Re: Verità per Aldro e per Rasman.

Inviato da  florizel il 4/7/2008 22:29:26
Posto qui la notizia della notifica delle conclusioni delle indagini circa la morte di Riccardo Rasman, poichè le analogie con il caso Aldrovando sembrano inevitabili.

"Era il 26 ottobre 2006 quando Rasman, all’epoca 34 anni, perse la vita durante un intervento della polizia. Il giovane – assistito da tempo da un Centro di salute mentale - quel giorno si trovava al balcone del suo appartamento in via Grego 38, dal quale lanciò due petardi che caddero vicini ad una ragazza. Da qui scattò la chiamata al 113. Le forze dell’ordine, chiamate per intervenire, fecero irruzione nell’appartamento ingaggiando una colluttazione con il giovane fino ad immobilizzarlo.

Il 34enne,ammanettato dietro la schiena e i piedi legati con filo di ferro, iniziò a respirare affannosamente e divenne cianotico. Il successivo intervento del 118 ne constatò il decesso."

Un minimo di resoconto:

Il pm chiede nuove indagini sulla morte di Rasman.

"Secondo il magistrato inquirente sono emersi di recente nuovi elementi e nuovi indizi che devono essere approfonditi. Per questo il pm ha chiesto al giudice che il ponderoso fascicolo dell’inchiesta, gli sia restituito. Quattro sono gli indagati, tutti agenti della «volante»: Francesca Gatti, Mauro Miraz, Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi."
(...)
Il decesso del giovane, come ha scritto nella sua perizia il dottor Fulvio Costantinides, è stato determinato da una "asfissia posizionale". In altri termini Riccardo Rasman dopo essere stato ammanettato dietro la schiena, era stato disteso con la faccia all’ingiù sul pavimento del suo alloggio. Per tenerlo fermo sulla sua schiena si erano posti almeno un paio di poliziotti: la respirazione di Rasman si era prima fatta affannosa, poi erano subentrati il rantolo e la morte.


Giovedì, all’udienza per far luce sul caso Razman, il pm Pietro Montrone ha affermato che "Va riaperta e approfondita l’inchiesta sulla morte di Riccardo Razman".

Ammanettato, le mani dietro la schiena, i piedi legati con filo di ferro. Nonostante fosse immobilizzato, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie». Poi, «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».

Se oggi una qualunque persona volesse difendersi ad un'aggressione simile, e nel parapiglia dovesse ucciere un agente, si beccherebbe l'ergastolo.

Chi uccide un bambino si prende al massimo una 15ina di anni.
I preti pedofili NON risulta che stiano tutti in galera a marcire.
Chi ammazza anziani praticando loro interventi chirurgici solo per avere i rimborsi statali, o prende qualche annetto o se ne sta agli arresti domiciliari.
Chi trucca le discariche idem, quando non viene scagionato.
L'immunità parlamentare per reati gravi fa il suo corso nell'iter legislativo del "palazzo".
E i poliziotti la fanno sempre franca.

Democracy oblige.

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