Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 18/8/2007 13:11:38
Seconda parte.

Paxtibi
Citazione:
Quindi questa "entità sovraindividuale" (qui dalla letteratura stiamo passando alla religione) - che è bene ricordarlo, nel mondo fisico altro non è che un certo numero di essere umani - possiede caratteristiche sue proprie, che non rispecchiano quelle degli individui che la compongono: hai qualcosa, possibilmente verificabile sperimentalmente, a sostegno di questa teoria, o possiamo relegarlo nel campo metafisico e dimenticarcene?

Mah, guarda Pax, mi pare che due o tre studi di sociologia ("sociologia", Pax, non "religione" né "uncertonumerodiesseriumanilogia") siano stati prodotti. Tali studi sono anche stati probabilmente di qualche utilità a quei regimi che ti piace tanto citare quando devi contraddirmi. Non saprei dirti sulle verifiche sperimentali (Anche perché non sei preciso nella tua richiesta: dovresti specificare la tipologia di esperimento che vorresti. Spero, per la stima che ho della tua intelligenza, che non pensi alla verifica in laboratorio delle dinamiche sociali: no, vero?), ma dai risultati ho come l'impressione che qualche fondamento ce lo possano anche avere.

E, scusami se te lo faccio notare, ma riportare, a proposito delle caratteristiche della comunità, "che non rispecchiano quelle degli individui che la compongono" quando io ho scritto "non specchia esattamente le loro caratteristiche individuali" mi suona di leggerissima dison… leggerissima scorr... leggerissima parac…

Vabbé, non mi viene la parola. Lasciamola cercare a chi leggerà. Sono certo che la troveranno.

Citazione:
Per esempio, una "famiglia" decide di avere un figlio indipendentemente dalla volontà dei suoi componenti, oppure un gruppo di amici finisce al cinema anche se i suoi componenti volevano andare al pub o al night. Poveri noi!

Oppure, hai visto mai, si finisce al cinema come desiderato, ma non a vedere esattamente il film che ogni membro del gruppo sarebbe andato a vedere se avesse scelto per conto proprio. E non è affatto escluso che il film scelto non rappresenti la "prima scelta" per nessuno degli astanti. E che dunque la "volontà collettiva", come dicevo, non rispecchi "le singole volontà dei propri membri".

Citazione:
Ma quel tipo di comunità non esprime mai volontà collettive condivise da tutti che non siano la soddisfazione di esigenze elementari: vitto, alloggio, sicurezza. Esigenze che nessuno ovviamente rifiuta e che non è necessario quindi imporre. Per il resto, esprime molteplici volontà collettive espressione di molteplici gruppi di persone al suo interno. E non si vede un motivo logico per cui una di queste volontà particolari dovrebbe essere scelta come volontà collettiva di tutta la comunità. Lo potrebbe essere se nei fatti fosse condivisa da tutti i suoi membri. Per esempio, possiamo pensare alla costruzione delle cattedrali medievali, a cui partecipava tutto il villaggio, ma non è un caso se c'era la religione di mezzo, cioè un sistema di accettazione acritica di norme comportamentali basate su dogmi indimostrabili.

Pax, ti prego! Ma che dici? Intanto le esigenze elementari che citi sono a livello individuale e si esprimerebbero anche in assenza di comunità. Dopodichè, è assolutamente evidente che qualunque gruppo superiore ala “coppia” possa comprendere in sé ulteriori gruppi (i quali tra l’altro possono anche intersecarsi in molti modi); ma non vuole dire per niente che essi abbiano volontà sostanzialmente alternative a (anche se non perfettamente coincidenti con) la volontà collettiva della comunità.

Alla fine dei conti, stante che la comunità è chiamata ad agire (quindi precedentemente a decidere in quale modo farlo) è comunque scontato che qualche volontà, non coincidente con ogni singola volontà dei membri, dovrà di fatto prevalere; in caso contrario sarebbero semplicemente la paralisi e il disgregamento. Alla fin fine la questione è puramente funzionale, operativa, assai più pratica che teorica. Se si approccia viceversa dal lato della perfetta aderenza di ogni decisione della comunità ad ogni singola individualità, la partita è persa in partenza e la comunità non può sussistere e basta. Però, una volta che c’è, è il caso, per l’incommensurabile investimento di vita che i suoi membri hanno fatto nei suoi confronti, che la si faccia andare avanti; e se qualche membro troppo originale si mette ad ostacolare più di tanto il corso delle cose, i “calci in culo” sono perfettamente pertinenti e praticabili.

Citazione:
Certo che sono aberrazioni, ma la tua non è una risposta: io ti ho indicato dove sta la radice di questa aberrazione, per la precisione proprio nel tipo di ragionamento da te proposto. Rispondere che queste sono aberrazioni non è una confutazione: tu certo non hai proposto apertamente, ad esempio, la deportazione dei dissidenti, ma questa è una delle conseguenze logiche dello stabilire che il pensiero di alcuni è valido universalmente indipendentemente dalla verità o meno di tale enunciato e dalla sua effettiva universale accettazione.

Qualunque, qualunque cosa può subire un utilizzo aberrante; il quale non è una “conseguenza logica” manco per niente: è un utilizzo “aberrante” (“aberrante” -> deviante, anomalo) e tale rimane. Se si dovesse eliminare qualunque cosa si presti anche ad un uso aberrante, non ci rimarrebbe praticamente nulla (compreso quasi ogni parte del nostro corpo).

Citazione:
Curiosamente, in altro forum questo lo scrissi io mentre tu sostenevi il contrario, volevi "vietare tutte le armi" per risolvere il problema del crimine...

Io preferivo che le persone non si portassero ordinariamente al seguito né machete né kalashnikov; tu invece eri assolutamente favorevole.
E che si trattasse della strada maestra per “risolvere il problema del crimine” lo pensavi tu della tua posizione, non io della mia, se non ricordo male.

Adesso, ritorniamo in questa discussione?

(Comunque, per chi proprio fosse interessato, la discussione era “La libertà” e la questione era trattata nella seconda metà della stessa - da pagina 6 in poi, mi pare.)

Citazione:
In questo contesto, però, la metafora è fuori luogo: se il coltello è il linguaggio, tu lo stai già usando aggressivamente, utilizzandolo per imporre arbitrariamente agli individui volontà che non hanno espresso.

No, Pax, il “coltello” non è il linguaggio: il “coltello” è la comunità.

Citazione:
Infatti, proprio perché le regole che ordinano una comunità, per essere efficaci, devono essere condivise dai suoi componenti, e perché gli individui e le loro valutazioni non sono immutabili, queste regole cambiano, da sempre, in ogni tipo di comunità, seguendo l'evoluzione degli individui che ne fanno parte.

Seguendo l’evoluzione della comunità, non dei singoli individui. Non è affatto la stessa cosa.

Citazione:
Non solo: essendo il cambio delle regole scritte necessariamente successivo alla variazione delle valutazioni eventualmente intervenuta nella società, possiamo osservare diverse situazioni in cui una legge che non risponde più al sentire comune, semplicemente non viene osservata nonostante sia ancora in vigore, senza che questo provochi alcuno scandalo nei più; vedi, ad esempio, la proibizione delle droghe leggere. Ancora, come dicevo sopra, le uniche esigenze universalmente condivise se il comune denominatore è la posizione geografica sono quelle essenziali: qualsiasi norma riferita ad altre esigenze non potrà mai essere universalmente riconosciuta, proprio perché su tutto il resto gli uomini hanno opinioni diverse.

Si, Pax: se inglobi la conclusione nelle premesse, è proprio così. Se cioè dici che l’unica cosa in comune è la “posizione geografica”, l’unica cosa in comune sarà proprio quella. Chapeau! Solo che, ancora una volta, stai parlando non di comunità ma di folla: le definizioni (almeno di questi due termini ci sono) stanno nel primo post del 3D.

Citazione:
Sei proprio fuori strada: mischi tradizioni, morale, linguaggio con i codici e le leggi. Tradizioni e linguaggio non sono espressioni della volontà collettiva quanto il risultato di esperienze comuni protratte nel tempo, e il "rifiutarli" non comporta alcun danno alla comunità ma solo a chi le rifiutasse (ma non stiamo parlando di chi da un giorno all'altro decide che è sbagliato parlare in italiano e che dobbiamo passare al suomi...). Codici e leggi derivano ovviamente anch'esse dall'uso e dalla consuetudine, ma come detto appena sopra, essendo scritte rispondono con un ritardo più o meno lungo alle mutazioni di questa volontà. Quando questo ritardo è eccessivo, la norma decade de facto.

Buonanotte, Pax! Le tradizioni non sono espressione della volontà collettiva? Hai ragione, sono semplicemente espressione dell’identità collettiva. Ora, che la volontà abbia qualche rapporto con l’identità? Che magari spesso ne discenda? Chissà!

Citazione:
(Traspare tra l'altro una certa tua insofferenza per l'individuo e per le sue caratteristiche, come la possibilità di pensare in maniera assolutamente originale, che mi fa sospettare una certa asocialità da parte tua, o almeno un certo livello di misantropia. Ma andiamo oltre.)

Oh perbacco! Abbiamo, oltre alle lezioni di “linguistica bizzarra”, anche la psicanalisi omaggio partecipando a questo 3D? Ma allora è un vero affarone!

Citazione:
Guarda che la differenza tra comunità fondata sulla base di uno scopo condiviso e comunità definita geograficamente l'avevo già specificata. Comunque, in senso assoluto, non puoi affermare che la società preesiste all'individuo come hai appena fatto.

Cos’è che ho appena fatto, esattamente? (Tu saresti poi il promotore del “linguaggio scientifico”, nevvero?)

Citazione:
Nessuno lo nega. Immagina però se tale comunità non fosse stata costituita sulla base di un ideale o scopo coscientemente condiviso, ma solo sulla coincidenza spazio-temporale...

Immaginare non è minimamente necessario: la stragrande maggioranza (al limite della totalità) delle comunità esistite ed esistenti si sono costituite esattamente così. Se fosse un metodo così sballato dubito che sarebbe stato praticato tanto.

E ti rivelo un segreto: la coincidenza spazio-temporale è misteriosamente in grado di generare comunità piuttosto coese e con identità piuttosto precise; forse perché scaturiscono assai meglio dalla pratica che dalla teoria? Eh! grande e misterioso è questo mondo!

Citazione:
Ma il cambiamento è sempre conseguenza delle alzate d'ingegno di questo o quell'altro suo membro, alzate d'ingegno che, seppur provocando inizialmente reazioni di rifiuto da parte di chi vede messo in pericolo qualche suo vantaggio o privilegio (pensiamo alle resistenze del clero alle "alzate d'ingegno" di Galileo, o alla rabbiosa opposizione dei politici di fronte a qualsiasi ipotesi anarchica), una volta diffuse e largamente accettate cambiano inevitabilmente il sentire comune.

Neanche per sogno. Il cambiamento non origina affatto necessariamente da alzate d’ingegno individuali. Può essere - e, anzi, con assai maggiore probabilità e frequenza - una risposta della comunità ad un qualsiasi mutamento ambientale.

Citazione:
Parli di buon funzionamento della comunità: ebbene, questo sta proprio nella soddisfazione delle esigenze dei suoi membri, se non sono soddisfatti, se le norme della comunità rendono loro la vita difficile e non più facile, la comunità non sta funzionando e necessita di un cambiamento.

Ma no?!? Definito il “buon funzionamento della comunità” come “soddisfazione delle esigenze dei suoi membri”, se queste non vengono più “soddisfatte” non si ha più il “buon funzionamento”. Ah, però!

Citazione:
Non c'è motivo per cui il non riconoscere valido per sé un sistema di regole debba implicare uno spostamento fisico. Certo, se le norme che non si accettano mettono in pericolo la propria o l'altrui incolumità, è certamente buona cosa andarsene al più presto. Viceversa, se io non riconosco valide alcune regole, ma questo non provoca agli altri membri della comunità alcun danno, non si vede perché dovrei essere allontanato. Potrei andarmene, certo, se trovassi la situazione intollerabile, ma è un problema mio.

O sommo apologeta del “linguaggio scientifico”, devi definire “incolumità” e “danno” perché ti si possa rispondere. Messa cosi è troppo generica. Io spero solo, nell’attesa, che tu non voglia contemplare soltanto la sfera fisica.

Citazione:
Anche questa è una conclusione del tutto gratuita e priva di senso. Non si capisce perché qualcuno se ne dovrebbe andare visto e considerato che la comunità non è altro che la risultante dell'interazione dei suoi membri e del confronto continuo delle idee più diverse.

Ma guarda un po'! Le idee più diverse, eh?

Io invece dico che, al contrario, la comunità si regge su idee piuttosto omogenee; sicuramente sui fondamentali, e anche su molti altri aspetti. Altrimenti si rompe. E si torna alla folla.

Citazione:
Questa molteplicità di aspirazioni e di spinte di diverso tipo e la forma che ne deriva è esattamente la sostanza della comunità, che come l'uomo stesso è in continuo cambiamento per adattarsi alle variazioni delle esigenze in essa espresse.

L'uomo stesso è "in continuo cambiamento" una sega. L'uomo tende semmai alla stabilità (che naturalmente non è immutabilità) e al consolidamento di sé stesso, con tutti gli annessi e connessi. I mutamenti sociali e culturali, per essere metabolizzati adeguatamente e non creare semplicemente uno sradicamento, devono avvenire con tempi la cui misura si esprime più adeguatamente in generazioni che non in anni.

Questa idea dell'uomo "fluido", continuamente mutevole, è una sonora stupidaggine che può sussistere solo in questi tempi di spaesamento esistenziale, di uomo-massa, di folle.

Citazione:
E gli eventuali codici scritti di cui si è dotata devono rispecchiare tali variazioni, in caso contrario sarebbero gli stessi codici ad ostacolare il buon funzionamento della comunità, non rappresentando più l'espressione di esigenze collettive ma più probabilmente un ostacolo alla loro soddisfazione. Per esempio, le tasse per ottenere servizi sono certamente l'espressione di una volontà collettiva, ovvero la larga maggioranza delle persone giudica positivo pagare un sovrapprezzo sui servizi di cui ha bisogno per assicurarli anche ai meno fortunati. Ma nel momento in cui queste stesse persone giudicassero inique le tasse e insufficienti i servizi, è evidente che l'imposizione della tassa non sarebbe più un valore condiviso, che risponde alle esigenze dei membri della comunità, e tale imposizione non sarebbe altro che l'espressione di una comunità di persone più ristretta, all'interno della prima ma con volontà con essa contrastanti.

Si, le comunità cambiano. L’ho già detto io. Succede quando viene raggiunta una certa “massa critica”. Nel frattempo la comunità tende alla stabilità, rigettando giustamente (con più o meno “calci in culo”) le “alzate d’ingegno” che viceversa la destabilizzino.


Prealbe


P.S. SENTIERO... uomo di poca fede... Prealbe caduto nella trappola... Tsé!

P.P.S. E, Pax, siccome tu mi fai pubblicamente psicanalisi, mi concedo una considerazione personale: talvolta, a riconoscere di avere scritto una caxxata ci faresti migliore figura; quella che “i fiumi scorrono verso il basso” sarebbe un “ragionamento” è semplicemente indifendibile. Lascia perdere, ché puoi solo peggiorare la questione.

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