Re: Cosa ne pensate di E-mule?

Inviato da  Timor il 10/10/2006 0:03:19
Mi permetto di segnalare un passo dell'ottimo libro di Carlo Gubitosa intitolato: " Elogio della pirateria o manifesto di ribellione creativa" liberamente scaricabile sulla rete.

La pirateria culturale, ovvero la sottrazione di tutte le forme d’arte all’economia di mercato per trasformarle in gemme preziose nell’economia della
conoscenza, è uno strumento indispensabile per la produzione di idee. Le buone idee e le creazioni artistiche non amano stare da sole, ne amano che
qualcuno le prostituisca affidandole solo a chi può permettersi di pagarle.
Nessuno ha interesse a chiudere nella gabbia del copyright le proprie idee e la propria arte, perchè se anche gli altri facessero lo stesso, il potenziale dell’uomo
sarebbe destinato a non incontrare mai il potenziale altrui, e le idee non sarebbero più cibo per la mente del mondo, ma rimarrebbero chiuse in una gabbia dove il genio, la fantasia e la creatività sono destinati a morire
trasformandosi in merce al servizio dell’avidità e dell’egoismo. L’arte si nutre di arte, la musica di musica, la parola di altre parole. I pirati dell’arte sognano una cultura libera, dove l’idea di ognuno diventa materia prima
per la creazione artistica del mondo, e dove tutte le opere d’arte del mondo si trasformano in nutrimento per la creatività e la fantasia di ognuno, senza trasformare la libera circolazione dei saperi in un mercato guidato dalla cupidigia, dalla violenza e dalla repressione poliziesca. L’intero pianeta è un grande laboratorio creativo pronto a donare arte, bellezza e il giusto guadagno
per vivere agli artisti, agli scrittori e ai musicisti che vincono l’assurda paura della povertà tipica del mondo ricco e scelgono di spiccare il volo, donando all’universo intero se stessi e il frutto della propria arte. Gli artisti
che temono di perdere ricchezze materiali con la libera circolazione delle loro opere hanno più fiducia nelle regole di mercato che nel proprio talento. Al contrario, i pirati che praticano la liberazione dell’arte e della cultura
hanno guardato dentro s´e stessi per scoprire che la vera ricchezza è quella che nasce dall’unicità del genio creativo, e non il valore monetario prodotto da leggi che privano della libertà chi vuole accedere all’arte con tutti i mezzi
a sua disposizione. Il diritto alla copia è un diritto naturale di tutte le donne e gli uomini del mondo: se William Shakespeare non avesse copiato la trama di alcuni vecchi pezzi teatrali destinati all’oblio, trasformandoli in capolavori
della storia del Teatro, oggi il mondo sarebbe più povero. Spetta ai popoli, e non alle aziende o a singoli cittadini, decidere se e come il diritto alla copia può essere temporaneamente sospeso con un accordo chiamato
“Copyright”, che concede alcuni privilegi agli autori nell’interesse collettivo, per favorire la produzione di arte e cultura. L’obiettivo del copyright è quello di fare gli interessi dei cittadini, e riconoscere alcuni privilegi agli
autori è solo un mezzo per il raggiungimento di questo obiettivo finale: la tutela degli interessi culturali e intellettuali della collettività. L’idea di un bilanciamento tra i diritti degli autori e quelli della collettività non ha cittadinanza nello stato di diritto, in quanto il diritto di un singolo non avrà mai lo stesso peso dei diritti di un popolo, e i popoli hanno il diritto e il dovere
di agire unicamente nell’interesse collettivo. Un autore non ha la stessa importanza di un’intera nazione: i diritti della collettività hanno priorità sugli interessi degli autori quando questi entrano in conflitto con il bene comune.
L’onere della prova non spetta ai cittadini che devono dimostrare i benefici sociali correlati all’esercizio del diritto alla copia, ma ai detentori del copyright, che devono dimostrare ai cittadini i vantaggi correlati alla
sospensione temporanea e limitata di questo diritto. Quando questi vantaggi sono inferiori alle privazioni subite dalla collettività, il copyright non ha
più ragione di esistere. Il copyright non è un diritto naturale degli autori che concede un potere illimitato di repressione contro i cittadini, ma è una
concessione fatta agli autori da un popolo che cerca un maggiore vantaggio intellettuale, e offre agli autori un incentivo che li stimoli alla produzione di
nuove opere. Il problema del copyright non è quello di trovare un equilibrio tra gli interessi degli autori e quelli dei cittadini, ma quello di massimizzare i
benefici per la collettività che nascono dal giusto equilibrio tra il libero esercizio del diritto alla copia e una parziale rinuncia a questo diritto che può
stimolare la produzione di nuovo materiale artistico, ma sempre a beneficio della collettività e non dei singoli



Aggiungo una considerazione paradossale su il copyright delle case farmaceutiche che tenendo alto il prezzo dei farmaci determinano la morte di milioni di persone ogni anno nei paesi del sud del mondo: Nelson Mandela era certamente criminale quando ha affermato il diritto di avere farmaci a basso costo per curare i malati di AIDS, minacciando di produrli in casa infischiandosene dei brevetti.

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