Re:L'angolo delle cose preoccupanti...

Inviato da  ivan il 3/10/2014 19:18:15
Tfr in busta paga: le (tante, tantissime) fregature nascoste

Scritto da Rossana Prezioso | Trend Online – gio 2 ott 2014 10:04 CEST

Non contenti degli 80 euro che non hanno risolto assolutamente niente, ma che anzi hanno evidenziato il malessere e la strategia solo “passeggera” e non certo determinante della politica renziana fatta per lo più di annunci mirabolanti seguiti dal profondo nulla, ebbene, adesso vediamo arrivare (ma sarebbe più giusto dire ritornare) l’idea (malsana) del Tfr in busta paga (trattamento di fine rapporto, o se si preferisce chiamatela pure liquidazione).
In pratica invece di vedersi retribuita la somma alla fine della carriera lavorativa, la si percepisce un tot al mese. Per molti, una vera idiozia.
Perchè idiozia? Semplice.
1) Prima di tutto il Tfr in busta paga viene fatto passare come un aumento di stipendio. Non è così, perchè si tratta di soldi che spettano di diritto al singolo lavoratore, quindi niente di nuovo sotto il sole e niente che possa registrare un aumento della ricchezza.
2) Nel momento in cui il Tfr verrà sommato alla busta paga, sarà accomunato anche il trattamento fiscale, quindi soggette all’Irpef ovvero al 27% in caso di uno stipendio sui 1.500 euro, al 38% (strano ma vero, vista la sproporzione) per quelli sui 2mila e non più al 23% come previsto sul normale Tfr.
3) Molte imprese, già a corto di liquidità, rischiano di non avere la possibilità di anticipare il trattamento. Infatti, adesso il percorso prevede la possibilità di scelta da parte del lavoratore: previdenza integrativa oppure deviarli direttamente all’Inps (solo in caso di impresa con oltre 50 dipendenti, in caso di numero inferiore l’azienda lo può sfruttare facendola rivalutare a tasso ridotto e nel frattempo usufruirne per eventuali investimenti. Cosa significa questo? che non disponendo più di questo capitale le aziende saranno costrette a ricorrere alle banche, peggiorando e non poco, quel dramma del credit crunch e soprattutto la difficoltà da parte delle imprese ad avere liquidità. Non solo, ma anche per le banche il pericolo di aumentare i crediti in sofferenza diventerebbe ancora più concreto, nonostante gli accordi che il governo vorrebbe prendere con l’Associazione Bancaria Italiana.
4) Spesso il Tfr viene sfruttato come investimento ai fini di un arrotondamento della pensione oppure per spese mediche (la vecchiaia riserva brutte sorprese), acquisto di una casa anche per i propri figli (sempre che le tasse sul mattone rendano ancora conveniente questo tipo di investimento, argomento sul quale si potrebbe discutere a lungo). Dilazionando il tutto mese per mese, si avrebbero altre conseguenze come una cifra finale minima, quelle finora ricevute, nel frattempo, svanite magari pagando tasse arretrate. Un dato di cui tenere conto anche per un altro assurdo motivo: l’azienda per la quale si lavora, costretta a rivolgersi alla banca per riuscire a pagare il Tfr ogni mese, fallisce.
Risultato:
a) licenziamento
b) liquidazione inferiore
c) impossibilità di sopravvivere sfruttando quella liquidazione come unica risorsa nel frattempo che non trova un altro lavoro. Sempre che ci sia questa possibilità, piuttosto remota.
Senza contare la mancata rivalutazione sull’inflazione, che negli anni diventa una somma importante. Infatti il Tfr è incrementato su base composta ad un tasso dell’1,5% e sui tre quarti dell’inflazione decretata dai dai ISTAT, mancando questo accantonamento, mancherebbe anche tutta la rivalutazione e gli interessi annessi.
5) Finora molti italiani hanno scelto forme di pensioni integrative. Nel momento in cui la loro quota non sarà più versata ai fondi o alle assicurazioni, quali prospettive avranno per il proprio futuro? Quali trattamenti pensionistici potrebbero avere? Senza contare poi l’Inps: ciò che arrivava nelle sue casse, ora non ci sarà più. E l’Inps, sappiamo, è già di per sè sommersa dai debiti.
A chi conviene?
Prima di tutto al governo che si trova evitati troppi interessi e troppe rivalutazioni nel tempo e ha qualche sicurezza in più di vedersi saldate molte scadenze fiscali. Indubbio che potrebbe essere conveniente anche a chi non ha un lavoro stabile(e in molti lo sanno) che hanno la possibilità di vedersi soldi in mano, subito e poi riuscire (forse) a capire come sfruttarli al meglio. Sempre sperando che ci sia la possibilità di scegliere.
Da premettere una cosa: ognuno è libero di scegliere ciò che vuole o ciò che crede sia meglio per lui, ma la scelta dev’essere dettata dalla libertà, altrimenti è un ricatto sommesso. E la libertà, l’Italia e gli italiani, in questo momento non ce l’hanno. La prima sotto schiaffo di Bruxelles e di Berlino, incapace di far valere se stessa, i suoi diritti le sue potenzialità economiche, il fatto di aver dato di più all’Europa rispetto a quanto ha ricevuto, il fatto di essere la seconda esportatrice del Continente, il fatto di avere manifattura, manodopera, ingegno, turismo, arte e agricoltura tra i migliori al mondo. E puntualmente mortificate. Il fatto che la Penisola potrebbe essere la Regina d’Europa e invece è ridotta allo stato di Cenerentola dall’incapacità, dalla miopia, dalla sudditanza e dall’impotenza decennale della sua politica.
Ma non sono liberi di scegliere nemmeno gli italiani, tartassati da una pressione fiscale degna di uno strozzino e asfissiati da un’ansiogena situazione lavorativa (chi ha lavoro teme di perderlo e chi non lo ha teme di non trovarlo mai), in queste condizioni non esiste la serenità e la lucidità mentale di poter agire per il meglio pensando al futuro. UN futuro che potrebbe tranquillamente rivelarsi di miseria.

source:
https://it.finance.yahoo.com/notizie/tfr-in-busta-paga-tante-080400243.html

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=5736&post_id=262301