il serpente che si morde la coda. Dove c’è consenso popolare, non può esserci mafia.

E se fosse tutto il contrario?
Se la mafia andasse “sempre” dove c’è il potere e c’è il consenso?





http://www.ferdinandocamon.it/articolo_2010_06_30_Concorsoesterno.htm



In ogni caso è bene ricordare che le mafie, tutte, prendono potere dove lo stato non c'è.

E' solo quando lo stato arriva che - obtorto collo - cercano di scenderci a patti perché arrivi il meno possibile

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