E tre anni prima, nel 1969,
Cesare Pardini fu colpito a morte da un candelotto, poco lontano da dove Serantini è stato assassinato.
Aveva preso parte alla manifestazione antifascista, senza partecipare agli scontri che l'hanno seguita": sta semplicemente tornando a casa con un amico.
Secondo la questura è morto d'infarto: l'autopsia rivela che Pardini ha una costola spezzata e che è morto dieci minuti dopo "un trauma contusivo alla regione cardiaca". Citazione:
Questa storia, la sua vita e la sua morte assurda, dovrebbero essere scritte sui muri di ogni città.
Ed invece, sulle tabelle delle vie delle nostre città sono incisi i nomi di
eroici militari, la cui morte è ricordata perchè è servita ad "onorare la Patria".
Le parole di _gaia_ esprimono uno sdegno che non si può non condividere, data la palese indifferenza circa i tanti "strani incidenti", la responsabile omissione riservata a quanti sfuggono alla funzionale retorica della "democrazia", e data la manipolazione a scopi politici e propagandistici con cui spesso sono stati trattati questi argomenti.
E propongo di approfondire questi "casi" uno per uno.
Anche la "memoria" può contribuire a che quelle morti non siano state inutili.
Quella tragedia si è trasmessa dai padri ai figli. Quel lungarno Gambacorti è diventato un simbolo. La memoria è essenziale nella storia di una comunità. E forse oggi i giovani ricominciano a voler conoscere le storie di chi è venuto prima: la storia di Franco Serantini è la storia di un loro coetaneo, sfortunato, vittima dell’ingiustizia. La storia di una doppia morte. Quella di un ragazzo di vent’anni ucciso in modo selvaggio dalla polizia e quella scritta dalle istituzioni dello Stato che non fa giustizia perché non vuole processare se stesso.
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