Re: Pulizia etnica dei culattoni! Oh, mio Dio!

Inviato da  sitchinite il 12/8/2007 1:39:47
C' é un precedente storico poco conosciuto....

http://www.oliari.com/ricerche/cuba.html


Le notizie sulla condizione politica e sociale degli omosessuali cubani arrivano confuse ed oscillanti e vedono un giorno riconosciuti i diritti delle persone omosessuali e l’impegno del governo per l’aiuto ai transessuali, un giorno l’applicazione rigida dell’articolo 303 del codice penale, che ancora oggi condanna la “pubblica manifestazione dell’omosessualità”.

La persecuzione dei gay nella Cuba comunista inizia negli anni Sessanta, dopo il consolidamento del regime castrista instaurato nell’isola caraibica e lo stesso dittatore andava affermando che “una deviazione di questa natura si scontra con il concetto che noi abbiamo di come dev’essere un militante comunista.. nessuno ci convincerà mai che un omosessuale possa avere in sé le condizioni e le esigenze di condotta che ne potrebbero fare un vero Rivoluzionario, un vero Comunista militante...”.

L’omosessualità, come in Unione Sovietica, veniva ad essere considerata un problema politico e sanitario ed i gay erano visti come dei controrivoluzionari.

In occasione del primo Congresso di Educazione e Cultura del Partito comunista cubano (PCC), tenutosi nell’aprile del 1971, venne addirittura stabilito, come riportava Granma, l’organo ufficiale del Comitato Centrale del PCC, che “il carattere socialmente patologico delle deviazioni omosessuali va decisamente respinto e prevenuto fin dall’inizio... E’ stata condotta un’analisi profonda delle misure di prevenzione ed educazione da mettersi in effetto contro i focolai esistenti, inclusi il controllo e la scoperta di casi isolati e i vari gradi di infiltrazione... Non si deve più tollerare che omosessuali notori abbiano influenza nella formazione della nostra gioventù... Severe sanzioni siano applicate coloro che corrompono la moralità dei minori, depravati recidivi e irrimediabili elementi antisociali, ecc.”.

Sta di fatto che fu incaricato il procuratore militare generale Ernesto Guevara, detto “el Che” (lo stesso che si trova sulle bandiere e sulle magliette dei militanti che partecipano ai gay pride italiani) di allestire campi di detenzione e di lavoro forzato per gli oppositori politici e fra essi migliaia di omosessuali.

Negli UMAP (“Unidades Militares de Ayuda a la Producción”) vi finirono artisti di spettacolo, poeti e gente di cultura e per gli omosessuali in particolare era riservato un trattamento disumano. Solo nel 1965 i campi ospitavano una popolazione di 45.000 internati.

Pur di rendere “virili” i gay cubani si era addirittura arrivati ad obbligarli ad un addestramento militare durissimo e comunque ad essi era tolto ogni diritto ed ogni tipo di libertà.

Per prevenire la diffusione dell’omosessualità nelle scuole venne addirittura allestito un campo d’internamento per giovani omosessuali di età compresa fra i 12 ed i 15 anni e non ci vuole certo molto ad immaginare quali danni psicologici, oltre che fisici, possano accompagnare oggi i reduci.

Molti omosessuali, specie se “pizzicati” in rapporti d’intimità in luoghi pubblici o se colti nel tentativo di organizzarsi come associazione, furono imprigionati i celle sporche, sovraffollate e dal calore insopportabile, e vennero torturati.

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