Re: Referendum 12.13 giugno

Inviato da  florizel il 23/6/2011 12:06:23
@ Makk: un commento molto articolato, complimenti.
Posso aggiungere solo qualcosa, e precisarne altre.


Citazione:
La mancata identificazione la puoi chiamare sfiducia nella politica, disaffezione alla partecipazione, o simili ed ecco che le analisi in merito sono abbondanti e già fatte.


Anch’io ho la sensazione che siano cose complementari, strettamente connesse tra loro.
Ma non dovremmo commettere l’errore di ritenere che l’una non possa esistere senza l’altra.
Come, del resto, tu stesso sottolinei quando parli del fatto che non si pensa ad una partecipazione DIVERSA, ma solo alle aspettative verso una politica meno marcia.

Il sistema “gode” di fiducia da parte dell’elettorato finchè quest’ultimo ravvisa una reciprocità (certamente fittizia) tra il suo agire ed i “delegati”. In questo senso parlavo di identificazione.
Nel momento in cui si smette di sentirsi corresponsabili per le azioni di un dato governo, decade anche questo paradigma.

Ma per avere un quadro più dettagliato bisogna distinguere voto referendario e voto politico: sono le elezioni politiche ad esprimere un senso di corresponsabilità, se vuoi doveristico,ed è lì che vedi dove arriva il livello di identificazione: mi pare che le percentuali di astenuti cresca sempre di più.
E’ una tendenza che va avanti da un po’. “Rinunciare” al rapporto con le istituzioni non è più il tabù che poteva essere fino agli anni ’90.

Sarebbe piuttosto interessante vedere quanta astensione si verificherebbe ORA: questo potrebbe essere indicativo di ciò che rimane del “senso” della delega e della rappresentanza, come anche della fiducia e del senso di partecipazione.
O sarebbe utile a dimostrare se la mancata identificazione comprende la politica in toto, o solo una precisa sua parte. In questo caso l’attuale governo.

Per i referendum, se ci fosse stato un minimo di certezza che qualunque esito sarebbe stato poi disatteso, si potrebbe concludere che la sfiducia avrebbe concorso a disertare le urne. Così non è stato, quindi il mezzo referendario è stato ancora percepito come incisivo, o semplicemente utile, ad esprimere una posizione; è difficile che la sola sfiducia porti quella percentuale di persone alle urne NON trattandosi di voto politico. E’ stato affermato qualcos’altro.
In genere i referendum non hanno la fortuna di essere “partecipati” in massa, men che meno in un momento come questo. Se sfiducia ci fosse stata, avrebbero votato in meno di quanti lo hanno fatto.

Non vedo nemmeno disaffezione alla partecipazione, semplicemente credo che i referendum abbiano canalizzato qualcosa che, come giustamente osservi, si stava già delineando.
Confusamente, se vogliamo. E che deve ancora trovare una strada: l’Italia non è mica la Val di Susa…!

Se vogliamo essere onesti fino in fondo, c’è molto anche della componente del rifiuto per QUESTO governo, per ciò che incarna. Da qui all’essere pronti a votare la temuta opposizione, ce ne passa: in mezzo c’è quello che PUO’ andare configurandosi come un lento processo.

Almeno, questo è quanto mi sembra di percepire, un po’ a naso, un po’ dialogando con le persone, un po’ osservando il modo in cui, pare fatto apposta, il centro sinistra conosciuto finora eluda completamente la possibilità di rendersi abbastanza decente da essere eletto.
Per fortuna, aggiungerei, se non fossi certa che qualche alternativa ad esso è già pronto da dare in pasto al popolo sovrano.

Ovvio che il sistema offre sempre una sponda al primo abbozzo di “indipendenza” dalla politica, e c’è chi si sta attrezzando per canalizzare qualcosa che si prefigura come irreversibile.
Il vero problema è passare da una motivazione di semplice rifiuto ad una spinta affermativa di ALTRO dalla politica.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=6349&post_id=196882