Re: quando finirà la libertà anche su internet?

Inviato da  redna il 6/2/2009 14:34:02
Internet: la necessità di regolamentare la rete. Ecco perché

Scritto da Secondo Protocollo

Sappiamo bene che quello che stiamo per dire farà drizzare i capelli in testa ai cultori della rete libera senza ma e senza se. Tuttavia ci sono dei fatti – che andremo a dimostrare – che ci spingono a chiedere una regolamentazione chiara della rete. Non stiamo parlando di tasse o cose simili, ma di una vera e propria regolamentazione che renda la rete libera veramente per tutti e non una jungla.
Negli ultimi dodici mesi le denunce per diffamazione, molestie, pedofilia, pubblicazione di contenuti pedo-pornografici e tanto altro, tutti reati commessi in rete, sono aumentate di oltre il 100% rispetto all'anno precedente. A queste, nell'anno a venire, presumibilmente si aggiungeranno le denunce per stalking via web, dato che è appena passata una legge in tal senso. Tuttavia una minima parte di queste denunce ha fatto in modo che il fenomeno cessasse, sia che si trattasse di diffamazione, di pubblicazione di contenuti proibiti o altro. Anche nel caso di chiusura forzata del sito interne o del blog dove i contenuti venivano pubblicati, per chi commette il reato è facilissimo registrarsi in un'altra piattaforma e ricominciare tutto con un nuovo nick.
Tutto questo perché, se si fa eccezione per i siti internet veri e propri, quelli per intenderci con un www davanti, un nome e un suffisso che può essere org, it, com, eu o altro, aprire e gestire un blog oggi come oggi è di una semplicità disarmante. Aperto uno o più blog diventa facilissimo iniziare a denigrare, minacciare o sottoporre a stalking una persona, oppure a pubblicare contenuti illeciti, violare la privacy e tanto altro. A nulla serve, per il comune cittadino, rivolgersi a chi gestisce la piattaforma dove il blog o il blogs sono ospitati, in quanto i gestori si trincerano dietro alle clausole accettate da chi ha aperto il blog all'atto della sottoscrizione, clausole che però, come vedremo in seguito, non mettono affatto al riparo da rivalse chi gestisce la piattaforma.
Allora facciamo qualche esempio pratico di quella che è l'attuale situazione. Come campioni prendiamo due delle maggiori piattaforme per la messa online di blog: Splinder e Altervista. Naturalmente il discorso non vale solo per queste due piattaforme ma è valido per tutte, ma sono talmente tante che abbiamo pensato di dimostrare il nostro ragionamento prendendone un paio a caso.
Iniziamo da Slinder. All'atto della registrazione l'utente viene invitato a inserire alcuni dati personali e ad accettare le condizioni di servizio, cosa che avviene in tutte le piattaforme. Tra queste condizioni ce ne una in particolare da accettare, il disclaimer, o le condizioni d'uso. Il disclaimer di Splinder recita testualmente: “Splinder si limita a fornire ospitalita' e supporto tecnologico (hosting) per la realizzazione di Blog. Splinder, nella sua qualita' di intermediario tecnico, ai sensi delle vigenti leggi, non risponde dei contenuti dei Blog pubblicati dei quali sono esclusivamente responsabili i titolari dei Blog. In caso di contestazioni sui contenuti collocati online dagli utenti, Splinder, quale intermediario tecnico, che non svolge funzioni di moderazione ne' di direzione dei suddetti contenuti, non ha facolta' ne' potere di intervenire sugli stessi, trattandosi di espressioni della liberta' di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.), se non a seguito di esplicita richiesta in tal senso della autorita' giudiziaria competente”.
Molto simile quello di Alervista che recita : “L'attività di AlterVista S.r.l. (AlterVista) è quella di memorizzazione delle informazioni (attività di "Hosting") fornite da terzi o delle attività da essi esercitate tramite i siti ospitati nel proprio dominio (Siti Ospitati). In conformità al disposto dell'art. 16 del Dlgs. n. 70 del 2003, AlterVista non è a conoscenza dell'eventuale illiceità di tali informazioni o attività e si impegna altresì ad agire prontamente per rimuovere eventuali contenuti illeciti o per disabilitare l'accesso ai Siti Ospitati, non appena a conoscenza, su comunicazione delle autorità competenti. AlterVista non esercita alcun controllo di tipo editoriale sui Siti Ospitati e non è in alcun modo responsabile dei contenuti, delle informazioni, delle opinioni, di eventuali pubblicità esposte, dei servizi o prodotti a pagamento o meno, ivi presenti o offerti, né delle attività svolte dai gestori o dagli utenti dei Siti Ospitati. AlterVista non assume alcuna responsabilità per ogni e qualsiasi danno o pregiudizio che potesse derivare al visitatore o a terzi a seguito dello scaricamento o della visualizzazione sul computer proprio o di altri di materiale di qualsiasi tipo reperibile sui Siti Ospitati. Qualsiasi interessato, che ritenesse che l'attività o le informazioni in questione siano illecite, sarà libero di rivolgersi alle autorità competenti, ferma la facoltà di AlterVista, una volta informata dall'interessato, di prendere i provvedimenti del caso, in ottemperanza alle norme di legge”.
A dire il vero Altervista è un po' più completo perché al disclaimer aggiunge le “condizioni generali d'uso dei servizi” che contengono quelli che sono gli obblighi dell'utente tra cui al punto 3.3 si enuncia: “All'atto della compilazione del modulo di registrazione sono richiesti all'Utente alcuni dati personali, il cui trattamento avviene secondo quanto previsto dal D. Lgs. 196/2003 (Codice della Privacy), e in conformità all'informativa all'Utente di cui alla procedura di registrazione. Con l'accettazione delle Condizioni Generali, l'Utente dichiara che i propri dati sono aggiornati, corretti e veritieri, e si impegna a modificarli tempestivamente affinché siano costantemente aggiornati, completi e veritieri”. Non solo, al punto 4.1 viene scritto: “Non è consentito pubblicare materiale pornografico, osceno o illegale, a titolo esemplificativo ma non esaustivo: software pirata, cracks, warez, malware, virus, siti di phishing (fake login), mp3 che violino la normativa sul diritto d'autore, materiale che possa cagionare danno a terzi”. E ancora al punto 4.2 si dice che: “L'Utente registrato dichiara inoltre di assumersi la piena e totale responsabilità giuridica nei confronti di quanto pubblicato sul Sito Ospitato, manlevando e tenendo indenne AlterVista da qualsiasi rivendicazione o pretesa derivante dall'uso o abuso dei servizi offerti”.
Tutto a posto quindi? Nemmeno per idea. Quanto affermato dalle due piattaforme che cioè “non si assumono alcuna responsabilità per quanto pubblicato dall'utente” sarebbe valido nel momento in cui i gestori della piattaforma si accertassero veramente dell'identità dell'utente che si registra, cosa che invece non avviene mai. Volete una prova? Noi abbiamo aperto in pochi minuti due blog in queste due piattaforme registrandoci come Paperino Dipaperopoli (vedi il video di Splinder e quello di Alervista), abbiamo accettato le condizioni e immediatamente siamo stati online pronti a pubblicare qualsiasi cosa contro chiunque (qui il blog su Splinder e qui quello su Altervista) senza che nessuno abbia fatto niente per identificarci. Noi lo abbiamo fatto dal nostro computer ma niente ci avrebbe impedito di farlo da un internet point e di aprire decine di blog. Vorremmo vedere se noi avessimo pubblicato qualcosa di offensivo o denigratorio verso qualcuno, come avrebbero fatto a rintracciarci e quindi a “darci la responsabilità di quanto pubblicato”. Per inciso, lo ripetiamo, questo avviene su qualsiasi piattaforma che permetta la creazione di blog.
Questo cosa genera? Che qualsiasi persona con la scusa del “Diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” e che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” sancito dall'art. 21 della Costituzione, crede di poter scrivere qualsiasi cosa contro chiunque. Questo sarebbe vero se chi scrive si manifestasse e non se chi scrive nasconde la propria identità rendendo impossibile la sua identificazione certa. Non si tratta di vietare l'uso di uno pseudonimo, anche importanti giornalisti e scrittori lo fanno, si tratta di permettere alle autorità di sapere chi si nasconde dietro a quello pseudonimo, ma soprattutto si tratta di garantire quanto sancito dall'Art. 21 della Costituzione senza però violare i Diritti di altre persone che magari vengono ingiuriate, minacciate o sottoposte a stalking online da persone difficilmente rintracciabili o rintracciabili solo dopo lunghe indagini.
Così come è oggi la rete è solo un enorme catino senza alcuna regola, non ha niente a che vedere con i Diritti o con la libertà di pensiero. Per questo da oggi lotteremo strenuamente affinché si faccia una legge che imponga l'identificazione certa di chi apre un blog (per i siti questo avviene già). Per farlo partiremo da una storia che ci riguarda direttamente e quindi adiremo a vie legali contro una di queste piattaforme, portando la questione, ove necessario, fino in cassazione. Noi riteniamo che quanto scritto nei disclaimer dei gestori di piattaforme blog sia solo una scusa per non accollarsi eventuali danni arrecati a terzi dai blog da loro ospitati e questo non ci sembra proprio un esempio di legalità. Chi gestisce una piattaforma deve avere le stesse responsabilità di chi gestisce un sito internet rispondendo cioè di quanto viene pubblicato in esso.
Secondo Protocollo


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