Re: L' angolo delle cose che non si sa se ridere o piangere

Inviato da  ivan il 6/9/2013 5:10:07
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Dal “Vaffanculo Day” che l’8 settembre del 2007 lanciò nella storia della Repubblica un movimento destinato a grande successo elettorale al “C’hann scassat’o cazzo” della senatrice Mussolini Alessandra del PDL il tracciato del discorso politico italiano aperto dall’aratro di Berlusconi con il suo indimenticabile appellativo di “coglioni” (2006) agli elettori di sinistra continua nella sua involuzione verso la sottocultura da C.A.R.. Il Centro Addestramento Reclute, per i giovani cresciuti dopo l’abolizione della leva obbligatoria.
Non è naturalmente il vocabolario che scandalizza, essendo ormai sdoganate nel linguaggio pubblico espressioni che da “figata” a “cazzata”, da “fottere” a “stronzata”, sarebbero valse sganassoni e paternali appena una generazione fa se non licenziamenti e perdite di posti di lavoro, magari in quella Rai nella quale, ancora nei tardi anni ‘50 i censori vietavano l’uso dell’espressione “camera da letto”, per non suscitare nel pubblico immagini libidinose. Chi scrive è cresciuto nella casa di un giornalista che abitualmente parlava come un carrettiere, si diceva allora, dfendendosi con la teoria della vaccinazione: meglio che i bambini sentano le parolacce in casa, così non fanno impressionare da chi le dice fuori.
Non mi impressiona infatti il continuo ricorso alla coprolalia e alla necrofilia, all’impiego ossessivo di espressioni scatologiche, urologiche, pornografiche e macabre che oggi punteggiano discorsi e proclami, in un sabba di zombie, pezzi di merda, stronzi, minchiate (magari scritte con la “k” per arguta raffinatezza) che hanno portato anche il direttore di un quotidiano con qualche pretesa di sussiego intellettuale come “il Foglio” a definire “cazzona” la sentenza della Cassazione contro il perseguitato politico XXXXX
Il dato impressionante è che il turpiloquio sta ormai divenendo la forma esclusiva di colloquio e di eloquio, il surrogato stenografico di ogni possibile ragionamento.Non è una manifestazione più moderna, sbrigativa e popolaresca di interloquire, ma è il rifiuto di dialogare, di pensare e di riflettere. Mandare qualcuno affanculo, bollarlo di escremento, dipingerlo come cadavere ambulante preclude ogni risposta, nega qualsiasi discorso .....
Non è una maniera incivile di rapportarsi, è una maniera a-civile, che nega la natura stessa di ogni possibile civiltà. Segnala quello che vediamo ogni giorno, che leggiamo negli Asocial Network, nei blog, vale a dire la atrofia del pensiero sostituita dal pernacchio e dall’insulto che non permetta replica, perché tradisce la paura di ricevere una risposta che spiazzi o costringa a ripensare . E’ la manifestazione della collettiva regressione italiana a una fase di infantilismo che richiederebbe non un leader politico per essere risolta, ma uno psicoanalista.


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