Re: Mistero sulla morte di Francesco Mastrogiovanni

Inviato da  florizel il 5/8/2011 18:16:57
Due anni di processo passati a chiedere giustizia per la morte violenta procurata a Francesco Mastrogiovanni, maestro cilentano, nonchè uomo mite e da tutti ricordato come "anarchico".

Certamente i testi giudiziari, e la stessa materia di cui trattano, non vanno oltre i confini di quello che è "comprovabile" all'interno del contesto processuale, ma guardando alle cose con sguardo ben più ampio e, se vogliamo definirlo così, articolato non si può accantonare l'ipotesi che viene fatta in merito a quella che appare una vera e propria esecuzione, soprattutto considerando la "banalità" delle cause che hanno portato alla morte Mastrogiovanni.

Ne fa un'indagine quanto mai verosimile (verosimile a chiunque "legga" la concatenazione tra le cose) Il Manifesto, articolo ripreso da Miccia Corta, di cui riporto uno stralcio in merito alla vicenda dei [/i]quattro anarchici del Sud.



"... Primi a non credere alla versione ufficiale e a porsi delle domande, Mastrogiovanni e Marini si mettono al lavoro per provare a rispondere alle due domande fondamentali sullo strano incidente: chi ha fatto sparire il dossier e le foto che i giovani avevano con loro prima che arrivassero i soccorsi, e perché.

Il sospetto è che l'attentato di Gioia Tauro avesse svelato loro l'intreccio tra destra eversiva e 'ndrangheta finalizzato a destabilizzare il sud Italia in preparazione del poi fallito golpe Borghese.
Ad avallarlo c'è una importante scoperta: l'autista dell'autotreno è un salernitano iscritto al Movimento sociale italiano, l'incidente avviene non distante da una villa del «principe nero» Junio Valerio Borghese.

Da qui ad affermare che l'aggressione di via Velia a Salerno, un paio d'anni dopo, sia collegata alla morte degli anarchici della Baracca ce ne passa, ovviamente. Quel che è più probabile è che il clima dell'epoca, e l'indagine sulle implicazioni salernitane dell'«incidente», siano stati il brodo di coltura dello scontro di via Velia.

Ma, quale che sia l'interpretazione, limitiamoci a seguire il filo rosso che lega i percorsi di vita dei protagonisti, in un sud dei misteri per molti aspetti inedito alle cronache. È con questo fardello sulle spalle che Francesco Mastrogiovanni decide di concedersi una piccola vacanza nella sua stessa terra, a pochi chilometri dal suo paese, Castelnuovo Cilento.

Francesco risiede in un campeggio di San Mauro Cilento, comune che confina con quello di Pollica, che ha come fiori all'occhiello le bandiere blu per il mare più bello d'Italia e l'invenzione della dieta mediterranea. È qui che lo ritroviamo alle 23,30 del 30 luglio, quando il sindaco Vassallo chiama il capo dei vigili urbani, che in quel momento è fuori servizio, chiedendogli di andare ad Acciaroli perché c'è bisogno di un Trattamento sanitario obbligatorio."



Il resto è storia nota di mistificazioni dei fatti, omissioni e complicità, strategie di repressione, paura della forza delle idee e solita strumentale demonizzazione degli anarchici.

A Francesco, come a Federico, Stefano, Aldo e ai tanti altri uomini morti innocenti, immolati sull'altare della sicurezza e della "tutela dello stato", va tutto il rispetto e l'omaggio del diritto alla MEMORIA di cui si è capaci.

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