Re: Rapporti con gli animali

Inviato da  Freeanimal il 9/12/2009 20:30:11
A Decalagon:
D’accordo, ciascuno di noi ha il suo punto di rottura: con te Sitchinite l’ha già superato. Permettimi di citarti la bella frase di un anonimo, trovata insieme ad altre perle di saggezza nel 1692 all’interno della chiesa di San Paolo di Baltimora, in un manoscritto intitolato “Desiderata”:
“Di’ la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti, anch’essi hanno una storia da raccontare”.
Bei suggerimenti, anche se capisco che a volte s’incontrano persone che fanno perdere la pazienza.

A RedKnight:
Sul perché l’Homo sapiens sia in grado di manifestare sentimenti di affetto al di fuori della propria specie, sono stati scritti fiumi d’inchiostro. In base al principio per cui si può conoscere l’uomo studiando gli animali, posso risponderti che fa parte della natura dei mammiferi superiori adottare membri di altre specie, soprattutto se posseggono i requisiti del mento arrotondato, della grossa testa in proporzione al corpo, degli occhi grandi. Ovvero, i diversi casi di bambini-lupo e bambini-gazzella, stanno a significare che animali selvatici di sesso femminile come lupi o orsi, possono, in determinate circostanze, allevare piccoli umani. Moogli del “Libro della Giungla” e i nostri Romolo e Remo, stanno lì a testimoniare questo fenomeno. In più, ci sono stati casi di delfini e globicefali che hanno salvato subacquei in difficoltà. Anche qui, il mito di Arione salvato da un delfino nel settimo secolo a.C. sta a testimoniarlo. Alcuni maligni, riferendosi alla zoofilia, hanno ipotizzato che essa si manifesti in persone con carenze affettive, tipo zitelle che diventano le …mamme dei gatti. Oppure, in senso più sociologico, che la nostra epoca confusa, con gli antichi valori tradizionali finiti nel dimenticatoio (c’è anche un partito che cerca di rivalutare questi valori) porti molte persone sole a cercare la compagnia di un animale piuttosto che quella di un umano. Di solito, queste affermazioni vengono dai cattolici, ma io penso che per una persona anziana, con i figli ormai cresciuti che non hanno tempo di andarla a trovare, un cagnetto è una benedizione. Basta girare per Trieste, che è una città di persone anziane, con un tasso di crescita zero, per vedere tanti vecchietti con il loro cagnolino al guinzaglio. E guai se non ci fossero! Personalmente, benché non abbia un’intensa vita sociale (internet mi sta dando sia soddisfazioni in campo culturale, sia mi colma forse qualche carenza di socializzazione), non mi sento un soggetto patologico, nel momento in cui credo di aver più da temere dagli uomini che dagli animali. La mia contrarietà alle vaccinazioni obbligatorie antirabbiche, per esempio, s’inserisce in questa ottica: dai politici, dai medici e dai militari possono solo derivarmi fastidi, mentre dalle volpi, anche quelle rapide, no. Sento molto la mancanza del mio “Pupetto”, morto di vecchiaia due anni fa, ma per ora, poiché vivo in un miniappartamento, non ho intenzione di sostituirlo, benché i rifugi per cani abbandonati trabocchino di cagnetti in cerca di famiglia. Quando si dice che l’arrivo degli immigrati di colore porta a un arricchimento, si può obiettare che siccome arrivano disperati disposti a tutto, finiscono per delinquere, ma quando si dice che la presenza di un cane o un gatto, nella nostra vita, porta serenità e – diciamolo – anche gioia e voglia di vivere, si dice una cosa sacrosanta, senza controindicazioni. A meno che non si vogliano considerare controindicazioni le spese di cibo e veterinario, oltre a dover portare fuori il cane a fare pipì tre o quattro volte al giorno. Non tutti hanno la fortuna, come Decalagon, di vivere in mezzo ai boschi. Amare gli animali, per chi ne capisce l’importanza, è bellissimo. A chi non ne capisce l’importanza si chiede solo di rispettarli, ovvero di non ucciderli e tormentarli. E qui nasce il dramma! Vediamo la maggior parte dei nostri simili essere indifferenti, nella migliore delle ipotesi, alla sofferenza degli animali, e ci prende un senso di rabbia impotente, dato che non possiamo combattere fisicamente contro i nostri simili; possiamo farlo solo a parole, ma anche così finiamo per essere classificati come rinnegati della razza umana. Non è un gran peso da portare, comunque. Parlo per trentennale esperienza.
Riguardo alla seconda parte della tua domanda, i gatti e i topi, si potrebbe dire che i gatti erano utili nei granai dell’antico Egitto proprio perché mangiavano i topi, mentre i topi non è stato possibile addomesticarli, data la loro natura pavida in quanto predati da un gran numero di predatori. Sia gli uni che gli altri portano zoonosi, cioè malattie, ma i topi, in questa gara a chi è più pericoloso, la vincono di gran lunga. La peste, sopra ogni altra. Tuttavia, se i topi rappresentano un pericolo indiretto, in quanto vettori di malattie, vi sono altri animali come ragni e serpenti che la morte la possono dare direttamente e ne sapevano qualcosa i nostri antenati che vivevano in capanne e caverne dove ogni tanto venivano morsi. Oggi che viviamo in appartamenti di città, le probabilità di venir danneggiati da ragni e serpenti sono praticamente nulle, ma la fobia permane, grazie alla memoria genetica conservata nel cervello rettiliano, quello che ci ha diretto, immagazzinando informazioni, per almeno due milioni d’anni, quando eravamo ancora Homo erectus. E anche prima. Infatti, i guardiani degli zoo che devono entrare nel recinto degli scimpanzè, tengono sempre in tasca, come un talismano, un serpente di gomma, da estrarre velocemente e da agitargli sotto il naso, in caso di attacco da parte di qualche scimmia troppo nervosa. Per quale ragione il destino dei gatti è stato diverso da quello dei topi, in rapporto a noi, mi sembra abbastanza chiaro. Ma spesso mi sono chiesto perché è stato destino che un predatore come il cane finisse nostro aiutante e amico, mentre con i maiali, che sono altrettanto intelligenti, le cose hanno preso un’altra – brutta – piega. Non è sempre così, perché almeno per cercare tartufi, si usano, a volte, anche i maiali, ma per il resto li si mangia a milioni ogni anno e in ogni latitudine, tranne che negli stati islamici. Ultimamente, comunque, per tornare ai ratti, c’è chi sta scoprendo la loro intrinseca, tenera bellezza e affettuosità. Di seguito, alcuni links sul cambiamento di attitudini nei confronti dei ratti.

http://nuke.bloccoanimalista.org/Default.aspx?tabid=175

http://www.centopercentoanimalisti.com/phpBB2/venezia-cerca-di-uccidere-il-ratto-blitz-notturno-vt37638.html

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=5419&post_id=153746