Re: L'Ultraifisica e la lotta per la consapevolezza

Inviato da  temponauta il 18/5/2010 14:50:00
Riparto dalla seconda sosta meditativa.
Quindi i nostri occhi non vedono, e la nostra mente non percepisce come esistente, il 99,95 % della realtà materiale che ci circonda.
Abbiamo visto che i nostri organi raccolgono solo una limitatissima porzione dello spettro visibile: resta da chiedersi se anche la materia che noi vediamo rifletta in misura così limitata e solo per il nostro senso, oppure se esiste "materia" che riflette solo al di fuori della nostra portata biologica.
Gli strumenti tecnologici che l'uomo ha creato ci consentono di vedere ben oltre il nostro limite e ci dicono che effettivamente si può vedere qualcosa (anzi molto) che alla vista non appare.
Se con la mia tecnologia volessi creare l'invisibilità, non farei altro che forzare un riflesso elettromagnetico diverso da quello dello 0,05% dell'occhio in emissione dall'oggetto da nascondere.
Forse ancora oggi non è possibile disporre di questa tecnica stealth, ma le immagini all'infrarosso del cielo ci mostrano oggetti invisibili che si muovono nell'aria.
In definitiva la realtà materiale esiste in relazione alla sua capacità di emettere radiazione eletrromagnetica, spontaneamente o di riflesso.
La conclusione è che oltre alla realtà colta dai sensi dell'uomo possono esistere altre realtà, sullo stesso piano fisico dimensionale, occultate all'uomo.
Prendiamo per esempio un fantasma, che non esiste ed infatti nessuno lo vede: in paticolari condizioni esso raccoglie energia dallo spazio ambientale (si sente il "freddo") e riesce a raggiungere una densità materiale sufficiente per essere visto o, più facilmente, per essere colto dalla maggiore potenza visiva di apparati ottico-termici.
Per cui per un certo tempo esso è esistito nella nostra realtà e poi se ne è tornato su un piano diverso.
Arriviamo così alla terza sosta meditativa, ovvero se la realtà che noi misuriamo intorno a noi con la nostra vista esiste davvero o solo quando interagisce con noi, per scomparire quando "non serve".
In linea di massima si dovrebbe dire che esiste, facendo l'esperimento del cieco.
Attraverso un passaggio obbligato camminano un vedente e un cieco e viene posto un ostacolo (es. un vaso): il vedente lo vede e lo evita, mentre il cieco non vedendolo ci inciampa e cade.
Quindi l'oggetto esiste indipendentemente dal fatto di essere visto.
Però è solo il vedente a certificare che è lo stesso oggetto, cioè un vaso, mentre per il cieco poteva essere qualunque l'oggetto su cui inciampare.
Per cui diciamo che ciascuno di noi interagisce con una sua realtà che non è provato essere uguale a quella degli altri.
Che in altre parole significa che alla mente di ciscuno di noi pervengono informazioni diverse di "descrizione" della realtà, con conseguenze spesso plateali (non concordiamo di aver visto la stessa cosa).
Per una ragione di economia, sono portato a ritenere che la realtà rimanga tale indipendentemente dalla nostra osservazione (sarebbe assurdo ricostruire ogni giorno che vado in ufficio gli stessi scenari, anche se, in teoria, sarebbero solo informazioni), ma la "faccia" che presenta non è uguale per ciascuno.
Si può fare l'esempio dell'immagine di una persona: se io parlo con una persona che ho di fronte e questa rimane sempre immobile, la sua immagine è a 2D, cioè registro una altezza e una larghezza (come una foto in pratica).
Che sia invece un soggetto a 3D, e soprattutto rechi un dietro, lo devo solo ad una elaborazione mentale basata sull'esperienza: tutte le persone sono solidi con 3D per cui la tridimensionalità viene attribuita d'ufficio dalla mente.
Per cui se una persona è vista come grassa o magra è solo un ulteriore passaggio della costruzione mentale che elabora l'immagine 2D.
Lo stesso vale per tutto ciò che è materiale.
Riassumendo la terza sosta, la realtà che ci circonda dovrebbe esistere anche senza la nostra presenza, ma la nostra interazione può farla apparire a ciascuno in modi anche molto differenti (informazioni elaborate diversamente)
Ricordo che stiamo sempre parlando della realtà fisica in cui viviamo e non di altre realtà che non condividono lo stesso concetto di fisica.
Dobbiamo ora considerare il fattore tempo, in quanto ogni essere senziente, ma in genere ogni cosa, ha un suo tempo "personale".
Alla prossima.

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