Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  NERONE il 31/3/2007 23:17:12
Rispettare i genitori per amore,educazione,è tutt'altro che subire il controllo,almeno per me.


Perche' acquisisci il concetto -autorita' genitoriale- come autoritarismo genitoriale ?

Non intendevo la facolta' del genitore verso il figlio di impedire e di vietare (non fare questo, non fare quello, sta seduto composto, saluta il vicino di casa anche se ti sta sulle palle ecc ecc)

Nessuno di noi "nasce inventato". Siamo tutti il combinato disposto di piu' fattori.

Quello principale è l'origine. L'autorita' (intesa come punto di riferimento non in senso di rispetto o di amore filiale) del padre e della madre è il nostro primissimo momento di appartenenza all'altro. Da questo altro saremo poi condizionati per il resto della nostra vita, anche se in maturita' riesci a rinnegare il loro ruolo, resta il fatto che essi sono la prima autorita' di riferimento.

dici : nessuno è detentore della verita'.
giusto ma di qualcuno ti devi fidare, altrimenti l'alternativa e' la grotta e una vita da eremita.

manco per niente,la comunità imbriglia il tuo pensiero,magari te lo indora con le tradizioni (che odio perchè perdono il loro significato originario nel tempo)che diventano abitudini, (è sempre stato così,perchè dovremmo cambiare,come minimo è questa la risposta) e con i valori che devono essere per forza di cose uguali per tutti altrimenti sei fuori .


anche qui.......
confondi la comunita' con l'assoggettarsi al volere della comunita'. Ne fai parte, non ne sei schiavo.
Almeno, non ne sei schiavo fino a quando non la rifiuti perche' ti senti schiavo.
Il tuo rifiuto suona come una sconfitta. " Mi ritiro dal mondo perche' è inquinato"......"vado a vivere in un eremo fatto di ---esisto solo io--- almeno la' sono al sicuro e nessuno mi frega"

Fare parte di una comunita' puo' significare solamente fare parte di una famiglia che si rapporta all'interno di altre famiglie, fare parte di una cerchia di amici, fare parte di Luogocomune....non vuole dire per forza, come sembra tu abbia inteso...fare parte del popolo che vota un governo che non fa poi le leggi giuste, non garantisce equita' e solidarieta'.

Fare parte di una comunita' è quello che fai ogni giorno. Ma forse non te ne accorgi, rivolta verso l'immensita' della parola e tralasciando la semplicita' della parola.
Rifiuti le tradizioni a priori ritenendo la parola "tradizione" qualcosa di invischiato con il tradizionalismo del perbenismo, dell'apparire cio' che non si è perche' fa tanto bene a tutti essere tradizionalmente incanalati.

Invece la tradizione di cui io parlo (prealpe parla, Nichilista parla) è la cultura dei secoli, la storia stessa dell'umanita'. Non è il racconto della tua o della mia vita, che sono equivalenti a delle virgole in un romanzo di milioni di pagine.

Perche' tanta ostilita' , priva di vere motivazioni?

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