Re: Il rifiuto dell’autorità

Inviato da  prealbe il 29/3/2007 15:17:41
Franco8
Citazione:
Ma non vale il contrario. Cioè l'esistenza di "fini" non implica una "scala di valori". quindi siamo al punto di partenza.
Logicamente e pedantemente: Se A implica B, questo non vuol dire che non-A implica non-B.
Soprattutto non vuol dire affatto che, ammesso che esista questa "qualità di rispondenza al fine", la si possa misurare.
Non solo devi aspettarti qualcosa.. ma devi anche:
- ammettere che esista un unico modo per ottenere quel qualcosa o comunque di conoscerli tutti,
- esser capace di stabilire quanto si è "distanti" da quel qualcosa.


E’ una posizione filosofica, immagino.

Seriamente.

Facciamo attenzione! Se prescindiamo dal contesto è finita.

Siamo in un contesto UMANO. In tale contesto l’approssimazione è LA NORMA, così come le DECISIONI ARBITRARIE sulla base di DATI INCOMPLETI rilevati perdipiù SOGGETTIVAMENTE. Le nostre vite sono fatte, PRECISAMENTE E INCESSANTEMENTE, proprio di questo. OGNI SINGOLO SECONDO. Non per questo, mi pare, rinunciamo a viverle e ad agire.
Di più. Non è certamente che se non siamo sicuri “che esista un unico modo per ottenere qualcosa” oppure non “conosciamo tutti i modi per ottenerlo” oppure non sappiamo oggettivamente “quanto siamo ‘distanti’ da quel qualcosa” NON ESPRIMIAMO VALUTAZIONI (MISURAZIONI) in merito alla efficacia della modalità di perseguimento degli obiettivi.

Lo dico una volta per tutte (spero):
L’OGGETTIVITA’ E I PROCESSI SOCIALI UMANI NON HANNO NIENTE A CHE VEDERE TRA LORO. L’UOMO E’, SEMPRE E COMUNQUE, SOGGETTIVITA’. L’OGGETTIVITA’, AMMESSO CHE ESISTA, NON APPARTIENE ALLA SFERA UMANA. PUNTO E BASTA.

Se qualcuno dissente, dimostri il contrario, per cortesia. (Così prende il Nobel, tra l’altro. )

Ricordo ulteriormente che stiamo parlando di valutazione delle qualità dell’uomo in relazione agli scopi (fini) della società, non di misurazioni chimico-fisiche (che sono considerate probabilmente più ‘oggettive’ - ma anche lì se ne potrebbe discutere).

Poi:
Citazione:
hai preso una definizione di "qualità" che risente delle applicazioni di tipo "industriale- manageriale", in cui è implicito il concetto di "rispondenza agli scopi di qualcuno"
tipo: "qualità di un prodotto" ecc.

....
Per questi motivi, il concetto di qualità è applicabile in quasi tutti i campi dello scibile, ogni volta che un oggetto, una persona o altro, viene confrontato con quello che ci si attende da lui.”

NOTA BENE il "quello che ci si attende da lui"
Chi attende cosa?
NOTA BENE: "in quasi tutti i campi"
Il punto è questo: qualcuno-qualcosa si deve aspettare qualcosa da te o da me?
Perché mai?!
Tu, che fini hai?!


A me continua a sembrare che i miei due seguenti periodi (post #45) rispondano alle tue osservazioni:
Citazione:
Però qui NON si sta parlando di individui in assoluto ma nell’ottica della loro partecipazione ad una società, che è ‘l'insieme organizzato da individui che si relazionano congiuntamente per costituire un gruppo o una comunità e condividono comportamenti e fini.’ La società ha quindi dei fini, per raggiungere i quali dovranno essere svolte delle attività dai suoi membri. Nello svolgimento di tali attività, più o meno complesse (scala di valori), gli individui si dimostreranno più o meno capaci (altra scala di valori) sulla base delle loro qualità.

Se ne deduce quindi che le qualità considerate sono quelle coinvolte nel perseguimento dei fini della società e non altre (come, non so, il colore degli occhi oppure la lunghezza del femore oppure il numero di capelli moltiplicato per la superficie delle orecchie) che non lo sono e la cui valutazione, ai fini della collocazione nella piramide sociale, è superflua e quindi non interessa.

Se a te non sembra, spiegami perché.

Per quanto riguarda:
Citazione:
Ma proviamo ad applicare il concetto di qualità alla "piramide sociale" di una qualunque società ... Non troviamo forse dei risultati ridicoli?
I parlamentari rispondono agli scopi della società?
Amministatori delegati di megaziende, ecc ecc.. "rispondono" agli scopi?
Beh sì.. ai propri scopi.


Non sto mica portando ad esempio lo ‘status quo’; non è questo l’oggetto della discussione.

E comunque prendere lo ‘status quo’ come base per rifiutare il concetto stesso di autorità, di potere e di società non è, naturalmente, corretto.


Prealbe


P.S. C’è un contesto ‘sociale’ proprio sotto i nostri occhi in cui sussistono autorità, potere, scala di valori e piramide sociale; non mi pare che ciò scandalizzi nessuno dei membri. Dunque pare proprio che tali concetti siano più o meno indigesti secondo la condivisione o meno dei fini e della scala di valori proposta. Ma io questo lo so perfettamente e mi sembra assolutamente normale. Al limite mi stupisce che chi mi sta contestando su questi punti non si renda conto della propria contraddizione.

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