Re: i vicini di casa

Inviato da  shm il 5/10/2010 22:05:58
Credo che nella ricostruzione di Kersh ci siano passi a dir poco tendenziosi, se non finalizzati alla pura demonizzazione degli arabi nella loro totalità.

Ancora una volta non si può fare a meno di assistere alla favola della pecorella inoffensiva che subisce angherie dal solito lupo cattivo!
Uno di questi passi a mio avviso è il seguente:

- […]Tuttavia, mentre la leadership e i media ebraici descrissero questi eventi scioccanti per quello che in realtà erano, a volte non divulgando alcuni particolari al fine di evirare il panico e tenere la porta aperta alla riconciliazione arabo-ebraica, gli arabi dal canto loro non solo ingigantirono il numero delle vittime ad enormi proporzioni ma ne inventarono anche numerose che, però, non avvennero mai.[…]


Secondo Kersh il panico generato da questa sorta di “politica del discredito” attuata “unicamente” da parte degli arabi, ma inevitabilmente ritortasi poi inaspettatamente contro gli arabi stessi, sarebbe stata una delle cause(tra quelle da imputare sempre agli arabi e non ai sionisti) che produsse l’”esodo” dei palestinesi nel 1948:

- […]Fomentare un atmosfera di paura servì senza dubbio per raccogliere il più ampio consenso possibile a favore della causa palestinese e proiettare sugli ebrei l’immagine di brutali predatori. Ma fu anche un boomerang disastroso, diffondendo il panico all’interno della società palestinese. Questo, a sua volta aiuta a spiegare perché nell’aprile 1948 dopo quattro mesi di apparente progresso, questa fase dello sforzo bellico arabo fallì (sebbene all’inizio fosse la seconda, più ampia e prolungata fase che coinvolse le forze dei cinque stati arabi che avevano invaso la Palestina a metà maggio). Questo perché non solo la maggior parte dei palestinesi avevano rifiutato di unirsi alle ostilità, ma moltissimi avevano deciso di andarsene, lasciando le loro case per altri località nel paese o fuggendo nelle vicine terre arabe.[…]


Non sembra che Kersh riporti, tra le varie altre cause che contribuirono all’”esodo” dei palestinesi, paternità differenti da quelle arabe tanto che, sempre sull’onda della descrizione del panico tra gli arabi, e generato dagli arabi, troverebbe conferma in un estratto dell’Alto Commissario della Palestina di allora, Alan Cunningham, che così si esprimeva:

- […]“Gli arabi stanno lasciando il paese con le loro famiglie in un numero considerevole e c’è un esodo dalle città miste dei centri arabi rurali”[…]
- […]“il panico tra la classe media persiste e vi è un costante esodo di chi si può permetter di lasciare il paese”[…]


Dalle parole dell’Alto Commissario evidenziate da Kersh non risulta però nulla che riconduca ad una responsabilità specifica arabo/palestinese del panico generato negli arabi…

Così come Kersh vorrebbe ancora far credere, qualche riga più sotto che, addirittura l’intelligence dell’Hagana, confermi la responsabilità per l’esodo derivato dal succitato panico e nient’altro:

- […]Facendo eco a questi rapporti, le fonti d’intelligence di Hagana riportarono come a metà dicembre “ vi fosse una frenesia di andarsene in interi villaggi arabi”[…]

Dopo altre righe qui Kersh raggiunge secondo me l’apoteosi mistica:

- […]Nonostante tutto, i palestinesi continuarono a fuggire dalle loro case in numero sempre crescente. Ai primi di aprile circa 100.000 se n’erano già andati sebbene gli ebrei fossero ancora subendo dal punto di vista militare e non fossero certo in una posizione per costringere la popolazione araba ad abbandonare le loro case. ( Il 23 marzo, più di quattro mesi dopo l’inizio delle ostilità, il comandante in capo dell’ ALA, Safwat, notò con una certa sorpresa che gli ebrei “non hanno finora attaccato un solo villaggio arabo, se non in risposta ad una provocazione”). Con la dichiarazione d’indipendenza d’Israele il 14 maggio, il numero di rifugiati arabi era aumentato di tre volte. Persino allora, nessuno tra i 170.000-180.000 arabi che scapparono dai centri urbani e solo alcuni tra i 130-160.000 dai villaggi che avevano lasciato le loro case fu costretto dagli ebrei ad abbandonare le loro case.[…]


A questo punto mi chiedo se sia giusto dover considerare ancora Kersh alla stregua di uno storico(comunque fortemente di parte) o se un semplice soldato che ha l’incarico di produrre quanto più disinformazione gli riesca sul conflitto arabo-israeliano nella rinnovata veste immacolata di storico appunto.

E me lo chiedo in virtù dell’esistenza di un documento chiaro, quanto ancor più utile per la sua chiarezza, che smentisce totalmente le parole di Kersh stesso.

Il documento in questione è intitolato “L’emigrazione degli arabi della Palestina nel periodo 1/12/1947 – 1/06/1948”

E proviene dallo Sha’i, Haganah Intelligence Service, il servizio segreto dell’Hagana che alla fine del giugno 1948(prima tregua) confluì nella IDF.

L’autore è Moshe Sasson: assistente del direttore del dipartimento arabo del servizio segreto.

È depositato presso gli HHA (Hashomer Ha-Za’ir Archives) e si trova tra i documenti di Aharon Cohen…

Il periodo è quello “analizzato” da Kersh!

La fonte sarebbe la stessa di Kersh: servizio segreto dell’Hagana!
Secondo Benny Morris, che lo cita nel suo libro(“1948”, a pag. 78, edizioni BUR), il rapporto -anziché suggerire l’innocenza israeliana in relazione alla genesi del problema dei profughi, è scritto in modo obiettivo e analitico, e contiene semmai più di un velato "suggerimento" su come precipitare altra emigrazione, sia pure senza emanare disposizioni esplicite, che sarebbero state praticamente e moralmente imbarazzanti-(estratto pag. 74)

Tra i commenti generali si possono leggere affermazioni di questo genere:

-tra l’altro non si è fatto alcun tentativo di applicare alle ali degli aerei che bombardano le posizioni nemiche sirene il cui suono sia atto a diffondere il panico-[anche se] la loro efficacia potrebbe essere grande-

Qui di seguito ho passato allo scanner quattro pagine del libro “1948” riportanti schematicamente l’ordine d’importanza delle cause che portarono all’”esodo” palestinese con la relativa descrizione statistica punto per punto delle implicazioni che queste conseguirono.

Il punto 4, ossia quello relativo alla responsabilità araba nell’”esodo” palestinese e smodatamente sponsorizzato da Kersh, rappresenta un’importanza pari al 5% sul numero totale dei “profughi”(espulsi).



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Come Benny Morris argomenta più avanti, -il rapporto è un duro colpo per la tradizionale, e ufficiale, "spiegazione" israeliana dell’esodo come fuga in massa "sollecitata" dalla classe dirigente araba per ragioni politico-strategiche.-[…]-GLI ORDINI DI EVACUAZIONE ARABI, RIGUARDARONO UN NUMERO LIMITATO DI AREE GEOGRAFICHE, DIPESERO DA CONSIDERAZIONI STRATEGICHE DI TIPO LOCALE, E INFLUIRONO SU NON Più DEL 10% DELL’ESODO PALESTINESE-. […]

Anche se ad onor del vero non avrebbe senso non considerare anche il punto 4 un’implicazione diretta della politica sionista in Palestina:



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