Re: Previsioni dal futuro.Vere o false?

Inviato da  Det.Conan il 6/11/2006 16:45:26
Max,ma stai insultando me per caso?

Che ho fatto di male?

Benitoche,sicuro di aver preso la pillolina giusta stamattina?

Cambiando argomento,Max,io ho mandato la letterina ad Obama ma non vuole darmi ascolto

Se quella profezia e' vera,l'unica persona a cui puo' riferirsi e' Obama.

L'arcobaleno Obama
Greta, un'infermiera che ha fatto dodici ore di viaggio per andare a un comizio di Barack Obama, riesce finalmente a sfiorare una manica del senatore: "Oh mio Dio! Ho appena toccato il futuro presidente!".

L'episodio ha del pittoresco, ma dà la misura di quello che Time definisce "l'equivalente politico di un arcobaleno, un evento quasi soprannaturale che ispira devozione ed estasi". Il democratico Obama sembra avere tutte le carte in regola per diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti: ha uno stile oratorio sobrio che rispetta l'intelligenza dell'uditorio; è un progressista convinto, ma senza partigianerie – "anzi, aspira a trovare un terreno comune con i conservatori". Inoltre, "al pari di Colin Powell sembra avere un grande potere sull'immaginario americano, perché è un nero che trascende gli stereotipi razziali".

E lo fa con tanta facilità "che ci si aspetta che getti un ponte anche su tutte le altre divisioni". Se interrogato sulle sue aspirazioni presidenziali, Obama si limita a non smentire, il che nel gioco delle parti della politica equivale a un'ammissione. Ma secondo Time le sue idee sui grandi temi, dall'assistenza sanitaria al problema energetico, sono ancora troppo timide e vaghe per farne un vero leader.

http://www.internazionale.it/cartoline/cartolina.php?id=13787&issue_id=251&oid=56



WASHINGTON — Obama contro Hillary, cioè le primarie del secolo.


A due settimane dalle elezioni di medio termine che potranno, stando ai sondaggi, riconsegnare ai democratici il controllo di almeno una camera del Congresso, l'attenzione politica è stata però spostata in avanti, verso la corsa per la Casa Bianca del 2008, dalle parole del senatore Barack Obama che per la prima volta ha ammesso che sta considerando la possibilità di candidarsi alle presidenziali. La candidatura del 45enne senatore afroamericano dell'Illinois, che la copertina di Time magazine ha descritto come il possibile prossimo presidente, alla nomination democratica trasformerebbe le prossime primarie ad un duello a due tra lui e l'ex first lady. «Se Obama si candida e si candida la Clinton non credo che ci possa essere spazio per nessun altro» spiega al Washington Post Steve Elmerdof, stratega elettorale democratico. «I due occupano un'enorme quantità di spazio politico». Ma con Obama in campo Hillary vedrebbe seriamente compromessa la presa che la sua candidatura potrebbe avere tra l'elettorato afroamericano che ha sempre avuto un particolare feeling per il presidente Clinton. Senza contare che la candidatura del giovane senatore esponente dalla sinistra liberal, specialmente di quella che si è opposta alla guerra in Iraq, la costringerebbe a spostarsi verso posizioni di destra in modo più netto. E la Clinton deve già farsi perdonare il fatto di aver votato in favore della guerra e di averla sostenuta fino a pochi anni fa. Comunque ufficialmente Obama non ha ancora preso la sua decisione, come del resto non l'ha fatto la Clinton. «Dopo il sette novembre - ha detto intervistato ieri dall'Nbc riferendosi alle prossime elezioni - mi siederò e prenderò attentamente in considerazione la cosa».

http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1065417

E se Obama vincesse su Hillary(amica delle lobby e dei falchi)?

USA, OBAMA CI RIPENSA E MEDITA SU CANDIDATURA PRESIDENZIALI 2008
New York, 22 ott. (Apcom) - Il senatore democratico Barack Obama ha dichiarato oggi di considerare la possibilità di presentarsi come candidato per le elezioni presidenziali del 2008, cambiando così le carte in tavola rispetto alle precedenti dichiarazioni in cui affermava di voler completare il suo mandato di sei anni nel Ramo più alto del Congresso. Obama, democratico dell'Illinois, ha detto che, contrariamente a quanto sostenuto appena dopo la sua elezione nel 2004 e a quanto ribadito all'inizio di quest'anno, deciderà dopo le elezioni (di metà mendato) del prossimo 7 novembre, se portare a termine il proprio mandato al Congresso, che dovrebbe concludersi nel 2010. "Era quello che pensavo all'epoca", ha dichiarato Obama nel corso della trasmissione televisiva "Meet the press" in onda su Nbc. "Considerando le reazioni che ho constatato negli ultimi mesi, - ha proseguito il senatore, - ho pensato alla possibilità di candidarmi, sebbene non con la dovuta attenzione e profondità. Mi concentro sul 2006, dopo il 7 novembre mi fermerò e rifletterò più attentamente". Obama ha visto crescere la sua popolarità dopo la sua apparizione sulla scena politica nazionale riscuotendo grandi successi alla convention nazionale democratica nel 2004. Nel corso della trasmissione, il senatore ha anche respinto l'obiezione di non essere pronto per un'eventuale presidenza a causa della sua limitata esperienza in fatto di politica nazionale. Obama ha però ammesso che la carica di Presidente richiede "una certa sobrietà e serietà, e non può essere solo un obiettivo cui ambire sulla base di vanità e ambizione". "Non credo che qualcuno possa dirsi pronto a diventare presidente prima di esserlo effettivamente - ha dichiarato ancora il senatore, - mi fido del giudizio del popolo americano".

http://www.tendenzeonline.info/apcom.php?s=20061022_000027.xml



USA: CLOONEY SI SCHIERA CON OBAMA, E' IL NUOVO KENNEDY
ED IL REGISTA REINER, LA SUA ELEZIONE SAREBBE COME QUELLA DI LINCOLN
Los Angeles, 25 ott. (Adnkronos) - ''Se il senatore Obama diventera' il candidato presidenziale, sara' la cosa piu' elettrizzante per i democratici dai tempi di Kennedy''. Con questa e-mail George Clooney ha voluto salutare l'annuncio della possibile candidatura alla Casa Bianca nel 2008 di Barack Obama che della star piu' liberal d'America e' anche un amico personale. Ma l'attore e regista, che nei giorni scorsi ha dovuto a sua volta smentire le voci di una sua possibile carriera politica, non e' l'unico della comunita' tradizionalmente liberal e democratica di Hollywood ad essere entusiasta dell'idea della candidatura del 45enne senatore, la cui celebrita' e' sicuramente superiore all'esperienza politica fatta nei suoi due anni al Senato.

http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Esteri&loid=1.0.578001071



(EST) Barack Obama, il Kennedy nero che piace a tutti

Roma, 24 ott (Velino) - In America i giornali parlano solo della sua possibile candidatura alle presidenziali del 2008. Barack Obama, senatore nero democratico dell'Illinois, è davvero l'uomo dell'anno e già Newsweek lo aveva scelto come la persona più in vista del 2005. Scott Turow lo aveva definito "una suggestiva storia americana per il ventunesimo secolo". Suo padre, che porta anch'egli il nome di Barack Obama, era un membro della tribù Luo del Kenia che usufruisce di una borsa di studio alle Hawai. Sua madre, Anna, è una ragazza bianca del Kansas, arrivata nelle isole insieme alla famiglia. Nella sua autobiografia, il giovane Obama racconta di come sia stato tentato da marijuana e cocaina ("non è stato politico scrivere quelle cose, ma volevo mostrare come e perché certi ragazzi neri finiscono per flirtare con l'autodistruzione"). Va alla Columbia University di New York, dove si laurea in Scienze politiche, prima di partire per Chicago, dove va a lavorare come assistente sociale. Si iscrive alla Harvard Law School e conosce il reverendo Jeremiah Wright, un popolarissimo pastore nero della Trinity United Church of Christ. Arriva persino a dirigere la Harvard Law Review, la più importante rivista legale d'America. I migliori studi del paese a quel punto gli fanno una corte serrata, ma lui torna a Chicago per impiegarsi nei diritti civili. Comincia a insegnare alla Chicago Law School. Ci prova nel 1999 a sfidare nella corsa democratica al Congresso il veterano Bobby Rush, leader afroamericano locale con trascorsi nelle Pantere Nere. Ma gli va male. Nel 2002 pensa nuovamente di giocare le sue carte nelle primarie democratiche dello Stato dell'Illinois. Il Senato americano è
tradizionalmente off limits per i neri, ma lui si aggiudica la candidatura
democratica sbaragliando il lotto dei sei concorrenti. (segue)

Piace perché prende di petto la questione razziale: "Non importa se siamo neri, bianchi o ispanici: condividiamo dei valori. Valori americani e democratici". E così s'aggiudica il 70 per cento dei suffragi. Non sa per niente di segregazione, ma di nuovo parla molto di religione, lavoro, educazione, valori e salute. Nell'ottobre 2002 pronuncia davanti alla base democratica dello Stato il suo discorso più importante: "Non mi oppongo a tutte le guerre, mi oppongo alle guerre stupide. Mi oppongo alle guerre basate non sui principi ma politica. Mi oppongo al cinico tentativo di Perle, Wolfowitz e degli altri guerrieri da weekend di farci ingoiare i loro programmi ideologici. Mi oppongo al tentativo di avventurieri come Karl Rove di distrarci dall'aumento dei non assistiti, del tasso di povertà e dal crollo dei salari". Il suo momento è arrivato un anno fa, con lo scandalo Katrina. "Nella Capitale devono smettere di pensare che da un incubo come Katrina qualsiasi americano possa uscire facendo il pieno di benzina e pagandosi una settimana d'albergo con la carta di credito". Tutti conoscono questo 45enne figlio di una bianca e di un kenyota, coi suoi studi in legge ad Harvard e il suo dire no ai grandi uffici legali per mettersi al servizio dei poveri e dei neri. Torna molto in Africa, così oltre al Kenya, visita il Sudafrica messo in ginocchio dall'Aids e l'apocalisse del Darfur. Ora ha pubblicato The Audacity of Hope, sottotitolo Thoughts on Reclaiming The American Dream.

Dopo esser stato rappresentante democratico nel Senato dell'Illinois per sette anni, Obama si trova a correre per il Senato federale, dove, se vincesse, sarebbe l'unico nero, il terzo della storia degli Stati Uniti, determinante per la maggioranza democratica nella camera alta. I repubblicani gli hanno schierato contro Alan Keyes, un altro nero, sperando in questo modo di contrastare la sua corsa. Obama è un perfetto "candidato post-razziale". A differenza della maggior parte dei liberal, lui ha le idee chiare sulla sicurezza e il terrorismo: "Dobbiamo cominciare col dire che gli Stati Uniti, così come tutte le nazioni sovrane, hanno il diritto unilaterale di difendersi da attacchi". E scrive che è preferibile e più conveniente farlo insieme con gli alleati, "ma questo non vuol dire che il Consiglio di sicurezza dell'Onu debba avere un veto sulle nostre azioni". Dice anche che "i laicisti si sbagliano quando chiedono ai credenti di lasciare la religione fuori dalla porta prima di fare il proprio ingresso in pubblico". Il che lo rende affabile agli occhi dei repubblicani moderati. Il 28 giugno scorso ha fatto un discorso dal titolo "Call to renewal", chiamata per il rinnovamento, sul rapporto tra fede e politica. Secondo E. J. Dionne, editorialista del Washington Post, "è il più importante pronunciamento di un democratico dai tempi dell'intervento di John Kennedy a Houston, nel 960, quando dichiarò la sua indipendenza dal Vaticano". "Ci sono patrioti che si oppongono alla guerra e patrioti che lo sostengono. Ma siamo un unico popolo, tutti orgogliosamente devoti alle Stelle e Strisce, e pronti a difendere gli Stati Uniti d'America", aveva detto nel suo primo discorso, il più famoso, quello di Boston voluto da John Kerry.

http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=273004



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