Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 6/4/2007 22:47:37
Ciao, Benitoche. Devo purtroppo contraddirti.

Benitoche
Citazione:
Il sito di luogocomune, quale esempio della società del futuro,

Luogocomune non può essere assolutamente assimilato ad un contesto sociale reale. Non ne possiede né la complessità, né gli obiettivi, né l’influenza concreta sulla vita dei membri, né mille altri aspetti.

Citazione:
priva di qualunque tipo di Autorità

Su LC un moderatore, ruolo che comporta certamente l’autorità, ha potere nei confronti dell’utente di:
- richiamo
- rimozione parziale o totale dei post
- sospensione
- espulsione

Trasposto in un contesto reale (“utente” = “cittadino”), in cosa si tradurrebbe?
Rispettivamente, direi:
- “diffida legale”
- “censura”
- “pena detentiva” (privazione delle facoltà di agire nella società)
- “pena di morte” (oppure “esilio” se si preferisce; comunque eliminazione del “cittadino” dalla società)

Il tutto a fronte di violazioni della Legge (la policy del sito) stabilita unilateralmente da chi dirige LC (costituendone di fatto l’Autorità) e applicata più o meno arbitrariamente (soggettivamente) da chi ne ha le facoltà (discese dall’alto).

Citazione:
I soci che lo vogliono si pongono scopi di lavoro e si prefiggono di attuare iniziative
La volontà e le intenzioni all’origine delle loro azioni sono nella più totale libertà

Perché si tratta comunque di attività in nessun caso legate alle necessità primarie (sussistenza, salute, vita o morte) dei componenti la comunità, e quindi sempre voluttuarie; in una società reale non è assolutamente così.

Citazione:
Quel che nessuno vuole non avviene

In un certo senso, data la sua virtualità, su LC non “avviene” proprio niente (per pietà, questa frase non sia assunta “alla lettera”). Aggiungo (diciamo in sostituzione della frase precedente che mi costerà probabilmente quarantacinque post di inutili contestazioni) che se qualcosa dipende dalla volontà di qualcuno e nessuno la vuole, non avviene a prescindere dal contesto.

Citazione:
D’altra parte quel che è voluto e compiuto dipende dalla libera decisione di chi vi partecipa

Vedi terzo punto.


Dopodichè, alcune ulteriori considerazioni.
Quanto sopra descritto avviene in un contesto infinitamente meno complesso ed articolato di una società; ciononostante per preservare il buon funzionamento del sito (la sua utilità) leggi, autorità e potere sono ritenute comunque necessarie. Il monitoraggio sull’andamento delle discussioni è costante. E gli utenti, evidentemente, si adeguano. Anche quelli con idee piuttosto estreme sull’intangibilità della propria libertà personale accettano di essere sottoposti all’autorità dei moderatori.
Perché?
Semplicissimo.
Perché riconoscono il “superiore interesse” di fare procedere il sito rispetto alla propria “libertà di espressione incondizionata”. E anche perché implicitamente riconoscono la “scala di valori” che è sottintesa a tutto questo.
Scandalo? Anatema? Obbrobrio?
No: puro buonsenso. E assoluta normalità.

Unica stonatura: se si parla di traslare la stessa formula nella società reale, coro nutrito di “Vade retro!”.

Lo trovo curioso.


Prealbe

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