Re: Al Vaticano non basta la morte cerebrale

Inviato da  _gaia_ il 3/9/2008 15:52:50
L'argomento è intricatissimo, in effetti. La legislazione italiana è complessa e piena di tranelli, nel migliore stile italiota; ma al di là di questo 'contributo' del legislatore italiano, resta la riflessione sul tema centrale, che è la riflessione suscitata appunto dall'articolista dell'osservatore romano: e cioè la questione della definizione di morte cerebrale come morte tout-court di una persona.

L'articolo di Lucetta Scaraffia è fatto bene a mio avviso. Nel senso che lo trovo molto interessante, mette in luce alcuni nodi fondamentali, e questo al di là della questione che riguarda strettamente il vaticano e la dottrina cattolica. Per chi vuole leggerlo (consiglio), è qui:

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#2

Tornando invece all'aspetto che hai sollevato tu: proprio per questo scrivevo più sopra "mi stupisce questa nuova posizione" (non del vaticano come scrissi, comunque). Voglio dire.. Alla buon'ora! e che cavolo. Concordo infatti quando scrivi < non si spiega come finora il vaticano abbia potuto accettare la definizione di morte cerebrale fornita dal rapporto di Harvard >

Credo che il vaticano si trovi in una posizione terribilmente imbarazzante su questo tema: è evidente che per un cattolico i criteri di Harvard siano in contrasto con la sua idea di persona, eppure il vaticano li ha accettati. Implicitamente, of course, ma li ha accettati. E continua a farlo.

E dunque, com'è che ci si sveglia solo ora, dopo 40 anni?
O meglio: bisognava attendere la buona volontà di una giornalista per far emergere, per parlare apertamente, finalmente, di quello che è un punto spinosissimo per la dottrina cattolica e quindi per la vita quotidiana di tutti i credenti?
Il vaticano continua ad avere un atteggiamento troppo ambiguo in proposito.

Ad ogni modo, se per parte mia di quanto stabilisce il vaticano in materia di dottrina della persona non può fregarmene di meno, ritengo che quell'articolo sull'osservatore romano meriti una profonda riflessione a 360°. Perché è un tema che riguarda ciò che di più intimo abbiamo: il controllo del nostro corpo e il diritto a stabilire cosa farne.

Come detto, altrove c'è un dibattito a tratti molto acceso all'interno della comunità scientifica. In italia questo dibattito è tabù.
Non vi viene la curiosità di chiedervi perché?

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