Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 4/5/2007 10:35:31
NERONE
Citazione:
Posso condividere, anzi, condivido, ma c'è un significativo cambiamento nei rapporti interpersonali. La società che tu descrivi non contempla il "popolo mediatico". Nella società dei forum , dei blog, del web sta accadendo forse l'esasperazione di cio' che tu descrivi. Comunicazione virtuale. Non importa chi sei, l'importante che, ovunque tu sia, la pensi come me. Salvo poi, "pensarla come te" diventi per me l'unico modo di "comunicare". Allontanamento dalla realtà perchè chiede responsabilità e spesso questa responsabilità non è "pagante" anzi è avvilente, rifiuto di gerarchie e regole della realtà, ma accettazione di gerarchie e regole al limite dell'assurdo di luoghi non luoghi, di condivisione con altri del proprio "rifiuto" tutto per avere "una possibilità" di appartenenza ad un "qualcosa", l'importante che sia di "rottura" con la realtà .
Credo che questa faccia della stessa medaglia , stessa ma indubbiamente diversa, esuli dalla tua tesi.


Ma no che non esula. E’ una teoria omnicomprensiva la mia, per chi mi hai preso?

Il “popolo mediatico” che citi semplicemente non é alcun popolo (così come LC non é una società ) e la “comunicazione virtuale” è cosa talmente povera rispetto alla gamma espressiva che un rapporto reale consente da non potere neanche essere paragonata: infatti, giustamente, “non importa chi sei” (anche perché spesso non lo si può sapere del tutto, nonostante qualche Sherlock Holmes telematico - esempio particolarmente calzante - azzardi ipotesi assai cervellotiche e, per la cronaca, assurde.).

Ma dal fenomeno si possono trarre alcune considerazioni consolanti, cioè il permanere dell’istinto di appartenenza a qualcosa (ad un gruppo di “simili”), che è un’altra di quelle caratteristiche fondamentali dell’essere umano; la “socialità” come più volte detto. Qualcuno (fra cui quelli impegnati nella loro indefessa lotta contro “l’Imperatore dell’Universo” a risolutivi colpi di tastiera ) sembra però ritenere che tale socialità possa sussistere a prescindere da un insieme di vincoli e limitazioni reciproche. Io non sono di questo avviso e anzi sostengo che ai fini dello scambio le regole sono necessarie.

Per le altre cose che dici, rimangono validi l’infantilismo e il relativo ego ipertrofico.


Prealbe

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=3291&post_id=88847