Re: Il rifiuto della comunità.

Inviato da  nessuno il 12/8/2007 9:15:19
Chiedo cortesemente il permesso di inserirmi in questa discussione (che mi pare bella e interessante).

Io penso che la tensione tra comunità ed individuo sia un elemento fondamentale per la crescita di ognuno di noi.
Per come la vedo io, non nasciamo nel vuoto. Però nasciamo con un temperamento preciso, geneticamente (ma non solo) determinato.
Per come vedo io il mondo, l'opposizione tra comunità ed individualità è un'opposizione falsa o, meglio, inesistente. Questo perché ognuno di noi è, allo stesso tempo, appartenente ad una comunità ed individuo singolare.
Quando nasce un essere umano, nasce con una sua dotazione genetica e istintuale: questo si esprime in una maggiore o minore attività e capacità di reagire agli stimoli esterni. Questo temperamento si incontra con un ambiente esterno che è dato, preesistente alla sua nascita, ma che lo influenza e ne viene influenzato; prendiamo due bambini, uno con temperamento "attivo" e uno più "tranquillo"; nascono in famiglie diverse (ad esempio con genitori "attivi" o "pantofolai") e in culturer diverse (magari un boscimano ed uno statunitense di una grande città della costa orientale degli USA).
Mi pare chiaro che il modo in cui verranno cresciuti dipenderà sia dal loro carattere, sia dalle rappresentazioni che i loro genitori si formano (e che sono culturalmente determinate) del loro carattere. Al tempo stesso, il modo di vita dei genitori viene modificato dalla nascita di quel figlio.
Le ricerche degli psicologi contemporanei dimostrano chiaramente come il bambino non possa esistere senza i genitori, ma anche che il bambino costruisce i genitori in funzione del suo tenperamento e del suo carattere (come si dice dalle mie parti, ci vogliono una ventina d'anni per tirar su un padre e una madre... e non sempre riescono bene )

Passando ad un piano più sociologico-politico, il termine "comunità" deriva da "comune". Cioè l'insieme delle persone soggette al "munus", al pagamento di una tassa o ad obbligazioni che li legano gli uni agli altri. Il suo contrario è "immune", termine che designa coloro che non sono sggetti al pagamento del "munus" (per una bella trattazione della questione vedi i testi di Roberto Esposito: "Immunitas" e "Communitas").
Di fatto, ognuno di noi nasce in un ambiente, e senza quell'ambiente non solo non sarebbe mai esistito, ma non potrebbe neppure diventare adulto. Diventando adulto (che è una faccenda alquanto complicata) diventa un "individuo" e si dà un'identità. E l'identità si costruisce sulla base di una doppia negazione: negazione delle determinanti biologiche (ho questo carattere e questo temperamento, ma non sono obbligato a esprimerlo...) e delle determinanti sociali (la società in cui nasco mi assegna una serie di ruoli e di posizioni, ma non sono obbligato a uniformarmi ad essi, ho il mio carattere...).
Ma è, per l'appunto, una faccenda complicata. Implica il tener conto che esiste una "società", ma saper decidere anche senza e contro di essa, quando lo si ritiene opportuno.

Buona vita e grazie.

Guglielmo

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