Re: Al Vaticano non basta la morte cerebrale

Inviato da  Notturno il 9/10/2008 9:27:03
Avevo preparato un post molto molto lungo e dettagliato, in cui rispondevo “botta-a-botta” a Gaia.

Ma mi rendo conto che così facendo lo avrei reso illeggibile e sarei finito in un “battibecco” sterile.

La questione, a parer mio, si può concentrare in alcuni punti.

1) Può una legge agire in materia di definizione di morte, anche utilizzando un criterio soggettivo (e magari anche arbitrario), com'è quello della “morte cerebrale” e anche contro la volontà di alcuni cittadini o deve tener conto della volontà di tutti e di ciascuno, lasciando che ciascuno fissi quel criterio secondo le proprie personali convinzioni?

2) Il criterio di “morte cerebrale” è corretto? Se non lo è, esistono altri criteri validi e alternativi?

3) Esistono interessi economici che possono condizionare i medici nella loro azione e portarli ad agire contro l'interesse del moribondo?

4) Come e perché il Vaticano ha condiviso la scelta della morte cerebrale per fissare il momento in cui l'anima abbandona il corpo? Perché questi “tentennamenti” rappresentati dall'Osservatore Romano?

Sul primo punto mi sembra che ci siano le maggiori opposizioni.

Riassumo la mia posizione.

I trapianti costituiscono una tecnica che oramai salva decine di migliaia di vite umane ogni anno. Sono importanti. Fondamentali.

Senza accentuare l'aspetto emozionale (la disperazione di chi attende che qualcun altro muoia per ricevere il suo organo vitale), credo che si possa riconoscere abbastanza pacificamente che esista un interesse reale, presente, fortissimo e fondatissimo nel voler tutelare coloro che hanno bisogno di un trapianto per continuare a vivere.

A fronte di questa richiesta di organi esiste una carenza di donatori, per cui molte persone muoiono per meri problemi di lentezza della procedura di autorizzazione all'espianto.

La legge interviene e fissa il momento della morte, identificandolo con la morte cerebrale.

Perché? Che bisogno c'era?

Poteva lasciare la decisione al “proprietario” del corpo?

Secondo me no. Per una serie di ragioni.

Innanzitutto ricordo che fissare il momento della morte è essenziale non solo per i trapianti, ma anche la morte di un essere umano è un istante che determina conseguenze giuridiche anche su questioni diverse dai trapianti (serve a definire il reato di omicidio, o anche il momento e il luogo di apertura della successione, è fondamentale per determinare la successioni tra co-eredi, ecc....), senza contare le conseguenze sul piano civile, come istante in cui alcune obbligazioni passano da un soggetto ad altri, ecc...

Già questi motivi, da soli, rappresentano l'esigenza, per il nostro apparato giuridico, di fissare un momento preciso di morte.

Nel nostro caso, la questione è più delicata.

A scanso di equivoci, ricordo che a me per primo repelle l'idea che l'Autorità intervenga persino in un momento così personale e delicato per decidere al posto mio su una questione così delicata.

Provo un istintivo senso di ribellione, così come credo anche molti altri.

Ma, a mente fredda, devo pur riconoscere che esistono altri interessi, oltre il mio e che bisogna regolamentare questi interessi contrapposti.

Sarebbe giusto che ciascuno fissasse il PROPRIO criterio di morte?

Ne conseguirebbe che ognuno dovrebbe fare un testamento in cui dice: “Io mi considero morto solo se..... o quando...... o dopo che.....” e lì ci metterebbe i suoi riferimenti.

Sarebbe davvero più corretto così, rispetto all'intervento diretto e pesante della legge?

No. Non credo.

Prima di tutto, astrattamente, va detto che anche se ognuno scegliesse il proprio criterio, esso resterebbe comunque sempre soggettivo e arbitrario, non diventerebbe, cioè, più “giusto” sol perché ciascuno fissa il proprio.

Inoltre, così facendo, si darebbe sicuramente la massima tutela a chi decide del proprio corpo, ma si provocherebbero dei danni devastanti per coloro che, invece, attendevano un trapianto per sopravvivere.

Secondo me questo modo di fare sarebbe sbilanciato. Troppo sbilanciato.

Vivere all'interno di un organismo sociale comporta necessariamente dover rinunciare a una parte della propria volontà per accettare quella altrui. Non c'è modo di evitarlo, se non andandosene a vivere come Robinson Crusoe sulla classica isoletta deserta (e anche in quel caso........vabbeh...).

Se Notturno decidesse che la propria morte avviene solo vent'anni dalla cessazione del battito cardiaco, beh.... direbbe una fesseria, no? Credo che potremmo esser d'accordo almeno su un'esagerazione come questa.

Eppure, se ognuno decidesse di testa sua, anche quella decisione, così assurda, così pazzesca, sarebbe lecita.

E impedirebbe, di fatto, ogni possibilità di espianto.

Ovvio che situazioni così assurde vadano impedite.

Se ciascuno fissasse il proprio criterio, non esisterebbero più trapianti.

Credo che non ci voglia nessuno sforzo per rendersene conto.

Ma quanto grave sarebbe? Migliaia di persone che muoiono sol perché migliaia di deficienti utilizzano criteri assurdi.

Non è accettabile.

Non si reca un danno ad altri senza che ce ne sia un motivo che lo giustifichi.

E per questo la legge interviene. Per evitare situazioni così assurde.

E' normale e ovvio che lo faccia, fa parte esattamente dei compiti di una legge, non fa proprio nulla di esagerato o di violento o di esageratamente invasivo.

Regolamenta. Stop.

Un intervento così pesante come questo non è l'unico che conosciamo.

La legge agisce sempre in quel modo.

Quando tu tagli legna dal TUO campo e decidi di bruciare la TUA legna, ebbene non sei libera di farlo senza nessun limite. Al contrario, DEVI controllare che il fumo non infastidisca il tuo vicino, ecc.

Anche in quel caso era “roba tua” (come per il tuo corpo), eppure sei stata “limitata” nelle tue azioni.

E questo è solo un esempio misero e ridicolo di come e perché agisce la legge. E' SEMPRE COSI'.

Accettare l'idea di un criterio soggettivo e variabile significherebbe sbilanciare l'equilibrio degli interessi tutelati in totale favore del “donatore” (cosa che in sé non sarebbe assolutamente sbagliata, anzi!), ma significherebbe anche togliere ogni forma di tutela al “ricevitore”. E questo sarebbe intollerabile.

Ribadisco: il criterio usato dalla legge è arbitrario.

Perché?

Innanzitutto perché non esiste un confine certo tra vita e morte (almeno che sia percettibile per noi) e, dunque, qualunque criterio utilizzeremo sarà sempre e comunque arbitrario.

Qualcuno prediligerà il rigor mortis, altri occhieggeranno alla funzione cardiaca, altri ancora a quella respiratoria, ma sono e resteranno sempre criteri arbitrari e soggettivi.

Ma la legge deve agire sull'unanimità dei consensi o no?

Decisamente NO!

Se fosse necessaria l'unanimità dei consensi, io credo che non esisterebbero proprio leggi in assoluto!

Alcuni considerano la proprietà “un furto”, altri ne fanno il centro della propria esistenza. Alcuni considerano la guerra un'azione riprovevole in senso assoluto. Altri la giustificano. Altri ancora la considerano assolutamente necessaria e perfino positiva.

Il consenso unanime non esiste. Nemmeno Berlusçao riesce a ottenerlo, nemmeno coi suoi privatissimi e addomesticatissimi sondaggi.
Quindi perché pretenderlo? Non ha senso.

Ma poi, cosa più importante (e arriviamo al punto 2), c'è il fatto che quel criterio legale è, se non giusto in senso assoluto (perché resta arbitrario), quantomeno “ragionevole”.

E con “ragionevole” intendo che individua un elemento (vita cerebrale) mancando il quale SECONDO ME vien meno la peculiarità dell'essere umano. (ho evidenziato che si tratta di un'opinione personale, visto? )

Devo dire che questa opinione mi sembra abbastanza diffusa, ma non ho elementi per darlo come certo.

Fatto sta che un essere umano, privato della funzione cerebrale, diventa ben poca cosa.

Non interagisce, non pensa, non prova emozioni, non assapora, non fa quasi nulla. Esiste. Sta lì.

Per i parenti è comunque qualcosa. Perderlo del tutto è comunque peggio. Ma c'è una cosa incontrovertibile che nessuno, qui, fino ad ora, ha contestato: dalla morte cerebrale non si torna mai indietro. MAI.

Non è come il coma... da cui ci si risveglia, magari anche dopo anni.

E' la FINE. Non c'è null'altro, dopo.

Cosa resta, dunque, da tutelare, per quel povero essere in quelle condizioni?

Io non ci vedo nulla. Un corpo svuotato di tutto ciò che lo connota come essere umano.

E' una mia posizione soggettiva e personalissima? Si. Lo è. E allora? La legge può e deve intervenire ANCHE E SOPRATTUTTO quando esistono posizioni soggettive in contrasto. E così è stato.

Nessun motivo di urlare allo scandalo.

Peraltro, le modalità di accertamento della morte cerebrale mi sembrano (da profano) abbastanza rigorose.

Possono e devono, comunque, essere migliorate con l'evoluzione della tecnica medica.

Se ci sono “cavilli” e “cavilletti” o “commi, codicilli” o quant'altro che snaturano questo rigore, fai benissimo, Gaia, a denunciarli. Io non li ho visti, finora.

Da ultimo, c'è la questione del “consenso”.

Capisco che ottenerlo di “default” sia un metodo non elegante, ma fatto sta che nella nostra civiltà (e in moltissime altre), non ci piace pensare alla morte.

E soprattutto non ci piace pensare al momento della NOSTRA morte.

E quindi facciamo finta che la cosa non debba accadere e ce ne freghiamo di predisporre le nostre volontà.

Questo accade per la donazione degli organi e quindi molta gente si rifiuta di prendere alcuna decisione. Ma la stessa cosa accade anche per le normalissime questioni testamentarie.

Pochissimi fanno testamento, lo sapevi? E sempre per lo stesso identico motivo: “Perché pensarci ora?” -(brivido)- “Ho tempo per decidere...” -(brivido)-.... “Sono ancora giovane!!!” -(brividone)-

E finisce che muoiono senza testamento.

Beh.... in quei casi che si fa? La legge fissa i criteri per la successione morti causa anche IN MANCANZA di un testamento.

Sostanzialmente fa la stessa cosa che fa per le donazioni di organi, ovvero: fissa delle regole generali, ma poi ti dice “Guarda che se non fai nulla le cose andranno così in automatico, ma se a te va di mandarle in modo diverso, allora DILLO e sarà fatta la tua volontà!!!”.

Tu ti sei mai sentita “offesa” per le regole di successione legittima???

Non credo.

E allora perché ti senti offesa ora?

Punto 3: esistono medici che trascurano un paziente in pericolo di vita per fruire dei suoi organi? Probabilmente si. Esistono.

E ripeto fino alla noia: vanno ingabbiati e la chiave va gettata via.

Che altro devo dire?

Ultima questione: Il Vaticano.

Questa parte (che pure doveva essere il CUORE della discussione) è stata trascurata fin dall'inizio.

Secondo me non è “normale” che l'organo ufficiale del Vaticano attacchi la posizione ufficiale della Chiesa.

Come mai è accaduto?

Ci sono posizioni di contrasto nella Chiesa? Quali sono le fazioni?

Il “Pastore Tedesco” sta preparando qualche sorpresa anche su questo fronte?

Non dimentichiamoci le posizioni che ha assunto: sempre meno “ecumeniche” e sempre più da “Chiesa al Fronte”.

Probabilmente crede che esasperare i conflitti religiosi sia un modo per compattare la Chiesa.

E forse ha ragione.

Mi piacerebbe saperne di più.

Ultima questione: quando i link non sono riferiti a un fatto specifico, ma contengono decine di pagine web non è comodo studiarseli tutti per trovare proprio quella questione che ci serve.

Per cui, Gaia, forse dovresti evitare di far riferimento a un link come “antipredazione”, perché è molto vasto e ci metto ore per trovare i casi cui tu fai riferimento.

Quelli che ho trovato sono riferiti a fatti assurdi, al limite dello sfasamento mentale, che nulla hanno a che vedere con la fondatezza del criterio di morte cerebrale, ma, tutt'al più, con casi di malasanità.

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