Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 29/8/2007 0:54:57
Guglielmo
Citazione:
Ok. Il catalogo è questo...
1) Comunità: potresti gentilmente portare qualche esempio concreto di collettività che rispondano alla definizione che dai del termine? (Non intendo discutere "de minima", quindi non mi interessa se gli esempi che porterai non rispecchieranno "in toto" la tua definizione. Tra ideale e realtà esiste sempre un certo scarto. Proprio per questo ti chiedo di portarmi degli esempi; perché, probabilmente, uno non basterà)
2) Pensiero comune
3) Coscienza di gruppo
4) Volontà collettiva
5) Elementi significativi in comune
6) Vincoli reciproci
7) Interferenza continua tra di essi.

Oh capperi! Un’interrogazione in piena regola! Bene, puoi prendere ad esempio, senza bisogno di dettagliare particolarmente, la stragrande maggioranza delle comunità preindustriali. In esse troverai generalmente presenti le caratteristiche citate.

Citazione:
Su Cristoforo Colombo e consimili:
E' davvero curiosa, per me, la tua reazione e il taglio che dai alla discussione, riguardo a questo punto. Confondi (non so quanto deliberatamente, a questo punto) espressione letterale e significato metaforico. Quindi mi trovo costretto a volare più terra-terra (o, perlomeno, dato che mi hai velatamente accusato di non calarmi nella realtà, provo a farlo).

Non confondo niente, Guglielmo: sei tu che non cogli qualcosa nella mie domande. Spero che non avrai interpretato che ti stavo chiedendo letteralmente se ognuno di noi potesse essere il personaggio storico Cristoforo Colombo: dimmi di no, per favore.

Citazione:
Far nascere un figlio, e allevarlo fino a che non sia un individuo, una persona autonoma, è un'avventura anche più grande di quella di Cristoforo Colombo. E' la manifestazione migliore della creatività e dell'avventurosità umane. Lo si fa "al buio", ignoranti di ogni futuro. Eppure, la stragrande maggioranza degli esseri umani che hanno figli, considerano questo viaggio (compiuto sempre senza bussole né carte nautiche) affascinante e bellissimo. E, per giunta, riescono - molto spesso - anche ad avere successo in questa avventura.
E non mi pare sia né "spietato", né "criminale".

Qui stai mischiando (non so quanto deliberatamente, a questo punto ) un po’ le carte. Nel caso dell’esperienza genitoriale, buttare a mare le “bussole” e le “carte nautiche” significa non tenere conto dell’esperienza maturata da chi è stato genitore prima di te, rinnegare il sapere consolidato in proposito nella tua cultura per potere esprimere liberamente te stesso, sottoponendo contestualmente tuo figlio, nelle cose pratiche come nell’educazione, al tuo dilettantismo. In ciò, mi consentirai di continuare a cogliere un quid sia di “spietato” sia di “criminale” (notare le virgolette, prego). E mi consentirai anche di rilevare che - altrettanto spesso se non di più dei tuoi “genitori dilettanti di successo” - ci sono genitori creativi che nei confronti dei figli compiono autentici disastri. Che poi saranno questi ultimi a scontare.

Citazione:
Nei fatti, sì. Qualunque modello sociale (essendo necessariamente un "valore medio" delle preferenze individuali) sarà simile ad un vestito acquistato al supermarket. E la differenza con quelli fatti su misura è notevole. Comunque, mi basterebbe diminuirne il più possibile effetti e presenza, dato che non sono dio.

Guglielmo, a meno che tu non stia pescando dal Libro delle Metafore aprendolo a casaccio, puntando il dito e copiando la prima che ti capita, penso che saprai cogliere senza bisogno di un mio aiuto la sostanziale differenza di forza espressiva tra l’immagine evocata da un “letto di Procuste” e da un capo pret a porter; la prima è drammatica, la seconda del tutto insignificante. E dubito che si possa ritenere un abbigliamento pret a porter particolarmente lesivo dell’individualità umana o chissà quale tortura per chi lo indossi.

Quindi, deciditi: la comunità è un “letto di Procuste” o semplicemente un modo di vestire come quello di cui tutti facciamo quotidianamente ordinaria e per nulla traumatica esperienza?

Citazione:
Sulla base dell'esistenza del mio corpo, quantomeno. Che è cosa di cui non è possibile dubitare, e che non richiede alcuna esperienza. Si impone da sé come dato. Ma può darsi tu appartenga alla schiera dei puri spiriti, per i quali, in effetti, assumere se stessi come base di partenza risulta oggettivamente difficoltoso.

Cioè, tu stai affermando l’uguaglianza tra il e il proprio corpo? E anche che il proprio corpo non richiede esperienza? No, vero? E’ solo che stai cercando di recuperare la contraddizione tra “la lanterna del nonno” e “la ragionevole sicurezza in te stesso” a prescindere dall’esperienza, eh?


Prealbe

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