Re: Se non sei di sinistra o di destra diventi un pària

Inviato da  florizel il 14/6/2007 22:09:27
Infettato Citazione:
Immagino che in molti hanno gia letto il post 1297 di orkid nel 3d anarchia, lo cito perchè potrebbe essere una soluzione condivisa dalla "maggioranza" o quantomeno sembra essere una soluzione più fattibile.


“Un voto per il Partito dei Posti Vuoti invia il più forte messaggio possibile allo Stato sul fatto che ne abbiamo delle loro pagliacciate e che il loro potere sta calando.

NOn esiste alcun Partito dei Posti Vuoti nel momento in cui scrivo, e l'autore non è competente nè esperto nella creazione di simili strutture. Il concetto è molto semplice e potrebbe in teoria essere applicato ovunque nel mondo.”


L’idea di Sams mi lascia davvero molto perplessa. In termini di “scrollata”, potrebbe anche essere “utile”, nel senso che il voto ad un’organizzazione che nei suoi programmi promette di NON voler usufruire di quei voti e di NON voler “governare”, potrebbe invitare, in via teorica, ad una presa di distanza dal sistema partitico.

Ma sappiamo che il problema non è quello, non è solo l’insieme di gruppi politici o le coalizioni. Questi, a mio parere, sono uno strumento, il tramite che consente all’intero meccanismo delle elezioni in sé di produrre “consenso”: pensandola con Sams, potremmo affermare che SE un partito, un gruppo, una coalizione, si “comportassero” bene, la fiducia assegnata loro non sarebbe gettata nel cesso.
Questo discorso può andar bene per una critica contingente che però resta nell’ambito del “sistema”; che tende a volerlo “migliorare”, e non superare.

"E' un voto contro tutti i partiti usualmente in competizione per il potere."

Si eliminerebbe la competizione, forse. Ma non il “potere”.
Nella migliore delle ipotesi, continueremmo ad ingrassare gente che continuerebbe a decidere al nostro posto, anche se “onestamente”.

Ipotizziamo che il sistema elettorale venga superato: davvero crediamo che il Potere si serva unicamente di esso per ottenere consensi?

Il condizionamento sociale, fino a prova contraria, avviene anche attraverso circuiti, mediatici e non, da cui i partiti restano fuori.

Il punto, credo, è che ormai non riusciamo più nemmeno a fare un distinguo tra “pratica politica” e “pratica partitica”, e le due cose sono tanto intimamente connesse che, attualmente, non si può parlare dell’una escludendo l’altra.

Se i politici, oggi, parlano di anti-politica lo fanno in funzione delle coalizioni e dei partiti, e questo è ovvio.
Ma il sistema non ha bisogno dei “partiti” per sopravvivere.

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