Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  nessuno il 21/9/2007 19:20:06
Riprendo da una questione (per me) fondamentale:

Mooolto tempo fa, Prealbe scrisse:

"Da una parte abbiamo una comunità - che significa tante persone - la quale, giusto o sbagliato, ha trovato il suo equilibrio funzionale che comprende, giusti o sbagliati, tradizioni, usanze, codici etici, leggi, obblighi reciproci e quant'altro (i quali, per la maggior parte, si fondano su una interiorizzazione profonda di modelli di comportamento condivisi praticamente, piuttosto che su elucubrazioni attorno alle teorie morali).

Dall'altra abbiamo Messer l'Individuo che, non avendo sottoscritto alcun contratto dall'Illustrissimo Signor Notaro in presenza dei Messeri Testimoni (obbligatori per legge in numero di tre), ma essendosi limitato a nascere e crescere in quella comunità, ad un certo punto, tediato dall'esistenza di obblighi e limitazioni per lui incomprensibili, decide di fare come meglio gli pare, strafregandosene di tutto quel mare di fesserie su cui gli altri hanno semplicemente plasmato la loro esistenza: ché, è un problema suo? No, certamente no.

La comunità - cioè altri molti individui - é un attimo in dubbio tra due possibili reazioni:

1) Scusarsi collettivamente col Messere per avergli procurato involontariamente tanto fastidio con la propria esistenza e sciogliersi prontamente come comunità per non importunarlo ulteriormente.

2) Prenderlo a calci nel culo - in senso più o meno figurato - fino a che non la pianti di creare problemi al funzionamento della comunità - cioè alla vita di altri molti individui - con le sue individuali ed egocentriche pretese.

Quale delle due (giusta o sbagliata) sarà più sensata, nell'ottica della comunità, cioè degli altri molti, molti individui che non sono il Messere Recalcitrante ma con lui convivono? Io lo so, ma non lo dico.


A differenza della tua comunità, in questa società si può scegliere una "terza via" (no, Blair non c'azzecca nulla!): sei perfettamente libero di mandare tutti a quel paese, decidere che gli altri hanno torto marcio e vivere come cacchio ti pare (che credo sia poi quel che fai, concretamente, tutti i santi giorni) senza che alcuno ti pigli a calci in culo per questo

La differenza sta tutta lì. E non è una differenza da poco.

Inoltre, non ho capito perché ce l'hai tanto con questa orrida bestia chiamata "individualismo". Uno dei cardini dell'individualismo sta nella massima: "Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole finché le sue azioni non danneggiano direttamente qualcun altro". Se ti pare poco...
Basterebbe questo, e puoi mandare a quel paese leggi, stati, poliziotti, entità collettive varie, ecc. ecc. ecc.

Buona vita

Guglielmo

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