Re: Che peccato: una De Andre' all’Isola dei Famosi.

Inviato da  Calvero il 25/2/2011 5:01:32
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Il 15 febbraio scorso, e lo dico con l'orgoglio semplice di un sentimento che non si poteva trattenere, avevo scritto già così nell' "angolo delle cose che non si sa se ridere e piangere":

Fabrizio De André si sta rivoltando nella tomba. Le discendenze non valgono nulla, se non: - meno ancora. Il nonno insegnava e ha insegnato a riconoscere le Troie di Regime, e la nipote le interpreta.... piccole troie di regime crescono.

E ora sono "felice" di poter leggere queste parole del Sig. Zamboni, poiché non sarei stato all'altezza di esprimerle con tanta efficacia, anche se mi appartengono.

Non solo è un articolo che ha in sé una matura consapevolezza che porta una critica dello status di decadenza in cui la televisione comunque riflette la stessa decadenza di chi se ne appassiona ma, la ciliegina sulla torta (e c'era da aspettarselo) l'ha messa egregiamente Florizel.

Io da parte mia, non posso che andare sul personale... permettetemelo.

A me girano proprio le palle e se da una parte sono contento perché, almeno pare, sembra che la Dori sia rimasta delusa e contrariata della nipote .... dall'altra, in questa vicenda, a mio vedere, risulta palese come l'indole e la sensibilità non si compra al mercato, né si ottiene dal DNA. E' impossibile, da nipote di De André, non porsi in riflessioni degne di tale nome - e non comprendere quale lascito sulla propria pelle potrebbe brillare.

E, per l'amor di Dio, lungi da me una questione morale tipo « diseredate quella svergognata! » ... magari fosse così semplice. Il punto è un altro.

La nipotina:

1) è gnocca, avvenente, ammiccante, è -appunto- la nipotina;

2) impossibile slegare da parte del pubblico questa avvenenza dei bassi istinti, a quello che iconograficamente un "cantastorie anticonformista" (questa definizione è intesa per il popolino, poiché noi sappiamo che De André non è neanche definibile tanto volava alto) fa aleggiare intorno all'ombra della nipote. E i manipolatori sanno perfettamente il peso di questa psicologia sull'audience.

Ergo, questo contrasto, crea nell'inconscio dell'audience la "giusta" morbosità e una sensazione di peccaminosità che soddisfa l'unico lato che la televisione ha saputo (orwellianamente) sviluppare all'apogeo della nostra era moderna: il voyeurismo.

La televisione ha imparato a farsi adottare. Nel senso che quello che crea e standardizza a "stile" diventa l'oggetto del desiderio. «Quella che non ti fileresti per strada, se è passata in televisione te la scoperesti anche se fosse un canguro con il rossetto».

Anche il desiderio diventa schiavo dell'apparenza e neanche di ciò che effettivamente ci piacerebbe! In questo senso - il sentimento degradante e penoso che avviluppa questi costrutti; questi teatrini televisivi; questi palinsesti; mira proprio a degradare, a svalutare la dignità stessa come concetto:

- lo scopo dovrebbe essere chiaro a tutti nella sua gravità: ma non lo è, e in queste notizie il popolo non riesce neanche a scandalizzarsi, poiché tutto rientra nel fenomeno della giostra che distrae e riempie gli spazi vuoti con altro nulla. Con altro "vuoto". Lo scopo è, in primis, quello di rendere indirettamente risibile il potere dissacratorio della denuncia che Artisti veri sapevano "cantare" e "raccontare".

Sono comunque attacchi postumi, e non per questo meno forti.

Quello che questa nipote -ormai diventata- Troia di Regime, sta facendo a suo nonno, non è grave perché offenderebbe l'onore di un avo in sé... chi se ne frega? ognuno parla per sé: - ma è grave proprio perché stanno salendo alla ribalta dell'accettazione comune (proprio come gli stronzi vengono a galla), tutti i segnali dell'abbandono delle proprie coscienze.

E' come se la gente accettasse di spegnersi. E questi palinsesti televisivi non fanno altro che (goccia dopo goccia) svuotare le coscienze della gente. Spostare il proprio giudizio in ordine "morale" alle vicessitudini di quattro teste di cazzo su un isola "deserta" è la "naturale" evoluzione di un percorso innescato con le telenovele negli anni 80.

Si soffre, si gioisce, ci si incazza, si ride, si sorride, si giudica, ci si infervora ... al posto degli altri. Immedesimandosi e galvanizzandosi nel nulla. Si sta imponendo, attraverso la televisione, un fenomeno di Transfert collettivo... ed è sempre più lampante che il popolo - più riesce ad infervorarsi per difendere un determinato paladino televisivo, meno riesce a difendere le proprie ragioni nella realtà quotidiana. E' un gioco che ha il suo profondo perché nelle cosiddette valvole di sfogo.

La nostra comunità, la nostra gente, la società, è volutamente stretta in una pentola a pressione, e la televisione indirizza il nostro potere verso uscite di sicurezza illusorie. Così l'isola dei famosi, così Facebook per la spersonalizzazione del contatto umano. Poco contano i vantaggi di questi "sistemi di comunicazione" (che comunque vi sono) quando poi gli svantaggi hanno un peso immane e sproporzionato dall'altra parte... e non solo nel presente! poiché la semina di persone senza palle (uomini e donne) avviene proprio attraverso questi "Transfert".

La televisione gestisce input solo all'apparenza fuori sintonia, poiché l'output sarà comunque univoco e, dalle élite, previsto.

La televisione riesce a dare tutta la sua malefica funzione: - da una parte intimorisce, rende invivibile ogni sentimento di serenità e - dall'altra - procura su un piatto d'argento gli sfoghi necessari a decentrare il nostro effettivo potere, in soldoni: la nostra dignità. Ci svuotano.

Anche BOCCA DI ROSA ci aveva insegnato che l'amore sacro e l'amor profano, potevano percorrere un certo cammino.

Quindi prendiamo atto di come nei paradossi si celi sempre la ferocia di certe verità. In un certo senso questa storia ne è una comprova, che l'eredità lasciata dal Maestro aveva presagito. Qui non si parla più né di amore sacro, né di amore profano, ma solo di pruriti. Pruriti che, come è noto, hanno la loro patetica spiegazione, maggiormente in una collettività infantile ... proprio come quella che si appassiona a simili teatrini televisivi squallidi, decadenti, nocivi.

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