Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  nessuno il 12/9/2007 9:46:29
Arturo, ben lieto di "sorbirmi" post di questo genere!

Tu scrivi
Citazione:
Posso DI NUOVO sbagliarmi , ma non credo che si stia dissertando sulle conquiste sociali, avvenute nel corso dei secoli, determinate sia dallo sviluppo della scienza e della tecnica ( a cominciare dalla ruota passando per il papiro, l’inchiostro, le vie di comunicazione, la stampa , la macchina a vapore, la penicillina.. fino a giungere alla radio alla bomba atomica alla TELEVISIONE e non si sa a cos’ ALTRO ancora, ..) sia, parallelamente, da quello del pensiero filosofico da Democrito ai giorni nostri


Per come vedo io la questione, però, sviluppo della scienza, sviuppo della tecnica e sviluppo sociale non sono cose che si muovono indipendentemente l'una dall'altra. Gli antichi Romani il vapore lo conoscevano bene, e lo sapevano usare per molti scopi. Ma non hanno mai costruito una macchina a vapore. E nonn perché mancassero loro le conoscenze sientifiche o le possibilità tecniche. Semplicemente, in un'organizzazione sociale che comprende la possibilità di utilizzare il lavoro degli schiavi, non ha molto senso cercare di sostituire al lavoro umano quello delle macchine.
Spero di riuscire a farmi capire. Non sto parlando di "colpe" della struttura sociale comunitaria. Sto solo avanzando l'ipotesi che quel tipo di struttura sociale, assieme ad una serie di vantaggi, possedesse anche una serie di svantaggi. E che l'incapacità di adottare misure efficaci in termini sanitari, alimentari, produttivi, scientifici e tecnologici abbia avuto molto a che vedere con la struttura sociale allora predominante.


Citazione:
Penso piuttosto che, in uno dei suoi vari aspetti, la discussione tenda a dimostrare come - al contrario di quello socio-tecnologico in progressiva e velocissima evoluzione - il percorso “umano interno all’individuo" stia percorrendo – in questi ultimi tempi - un cammino d segno opposto


Tesi interessante. E legittima. Ma che andrebbe sostenuta non solo con argomentazioni sul "male di vivere", ma con dati, comparazioni, elementi concreti. E con un minimo di definizioni. Parlare di "percorso umano interno all'individuo" può significare molte cose. Può essere che per me abbia un significato e per te un altro. Nulla di male, anzi. Ma, se riesci a fare lo sforzo di rendere più espliciti i tuoi riferimenti, è più probabile che riusciamo a comprenderci a vicenda. Il che non significa essere necessariamente d'accordo. Né su una questione singola, né su altro.
Forse, sono differenti le modalità con le quali gli esseri umani percorrono le loro strade. E, percorrendo strade diverse, si arriva a destinazioni diverse. Che non è detto in partenza debbano essere peggiori.

Citazione:
Ne è prova l’ impoverimento della creatività, della fantasia, dell’originalità nelle arti e nei mestieri dove si riscontra l’abbandono del senso del “bello” e della spinta alla “ricerca autentica e vgorosa della comunicazione e della manifestazione di sé” oltrechè il degrado qualitativo di moltissime espressioni della vita sociale e di relazione di ciascuno scompaginate dal costante ed indefinibile turbinìo di stimoli mutevoli e contrastanti





http://www.italianarea.it/index.php/Gabriele_Di_Matteo/?idartista=1185547501#p

http://www.artemotore.com/scrittori.html

Ma il Pirandello che ami tanto citare, fa parte anch'egli di questo tuo giudizio così negativo? E Alda Merini? E Ozpetek? E Amartya Sen? Il mondo non è popolato solo da Mastella.



Io, sinceramente, non lo vedo questo "impoverimento" del quale parli. Mi pare che siano oggi decisamente più fruibili e disponibili occasioni di espressione di sé che, semplicemente, vengono declinate in forma diversa rispetto al passato.

Con i graffiti


il tatuaggio

L'abbigliamento


L'acconciatura


Ora, se tu ne dai una valutazione personale del tipo "a me non piace questa roba", è un conto. E' legittimo. Ma se mi dici, invece, che esiste meno creatività, poesia, espressione di sé oggi rispetto ad un tempo, mi pare che hai torto.

Citazione:
Ciò si traduce in un sempre più accentuato senso di frustrazione, disillusione,,sconforto, pessimismo. insicurezza determinati da una diffusa mancanza di progettualità che spingono l’individuo a raggomitolarsi nel proprio IO e a ridurre fino a soffocarla “l’ apertura” verso l’altro da sé che è portato ad identificare come “alieno” o come “nemico” o comunque “estraneo a se stesso”


Ma, se fosse vero quel che affermi, come lo spieghi il fenomeno del volontariato, delle cooperative sociali, delle ONLUS, della diffusione del Servizio Civile, della continua attività di costruzione di reti promossa a partire da singoli? Come si spiega "Luogo Comune"? Come si spiega che negli USA, tanto spesso additati come la patria dell'individualismo, le attività di volontariato raccolgono una grandissima adesione? Come si spiega che a costruire immagini dell'altro come nemico sono soprattutto persone come Borghezio, che spinge per un progetto politico localista/comunitario?


Poi continuo

Buona vita

Guglielmo

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