Re: Razionalismo.

Inviato da  SecondLife il 9/9/2010 16:09:32
Citazione:
Red_Knight ha scritto:

Condivido in toto. Io stesso dicevo:

...non è affatto semplice riconoscere l'influenza dei fattori non razionali quando siamo ancora "nella fase dei postulati", perché in realtà i postulati non sono purtroppo una "scelta libera", ma "capitano" casualmente alle persone dipendentemente dalle idee con cui vengono a contatto, principalmente ma non solo nell'infanzia e nell'adolescenza. Il Razionalismo stesso, naturalmente, non fa eccezione rispetto alle altre idee

In altre parole, non possiamo scegliere i nostri presupposti "filosofici" o le nostre motivazioni esistenziali. Non possiamo scegliere nemmeno la nostra lingua madre, né i nostri pregiudizi, le nostre paure, i nostri gusti, i nostri errori ricorrenti, le nostre manie o le nostre superstizioni, e così via. Il "substrato inconscio/emozionale/irrazionale" è imprevedibile e massimamente dipendente, specialmente nella parte "cristallizzata" nel nostro profondo, dall'ambiente e dall'influenza altrui. Si potrebbe dire che veniamo quasi riempiti di idee e pensieri vari ed eventuali. Anche il razionalismo, come dici tu, ha la stessa identica base.

È già qualcosa che ce ne siamo resi conto. A me però non sta bene; o meglio, ora che ci faccio caso, non posso fare a meno di pensare quante di queste cose irrazionali sono totalmente immotivate e superflue. È come se frugassi in un guardaroba e gettassi via tutto quello che non mi appartiene:
- il pregiudizio contro i negri? E come c'è finito qui? Perché dovrei nutrire avversione verso qualcuno perché ha la pelle scura? Fammi pensare... no, non c'è motivo, mi è solo stato inculcato dai miei genitori razzisti. Scartato. E qui che c'è? Uh, la mia soggezione verso i potenti! Nah, via anche questa...

Se trovo qualcosa di razionalmente valido o di innocuo lo lascio. Altrimenti no. E questo processo lo si effettua anche su cognizioni e ragionamenti nuovi.
Per questo definivo prima il razionalismo "un postulato autocosciente".

Alla fine di tutto questo si rimarrà nudi col proprio razionalismo e i propri istinti naturali, con tutti i vantaggi che ne derivano (e che saranno chiari più avanti). Ora abbiamo un punto di partenza e una meta; il tragitto andrà studiato accuratamente, ma il verso di percorrenza è perfettamente chiaro.

Calma, calma, Red.

Com'è naturale, il processo razionalistico, non essendo in grado di gestire una complessità superiore ad un certo livello, deve essere preceduto da una fase di iper-semplificazione dei problemi del tutto arbitraria e falsante.

Infatti pensare a sé stessi come ad un contenitore di elementi separati ed indipendenti di fronte al quale ci si può porre, distaccati, per scegliere con calma cosa tenere e cosa buttare è, perdonami, una pura e semplice fantasticheria intellettuale che non ha proprio nulla a che vedere con la realtà. Se riportiamo ad un piano reale l'esempio che hai fatto, non troviamo affatto Red_Knight, il suo guardaroba ed il suo contenuto di abiti graditi e sgraditi, ma solo... Red_Knight, Red_Knight e ancora Red_Knight. Dove inizia l'uno e finisce l'altro? Ah, saperlo!

Ma se anche esistesse, ebbene questo mitico guardaroba non conterrebbe vestiti, ma solo descrizioni di vestiti, le loro rappresentazioni concettuali. Ma la rappresentazione concettuale della realtà non è la realtà così come la mappa non è il territorio, non sono elementi intercambiabili; e nell'uno e nell'altro caso (ma nel primo immensamente di più) la distanza del modello rispetto alla cosa reale è praticamente infinita.

Benissimo. Oggetto esclusivo del razionalismo sono precisamente tali modelli. Se ne traggano pure le opportune conclusioni.




Per oggi basta così, ho un po' da fare.

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