Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  prealbe il 13/8/2007 19:53:50
Ciao, nessuno.

Addirittura le scuse. Per carità, non c'è bisogno.

Ok, mi spiego meglio anch'io (speriamo ).

Utilizzando quei due aggettivi un po' disgraziati ("potenziale" ed "informe") non intendevo essere riduttivo riguardo alle caratteristiche innate di ogni individuo, né volevo intendere che l'individuo sia semplicemente il riflesso dell'ambiente in cui nasce e cresce. Sono assolutamente d'accordo con ciò che hai riportato (molto interessante, tra l'altro).

Semplicemente volevo intendere che le suddette qualità congenite devono ancora attraversare tutta una serie di processi ancora molto lunghi e complessi prima di dare luogo ad una all'identità "adulta" (o "matura" o "consolidata"; si scelga l'aggettivo tecnicamente più consono ) di ognuno di noi, e che quindi, rispetto a questa fase dell'individuo, si possono ritenere "materia grezza"; e anche che il ruolo dell'influsso della comunità in cui questo processo si attua è, ai fini del risultato, sostanziale e non accessorio.

Una analogia abbastanza chiarificatrice (a parte che non mi piace molto paragonare delle persone a delle cose inanimate ) potrebbe essere rappresentata da una pietanza cucinata, in cui se non c'è dubbio che gli ingredienti base con le loro caratteristiche organolettiche ("organolettiche"... ma quante ne so!!! ) abbiano un'importanza enorme, è altrettanto evidente che la fase di condimento e cottura è assolutamente determinante rispetto al risultato che si produrrà.

Estendendo l'analogia, si potrebbe dire che nella comunità il "brodo di cottura" è lo stesso per tutti i membri e che quel "brodo" può (cum grano salis ) rappresentare quel "pensiero comune, o coscienza di gruppo o volontà collettiva" che informa di sé ogni membro della comunità essendone a sua volta influenzato momento per momento.


Prealbe

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