Re: i vicini di casa

Inviato da  shm il 30/9/2010 18:55:42
Leggendo l’esercizio di dialettica di Kersh si può evidenziare ampiamente, come dicevo più sopra, una totale deresponsabilizzazione dell’influenza sionista circa le sorti del popolo palestinese: il tutto sembrerebbe infatti da doversi ridurre unicamente ad un conflitto tra fazioni nazionaliste arabe e fazioni arabe tolleranti in lotta tra loro.

Non c’è che dire: indubbiamente è un valido espediente a difesa delle ragioni sioniste!

Premesso che per tutto quanto si legga nell’articolo non si trovi una fonte, neanche nella versione in inglese, ammettendo che comunque tutto ciò che si legga corrisponda al vero le conseguenze dello stato di cose che si presentò alla fine della guerra dimostrano che la ricostruzione offerta da Kersh come male minore non ha senso.

Qui di seguito le affermazioni di Kersh:

- […]Se alla grande maggioranza dei palestinesi arabi fosse stato consentito di decidere per se stessi, essi sarebbero stati molto probabilmente soddisfatti di trarre vantaggio dalle opportunità loro offerte.[…]
- […]Questo è reso evidente dal fatto che, per tutto il periodo del Mandato, i periodi di pacifica coesistenza furono maggiori rispetto alle esplosioni di violenza, e queste ultime furono opera solo di una piccola frazione di palestinesi arabi.[…]
- […]In Palestina, gli arabi comuni venivano perseguitati e uccisi dai più alto-locati ( i “migliori”) nella comunità per il crimine di “vendere la Palestina” agli ebrei. Nel frattempo, quegli stessi “migliori” si arricchivano impunemente.[…]
- […]Alcuni palestinesi-arabi, infatti, preferirono reagire e combattere contro i loro istigatori, spesso in collaborazione con le autorità britanniche e l’Hagana, la più grande organizzazione di difesa ebraica. Altri cercarono rifugio nei quartieri ebraici. Nonostante la paralisi provocata dall’atmosfera di terrore e uno spietato boicottaggio economico, la coesistenza arabo ebraica continuò su molti livelli pratici perfino durante periodi di tale agitazione, e fu ampiamente restaurata in seguito al loro calmarsi.[…]
- […]Nemmeno si può dire che i palestinesi comuni evitarono di sfidare silenziosamente la loro leadership.[…]
- […]Molti villaggi, che dipendevano per la loro sussistenza dagli ebrei o sulle città con popolazione mista, non videro alcuna buona ragione nell’appoggiare l’esplicito obiettivo dell’ AHC di sottomettere gli ebrei affamandoli.[…]
- […]Anche quando questi mesi videro la quasi completa disintegrazione della società arabo palestinese, nessuno la descrisse come un sistematico esproprio degli arabi da parte d egli ebrei.[…]
- […]Fomentare un atmosfera di paura servì senza dubbio per raccogliere il più ampio consenso possibile a favore della causa palestinese e proiettare sugli ebrei l’immagine di brutali predatori. Ma fu anche un boomerang disastroso, diffondendo il panico all’interno della società palestinese. Questo, a sua volta aiuta a spiegare perché nell’aprile 1948 dopo quattro mesi di apparente progresso, questa fase dello sforzo bellico arabo fallì (sebbene all’inizio fosse la seconda, più ampia e prolungata fase che coinvolse le forze dei cinque stati arabi che avevano invaso la Palestina a metà maggio). Questo perché non solo la maggior parte dei palestinesi avevano rifiutato di unirsi alle ostilità, ma moltissimi avevano deciso di andarsene, lasciando le loro case per altri località nel paese o fuggendo nelle vicine terre arabe.[…]


Se è vero che la maggioranza degli arabi era favorevole all’insediamento dei sionisti in Palestina e che soltanto una minoranza nazionalista araba fomentava la resistenza tra i villaggi arabi, perché alla fine della guerra gli arabi riconosciuti come gente pacifica e laboriosa, che decisero di andarsene “autonomamente”, non vennero invitati a ritornare ai propri villaggi per formare il neonato Stato “democratico” così come anche in seguito stabilito da una delle tantissime risoluzioni dell’ONU nei confronti di Israele mai eseguite?


Come dice Kersh, in fin dei conti, i sionisti avevano tutte le migliori intenzioni per convivere pacificamente con gli arabi.

…cercare invece di spostare il problema per accollarlo interamente alla fazione opposta è un tentativo miserevole di alterare la storia così come pure non distinguere responsabilità marginali da quelle fondamentali ossia quelle che determinarono l’“esodo” forzato dei palestinesi dalla sera alla mattina…

La distruzione dei villaggi per assicurarsi il non ritorno dei palestinesi alle proprie case, il furto o l’incendio dei raccolti dalle campagne dei palestinesi, le espulsioni programmate dei palestinesi dalle proprie case, la ricerca della rappresaglia da parte dei sionisti, questi sono alcuni degli aspetti che Kersh evita di considerare ma che completerebbero in parte la falsata ricostruzione da lui offerta…

Come si dice in certe occasioni: occhio non vede, cuore non duole.

Anche se dubito che Kersh non sia al corrente o non consideri tra sé e sé certi argomenti…

Un aspetto più determinante ancora che dovrebbe essere sempre ben chiaro in questa vicenda è che se il sionismo non avesse esercitato l’influenza che ha esercitato in Palestina, nessuna frangia nazionalista avrebbe venduto terreni ai sionisti, nessun arabo si sarebbe lasciato corrompere dai sionisti, nessun palestinese sarebbe fuggito poiché non si sarebbero verificati i presupposti, nessun muftì avrebbe scatenato anatemi contro il sionismo e gli ebrei e via dicendo…

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=6&topic_id=5630&post_id=176953