nessuno ha scritto:
Ciao a tutte/i
Tu Prealbe, sostieni che, per quanto esista un "qualcosa" di assolutamente individuale all'interno di ogni persona, questo "qualcosa", all'inizio della vita, è "potenziale" ed "informe" (almeno, io l'ho capito così il tuo ragionamento) e occorre il contributo della società per sgrossarlo e renderlo attuale.
Però, se guardiamo a quello che gli psicologi che studiano i bambini appena nati chiamano "temperamento", vediamo che il bimbi vengono al mondo con una serie di caratteristicheindividuali che non sono per nulla potenziali. In sostanza, i bimbi variano su nove dimensioni bipolari che riguardano:
a) Attivo/passivo
b) Regolare/irregolare
c) Adattabile/rigido
d) Intenso/calmo
e) Umore positivo/negativo
f) Distraibilità/concentrazione
g) Persistenza e durata dell'attenzione (alta/bassa)
h) Sensibilità percettiva (alta/bassa)
Le caratteristiche "istintive" presenti alla nascita sono talmente poco "potenziali" da consentire ad un neonato di riconoscere l'odore della madre e distinguerlo da quello di altre persone dopo 5 minuti dalla nascita.
Capisci come questo semplice fatto contribuisca a rafforzare il legame madre-figlio, consentendo la sopravvivenza del piccolo.
Quindi, io la vedo così: la presenza di elementi, anche forti, di individualità al momento della nascita (e, secondo alcuni, addirittura nelle fasi di vita fetale) non solo non impedisce, ma addirittura è fondamentale per la socializzazione. Chi vede solamente il lato individuale dimentica che, dal punto di vista energetico, gli esseri umani sono dei "sistemi aperti". Abbiamo bisogno degli altri, per esistere, fin da quando non c'eravamo neppure (nessuno di noi è in grado di autocrearsi, né di riprodursi da solo).
Buona vita
Guglielmo
x Prealbe da Nessuno
Alla fine, credo che io e te andiamo abbastanza d'accordo, nella nostra visione del (presunto) contrato individuo-comunità
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