Re: Al Vaticano non basta la morte cerebrale

Inviato da  Notturno il 16/9/2008 17:43:23
Allora, cominciamo bene a distinguere:

a) stiamo dicendo che i medici (ed altri) stanno violando la legge e restano impuniti perché hanno interessi economici? Se è questo il nostro argomento, allora non c'è discussione.
Probabilmente molti loschi figuri lo fanno: vìolano la legge e con ciò sbagliano. Stop.

b) Stiamo dicendo, invece, che la legge sbaglia nell'individuare la morte cerebrale come morte dell'individuo? Se la risposta è si, allora dobbiamo discuterne, individuando 1) DOVE sia l'errore nel parametro della morte cerebrale e 2) QUALE altro parametro sostituirvi.

c) Stiamo, infine, dicendo che la legge sbaglia a fissare un termine, “tout court”? Cioè NON dovrebbe proprio fissarlo e lasciare che ogni individuo decida per sé? Se la risposta è si, allora non abbiamo proprio chiaro né il concetto di “legge” (che opera esattamente negli àmbiti tipo questo: ossia contempera l'interesse di un individuo con quello di un altro individuo e fissa i limiti ed i confini che devono restare validi per tutti), né abbiamo un corretto concetto di “convivenza civile” secondo il quale, a fronte di due interessi contrapposti si deve dare la precedenza a quello più meritevole di tutela, a scapito dell'altro.

Chiariti questi punti, andiamo ad esaminare la faccenda:

L'avventura di ZACK: il tuo link riporta SOLO IL RACCONTO DI ZACK! Non so più come dirlo, ma è solo la sua parola, non vi sono altri elementi. Per questo la ritengo poco credibile. Per questo e per un altro motivo più “convincente”: ma a te pare possibile che, a fronte di un errore simile l'ospedale non sia stato citato in giudizio e condannato????? NEGLI USA???? naaaaaaaa.... non ci credo ma manco morto! Lì, per avvenimenti mooooolto meno gravi ti citano e ti spellano vivo! Figuriamoci per una cosa come quella. Spiacente, ma non ci credo.
(Faccio notare che, se anche la faccenda fosse del tutto vera, rientrerebbe nel caso A) “violazione della legge”, e su questo, ripeto, non ho difficoltà a credere che possa accadere, ma non dimostra nulla, nel merito)
Lo stesso per quanto riguarda gli altri “casi limite” cui ti riferisci: non mi interessa molto (in questo frangente) sapere che qualcuno ruba, ma sapere se la legge sul furto sia giusta o no. Le argomentazioni che riguardano questo àmbito non hanno tanta rilevanza.

Tu dici: “La dicitura "Cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo", in realtà, è in contrasto con quanto avviene nella pratica medica.”, ma anche ammesso che fosse vero (cosa cui non credo)... con ciò?
La pratica medica, se vìola una legge, va punita. STOP.
Nessuna discussione, se non per dire che questi “signori” che vìolano la legge devono finire in galera.
Ma continui a discutere del punto “A)”, che come abbiamo detto riguarda il mancato rispetto della legge. E questo non ci è di nessun aiuto nel definire i due altri punti, ben più interessanti (“Morte cerebrale” = “morte dell'individuo”? - “La legge può fissare il confine o deve lasciare che lo decida ciascuno di noi?”)
Citazione:

Gaia ha scritto:
“A questo punto, o si mette mano alla legislazione, perché scritta a quel modo è in contrasto con le attuali pratiche di dichiarazione di morte --e conseguente eventuale espianto d'organi-- oppure si tiene la scritta così com'è e allora si complica ulteriormente la vita ai medici..
(Oppure si apre un dibattito pubblico e si lascia che le informazioni circolino liberamente, in modo che finalmente la gente possa farsi una sua idea, senza essere imboccata con bocconcini preconfezionati da altri che decidono cosa si deve sapere e cosa no).”


Perdona la mia franchezza, ma che razza di modo di pensare è questo?
Premessa: legge e pratica non coincidono. 3 ipotesi: a) cambiare la legge, b) complicare la vita ai medici, c) lasciar fluire le informazioni.

Ma che logica è mai, questa?
La tua premessa (ammesso che sia vera) prevede solo due possibili conseguenze: a) cambiare la legge, b) farla applicare ai medici e punire chi non la applica, ma questa seconda ipotesi non significa “complicare la vita ai medici”!
Significa farli lavorare come devono. Punto e basta. Che sarebbe questa “complicazione”??? Non ha senso: è come dire: siccome le leggi sull'edilizia non vengono rispettate allora possiamo: a) cambiarle, b) complicare la vita ai costruttori che fanno crollare i palazzi. E' assurdo!

E la terza ipotesi? Il dibattito? Che si faccia! Se sono qui dimostro di apprezzarlo, no? Non spetta a me né a te farlo diventare un dibattito a livello nazionale o mediatico, ma, per quel che vale, concordiamo appieno.

Tutto ciò che dici in merito all'utilizzo di tecniche invasive dannose (iniezione di liquido di contrasto in eventuali casi di edema cerebrale, ecc...) o dei fondi che vanno a chi supera un certo numero di espianti o,in generale sul conflitto di interessi che porta a commettere azioni riprovevoli, rientra sempre e solo nel caso “A)” (violazione della legge) per cui, pur indignandomi con quanto fatto da “quei signori”, sono costretto a ripetermi di nuovo: “E con ciò? Si faccia rispettare la legge e fine della questione”.

Citazione:

Gaia ha scritto:
“Quello che sostengo è che da decenni fior fior di medici in tutto il mondo contestano la validità del criterio della morte cerebrale, “


No, mi spiace, ma tu, almeno fino ad ora, non hai sostenuto questo: hai solo sostenuto che ci sono interessi così grossi che molti medici commettono abominii per danaro, per interesse, per viltà o per ignobiltà. Cosa che, ripeto, mi fa orrore, ma non sposta il problema della correttezza del criterio “morte cerebrale” o della “liceità della legge nel fissarne uno”.

E ora finalmente ci avviciniamo: correttezza del criterio di morte cerebrale (alleluia) – punto “B)” di quelli sopra elencati.

Vediamo quali sono gli argomenti che vengono portati per confutare la morte cerebrale: (dal link che ho postato e che tu hai ripreso):

Citazione:

“I fatti più eclatanti a tal proposito sono offerti da donne in gravidanza, le quali pur trovandosi in condizioni di morte cerebrale totale o del tronco encefalico possono “sopravvivere” e continuare la gravidanza, purché restino collegate alle apparecchiature per la ventilazione artificiale.”

E, in altra parte dell'articolo (pagg. 16 e 17) si legge:
Citazione:
...
In primo luogo, in molti pazienti in stato di morte cerebrale determinato mediante i test in uso, è conservata la funzione endocrino-ipotalamica: ciò vuol dire che in alcuni pazienti dichiarati cerebralmente morti persiste l’attività ormonale della ghiandola ipofisi e del centro nervoso (l’ipotalamo) che la controlla, e quindi permane in essi la regolazione dell’attività ormonale; in secondo luogo, in molti pazienti che si trovano in tale stato è possibile registrare tramite elettroencefalogramma una debole attività elettrica localizzata in alcune zone della corteccia cerebrale, destinata a spegnersi entro 24-48 ore; in terzo luogo, alcuni pazienti continuano insospettatamente a reagire agli stimoli esterni, come dimostra ad esempio l'aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna a seguito dell’incisione chirurgica eseguita per procedere al prelievo degli organi (queste rilevazioni si riferiscono a casi di pazienti dichiarati cerebralmente morti in base ai criteri britannici, di tipo soltanto clinico e riferiti allo stato del tronco encefalico); in quarto luogo, in molti pazienti definiti cerebralmente morti sono conservati i riflessi spinali, la cui presenza/assenza era tenuta in considerazione nel Rapporto di Harvard e negli anni immediatamente seguenti.”




Preliminarmente, diciamo subito che se sussiste una "debole attività elettrica cerebrale", allora siamo fuori della legge: essa, infatti, prevede la "fine di ogni attività cerebrale".

Orbene, i dott.ri Rosangela Barcaro e Paolo Becchi (o Becchì) dicono che alcune funzioni ormonali o organiche non cessano dopo la morte cerebrale (omeostasi dei liquidi, variazione della frequenza cardiaca in relazione al dolore, riflessi spinali, ecc...

E con ciò? Questo lo avevamo già detto prima: alcune funzioni corporee si spengono più lentamente di altre e permangono anche DOPO la morte cerebrale. Alcune persino dopo la MORTE CARDIACA (capelli e unghie che continuano a crescere).
Ma io non me la sento di chiamarla “vita” una condizione in cui il corpo è solo un guscio vuoto, una massa di carne, senza quella funzione fondamentale perché un uomo lo si possa considerar tale: la funzione cerebrale.

Non si tratta di una “parzialità” della condizione umana, ma di una vera e propria “assenza”.
E' come una macchina, un meccanismo, un automatismo biologico, che serve di supporto a quel marasma di pensieri, relazioni, parole, idee, esperienze e memorie, che insistono nella funzione cerebrale.

Chi di noi si sentirebbe di chiamare “vita” uno stato di morte cerebrale e di corpo ancora funzionante?

La riprova dell'assurdità di quel che si afferma da parte dei dottori Barcaro-Becchi è che se fosse vera la loro tesi, allora, per poter dichiarare la morte dell'organismo, bisognerebbe attendere la morte di ogni funzione, di ogni singolo organo e di ogni singolo organismo che vi vive in simbiosi (batteri che digeriscono il cibo, singole cellule, ecc...), ossia, in fin dei conti, bisognerebbe attendere il totale disfacimento del corpo.

E neanche allora!!! Alcuni batteri, infatti, resterebbero ancora vivi! Quali di essi sono da considerare “essenziali” al concetto di organismo umano? Solo quelli digestivi? O anche quelli che coprono la nostra pelle? Solo alcuni? Quali?

Tutto questo è folle.

Tutto questo è solo l'espressione della paura di essere espiantati PRIMA che si sia superato quel “punto di non ritorno” cui la legge fa riferimento.

Non lasciamoci guidare dalla paura: abbiamo ancora il nostro bel cervello, giusto? Beh, usiamolo.

Sai, Gaia, secondo me tu dici di non avere una posizione e di voler solo “capire”, ma da come parli tu sembri esprimere una posizione ben precisa (e lo fai molto bene ).

Tu chiedi due cose: a) informazione libera (e su questo concordo al massimo) e b) Libertà di scelta individuale sul concetto di morte.

Questa tua seconda richiesta, a parer mio, è ingiusta e illogica.

Scegliere di considerarsi morti solo dopo il disfacimento del proprio corpo (o in base a qualunque altro criterio assurdo, magari basato su vaneggianti concetti filosofici, new age, religiosi, stregonistici o che altro) significherebbe sottrarsi ai trapianti con una motivazione ingiusta.

E questo farebbe la differenza tra la vita e la morte per un individuo REALMENTE VIVO! Non “forse vivo” o “parzialmente vivo” o “probabilmente vivo” o “supposto vivo” o “tantricamente vitale”, ma VIVO, con figli da accudire, relazioni, affetti, ecc...

Per cui, se volete solo GARANTIRE che i medici e gli altri bastardi che espiantano a sbafo non continuino a commettere abominii, io vi seguo e vi do ragione, ma se volete affermare che il criterio di morte cerebrale sia sbagliato, allora non ci siamo.

Citazione:

Sia chiara una cosa, fondamentale: un conto è parlare di definizione scientifica di morte, e tutt'altro conto è parlare di morte in relazione alla qualità della vita. Sono due aspetti profondamente diversi.


Ma è proprio QUESTO il problema: se ti fermi ad analizzare il concetto di “morte”, ti accorgerai che non è un evento “puntuale”, ma un vero e proprio “processo”, un qualcosa che accade progressivamente, di cui è facile definire il “prima” e il “dopo”, ma non il “momento preciso in cui accade”.
Prima si ferma qualcosa, poi qualcos'altro, poi cessa questo, poi quello e, quando infine cessa “tutto” (e sto usando un termine molo generico), ti accorgi che il corpo non c'è più.

Quel che si può fare, per individuare un “momento puntuale” è definire il concetto di “essere umano” e capire quando quell'organismo cessa di esserlo. Non puoi far riferimento alla cessazione di TUTTE le sue funzioni, altrimenti dovrai prendere in esame l'intero processo della morte, che perdura per un periodo lunghissimo, giorni, settimane e mesi anche DOPO la cessazione della funzione cerebrale, cardiaca, vascolare, omeostatica, ipofisaria, ecc....

Nessuno, credo, potrebbe definire “vivo” un corpo in cui il cuore non batta, il cervello è fermo da giorni, ecc.... Eppure alcune funzioni continuano: l'ultimo pasto viene ancora digerito, alcune sostanze continuano ad essere trasformate, al suo interno, come quando era ancora vivo.

Che facciamo? Gli facciamo ancora pagare le tasse e l'abbonamento RAI?

Il nostro cervello muore definitivamente? Ok, il corpo continuerà a vivere. Ma con ciò? Che cosa staremo tutelando? Un fegato che funziona? Un cuore che batte? Un ipotalamo che fa il suo dovere? Certo. Ma di sicuro non staremo tutelando un essere umano.

Sarebbe come attribuire ad un organo la stessa “dignità” riconosciuta al tutto.

Sarebbe come dire che la legge tutela la gamba di qualcuno e non QUEL qualcuno che ha una gamba.

Senza contare che, se passasse quella strana teoria, allora potremmo trapiantare solo quegli organi che sono considerati “morti”, salvo a renderci conto che un organo morto non può essere trapiantato.

In buona sostanza, cara Gaia, un essere umano è difficile da definire (cosa che sto sostenendo sin dall'inizio), così come difficile da definire è un concetto di “morte” come fatto “istantaneo”.

Alla fine, dobbiamo necessariamente definire cosa sia “vita” in modo approssimativo, facendo riferimento alle funzioni più importanti, che ne definiscono le connotazioni fondamentali e, con questo criterio, sfoceremo necessariamente in qualcosa di molto simile a quel concetto di “qualità di vita” che tu tanto aborri.

E' la stessa difficoltà che alcuni risolvono facendo riferimento a un elemento intangibile e (forse) inesistente, chiamato “anima”.

Ecco perché era così interessante il fatto che ci fosse un contrasto in seno al Vaticano (in senso lato).

Perché si sarebbe riproposto (e vedrai che accadrà) lo stesso problema che si era presentato quando i cattolici hanno dovuto definire il concetto di “nuova vita”, individuandolo nell'unione tra spermatozoo e uovo.

E' arbitrario, come qualunque altro concetto “istantaneo” di vita e di morte.

Quel che la legge si limita a fare è verificare che, una volta morto il cervello, quell'essere umano non tornerà mai indietro. Non farà mai più nessuna di quelle cose che, nel loro insieme, ci portano a dire “quello è un essere umano”.

Il suo corpo forse si. Ma lui no.

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