Re: Autodifesa & crescita interiore: le Arti Marziali?

Inviato da  shevek il 17/12/2006 14:10:28
Salut y Libertad Tifoso!


Dici: Citazione:
( E' ovvio che i morsi sono proibiti, le dita negli occhi anche e così i calci nei testicoli - non è proprio free free come fight. Alcune azioni potrebbero mettere in pericolo l'incolumità degli atleti e causare menomazioni ).


Anche la rottura di chiavi articolari e molte altre cose, se è per questo: in pratica tutto ciò che è l'essenza dell'ikken issatsu (termina la situazione con un'unica tecnica), insomma delle arti marziali tradizionali. Dell'incolumità degli atleti se ne fregano: è il tempo/spettacolo che gli importa. Le arti marziali tradizionali sono molto più efficaci, ma assolutamente inadatte allo spettacolo.


Dici:Citazione:
Il punto è che non sei sicuro che con dei colpi "mortali" metti KO l'avversario, appunto perchè non li hai tirati con decisione e non ne conosci l'efficacia reale. Pestare il piede non fa così male, in situazione reale uno potrebbe avere gli anfibi poi ( ad esempio ).


Non lo metti KO: lo uccidi o lo menomi assai gravemente da impedirgli la prosecuzione del combattimento. L'efficacia reale non la si può, per ovvi motivi, praticare realmente, ma, come dicevo, solo con la pratica del kata/bunkai: gli antichi maestri si provavano in sfide reali ed erano tali perché sopravvivevano... Poi, guarda che una sorta di "anfibi" ce li avevano anche i samurai: nei kata (mi viene in mente Heian 4 ed i vari Bassai) si insegna come tirare i fumikomi (calci battenti) efficacemente anche in questo caso. Anzi, solo in questo caso, che era il peggiore, perché la tecnica funziona a maggior ragione con piedi poco o per nulla protetti...


La "zampa di leopardo rovesciata" è una sorta di montante tirato con le prime falangi delle nocche ripiegate della mano. Il mio amico non era affatto a terra, ma lo presi d'incontro mentre tentava un attacco di gomito a breve distanza. Si fermò di botto, rendendosi perfettamente dell'efficacia della tecnica. Idem per il praticante di no rules.


Dici, infine:


Citazione:
per quale illogica ragione un praticante di "free fight" ha voluto combattere con te (...)? e se era amichevole, anche lui sarà stato amichevole, alla fine ti voleva solo prendere le gambe. Tu gli hai messo le dita negli occhi. Sei un bel tipo ! Non vale! Posso supporre che non avevano 30 anni di esperienza quei poveretti che per qualche ignota ragione ti hanno sfidato (...). Appunto, questo conferma che conta anche la superiorità dell'atleta, non solo dell'arte marziale. Se sei un ottimo karateka è per merito di 30 anni di dedizione e di impegno, se avessi fatto 30 anni di combat sambo o jiu-jitsu saresti ancora più temibile probabilmente.


La ragione era una discussione simile a quella che stiamo facendo... e non ci andavano troppo leggeri, nonostante l'amichevolezza della situazione! Per essere più precisi, il praticante di medio livello no rules cercò di prendermi le gambe dopo che l'avevo colpito d'incontro alle parti basse (senza toccarle, ovviamente) ed allora cercò l'incontro a terra, dove si sentiva più forte. Non credo di essere un'ottimo karateka tradizionale - conosco gente moooooolto più brava di me, ma con il no rules eravamo più o meno di pari livello. In ogni caso, ti ripeto che non disprezzo affatto le altre arti marziali tradizionali: ho praticato anche Aikido e Ju-Jitsu e mi hanno dato molto. Il combat sambo, invece, e le altre discipline sportive da contatto, credo abbiano un solo merito: abituarti a prendere mazzate, sopportare il dolore e continuare. Come strategie di combattimento reale, invece, fanno acqua da tutte le parti. Tra l'altro, quando iniziai la pratica del karate, il mio maestro aveva l'abitudine di darci colpi di shinai (la spada di bambù) addosso mentre combattevamo o praticavamo il kata od il kihon, pretendendo che continuassimo come se niente fosse accaduto... altrimenti combattevamo con lui, il che era peggio. Ho pensato, col tempo, che tale pratica derivasse dal fatto che nel passato non esistevano le pratiche sportive, ritenute - ed oggi capisco bene il perché - diseducative rispetto al combattimento reale e, in questa maniera, ci si abituava comunque al dolore.


Shevek

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