Re: Tar Lazio sospende decreto del ministro Turco sulla cannabis

Inviato da  infosauro il 30/10/2010 15:16:55
Come mai Soros "sponsorizza" la proposition 19?
Filantropia o interessi economici? O tutti e 2?
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Soros è presidente della Soros Find Management e fondatore della Open Society Foundation mialiardario e filantropo. Con queste parole esprime il suo punto di vista sulla legalizzazione della marijuana.

Le leggi oggi in vigore, in fatto di marijuana, fanno chiaramente più male che bene. La criminalizzazione non ha impedito che la marijuana diventasse la sostanza illecita più usata negli Stati Uniti e non solo; ha prodotto solo costi esorbitanti e conseguenze negative. Oggi come oggi, le istituzioni preposte spendono miliardi di dollari dei contribuenti ogni anno per far rispettare un divieto che è impossibile da far rispettare.

I circa 750 mila arresti l’anno per possesso di piccole quantità di marijuana rappresentano quasi il 40% di tutti gli arresti per droga. La regolamentazione e la tassazione di un eventuale commercio legale della marijuana porterebbero al risparmio di miliardi di dollari dei contribuenti, oggi spesi per le azioni di polizia e per l’applicazione delle restrizioni, e contemporaneamente a miliardi di dollari di introiti ogni anno.

I crimini, la violenza e la corruzione collegati al traffico illegale della sostanza conoscerebbero una riduzione, così come le violazioni delle libertà civili e dei diritti umani, che si verificano quando molte persone, che in ogni altra circostanza rispettano la legge, vengono arrestate. La polizia potrebbe inoltre dedicarsi a crimini ben più gravi.

Non posso ignorare neppure le disuguaglianze razziali, che, in un certo senso, fanno parte del “pacchetto” delle politiche di divieto della marijuana. Gli afroamericani non sono più propensi all’uso della marijuana di qualsiasi altro cittadino americano, ma sono tre, cinque o persino dieci volte più soggetti (dipende dalla città) a finire in manette per possesso di erba.

Sono d’accordo con Alice Huffman, presidente della NAACP della California (National Association for the Advancement of Colored People, una organizzazione nazionale per i diritti civili delle minoranze etniche), quando dice che ‘per un ragazzo finire in manette fa più danni che la marijuana in sé’. Milioni di giovani americani, con la fedina penale macchiata per sempre da un arresto, che potrebbe segnare la loro vita intera, non fanno comodo a nessuno. Per capire come, in origine, si giunse al divieto della marijuana, bisogna citare il pregiudizio razziale. Quando la California, insieme ad altri stati degli USA, decise per la prima volta, tra il 1915 e il 1933, di considerare l’uso della marijuana un reato, le motivazioni principali non erano tanto legate a nozioni scientifiche o a questioni di salute pubblica, quanto al pregiudizio e alla discriminazione nei confronti degli immigrati messicani, che, si diceva, fumavano l’”erba assassina”. Ma chi, oggi, trae il maggior beneficio dal fatto che la marijuana rimanga fuori legge? I principali beneficiari sono le organizzazioni criminali, in Messico come in altri Paesi, che guadagnano miliardi dal traffico illegale, e che finirebbero col perdere velocemente terreno se la marijuana fosse una merce come un’altra. C’è chi pensa che i trafficanti si riciclerebbero in altri settori, ma è molto probabile che la loro forza verrebbe a mancare senza i facili guadagni di oggi. E questa è solo uno dei tanti motivi, per i quali la Latin American Commission on Drugs and Democracy – presieduta da tre illustri ex presidenti, Fernando Enrique Cardoso, brasiliano, Cesar Gaviria, colombiano, e Ernesto Zedillo, messicano – ha incluso la legalizzazione della marijuana tra le raccomandazioni per una riforma delle politiche antidroga nelle Americhe. Come molti genitori, o nonni, la cosa che mi preoccupa di più sono i giovani che si mettono nei guai per colpa della marijuana e di altre sostanze. La soluzione migliore, comunque, è un’onesta ed efficace educazione nei confronti dell’uso delle droghe. Studi su studi dimostrano che per un adolescente è più facile procurarsi marijuana, o altre sostanze, che per gran parte degli adulti; anzi, spesso è più facile procurarsi marijuana che l’alcool. Legalizzare la marijuana, certo, potrebbe avvicinare più adulti all’uso della sostanza, ma non la renderebbe assolutamente più accessibile ai giovani di quanto non lo sia adesso. Io preferirei investire in una valida preparazione, piuttosto che in arresti e detenzioni, che si sono dimostrati provvedimenti inefficaci.
Certo, la Proposition 19 della California (proposta di Legge per la regolamentazione, il controllo e la tassazione della cannabis, California 2010), che dovrebbe legalizzare l’uso ricreativo e piccole coltivazioni di erba, non risolverebbe tutti i problemi legati all’uso delle droghe. Ma rappresenterebbe un bel passo avanti, e i suoi punti deboli potrebbero venire corretti in base all’esperienza. Proprio come il processo di abolizione del proibizionismo cominciò con singoli stati che andavano cancellando le leggi anti alcool, i singoli stati dovrebbero fare lo stesso anche con le leggi che vietano l’uso della marijuana. La California per prima ha autorizzato nel 1996 l’uso dell’erba nelle terapie mediche; oggi ha l’opportunità di nuovo di guidare una nazione. Inutile dire che, da molti punti di vista, la Proposition 19 è una mossa vincente, indipendentemente da cosa succederà nell’Election Day. Il solo fatto che sia in fase di scrutinio ha elevato e legittimato il dibattito pubblico sull’uso e sui provvedimenti relativi alla marijuana, in un modo che anni fa non avrei ritenuto possibile. Ecco perché ho deciso di dare il mio sostegno alla Proposition 19. Invito anche altri a farlo.

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