Re: dove abiti? In via Craxi

Inviato da  redna il 8/1/2010 21:45:07
Citazione:
Ero in auto, accendo la radio per sentire le cronache locali, cronache che dicevano che era stato istituito un premio in ricordo di Bettino e che alla presenza degli eredi del medesimo erano state consegnate le gratifiche.


Gratifiche...?..basterebbe solo capire dov'è finito il denaro delle tangenti.....

CRAXI, PASSAPORTO TRUCCATO

Repubblica — 20 settembre 1995 pagina 14 sezione: POLITICA INTERNA MILANO -

"Mah, sarà stata una macchia di vino, l' avrà cercata di cancellare con il dito". Giannino Guiso, uno degli avvocati di Bettino Craxi, prova a salvare il salvabile. Ma la perizia depositata ieri da Giovanni Buttiroli, ricercatore di istochimica del Cnr, lascia pochi spazi alla difesa dell' Esule di Hammamet. La perizia dice che il passaporto di Bettino Craxi è stato falsificato, che su nove pagine del documento ci sono tracce inequivocabili del solvente impiegato per cancellare i visti d' ingresso e d' uscita che su quelle pagine erano stati apposti. Così uno degli elementi principali che aveva portato in luglio la Procura di Mani Pulite a chiedere ed ottenere l' ordine di arresto per l' ex segretario socialista esce consacrato dalle analisi. Aprendo la porta, inevitabilmente, ad altre domande difficili: quali erano i visti che Craxi o chi per lui ha cercato di nascondere a colpi di sbianchetto? Quali erano i viaggi che, cancellando quei visti, si è cercato di tenere segreti? E, soprattutto, cosa mai può avere spinto i difensori dell' Esule a consegnare ai magistrati un passaporto che nascondeva tracce così imbarazzanti? Intorno al passaporto e ai misteriosi spostamenti di Bettino Craxi ruota tutta l' ultima fase delle indagini contro l' ex presidente del Consiglio, che all' inizio di luglio trasforma repentinamente il suo status giuridico da quello di esule volontario a quello di latitante a tutti gli effetti, inseguito da due ordini di cattura, con tanto di cartellino con foto e connotati trasmesso ai posti di frontiera. La fase inizia quando la Procura scopre che, oltre alla carta di identità e al passaporto ordinario, Craxi ha a disposizione un terzo documento valido per l' espatrio, il passaporto diplomatico 013360. Ed è su questo passaporto, consegnato all' inizio di luglio dal portavoce di Craxi Luca Josi, che il pool fa la scoperta chiave: un visto di entrata in Tunisia con la data del 16 maggio 1994, quattro giorni dopo la notifica a Craxi del divieto di espatrio. Per la Procura è la prova che Craxi è letteralmente scappato. E partono i due ordini di custodia, per le tangenti dell' Enel e del metrò milanese. Ma intanto si studia il documento, che porta vistosi segni di abrasioni su una pagina. Ieri l' istochimico Buttiroli risponde che le pagine contraffatte non sono una ma nove. Su tutte sono stati poi apposti altri timbri. Il sospetto della procura (anche se mai enunciato ufficialmente) è che tra i visti cancellati ci possano essere quelli che documentavano viaggi nei paesi come il Messico o le Bahamas dove potrebbero essere nascosti i miliardi dei conti segreti del Psi. Una scoperta che, nell' interminabile braccio di ferro tra Mani Pulite e l' ex lider maximo, va ad aggiungersi a quelle compiute in luglio dalla Digos milanese negli uffici romani di via Boezio che ospitano gli irriducibili del craxismo. Fu sequestrata una quantità di materiale che da allora è allo studio in gran segreto, ogni tanto viene a galla la voce che ci siano anche carte che aprono scenari nuovi ed inquietanti. Ma il riserbo degli investigatori su questo punto è davvero impenetrabile. Craxi, invece, a tarda sera rompe il silenzio e protesta: "Il passaporto non è stato mai contraffatto. Ho informato i miei legali della gravità della diffusione di queste notizie false". - di LUCA FAZZO


Il sospetto della procura (anche se mai enunciato ufficialmente) è che tra i visti cancellati ci possano essere quelli che documentavano viaggi nei paesi come il Messico o le Bahamas dove potrebbero essere nascosti i miliardi dei conti segreti del Psi. Una scoperta che, nell' interminabile braccio di ferro tra Mani Pulite e l' ex lider maximo, va ad aggiungersi a quelle compiute in luglio dalla Digos milanese negli uffici romani di via Boezio che ospitano gli irriducibili del craxismo. Fu sequestrata una quantità di materiale che da allora è allo studio in gran segreto, ogni tanto viene a galla la voce che ci siano anche carte che aprono scenari nuovi ed inquietanti

fatto sta che, finora, i conti segreti del PSI non sono ancora stati 'scoperti'.
Anzi non se ne parla proprio. L'amnesia italica sorprende sempre anche in quella 'Milano da bere' che ha costruito prima C. e adesso B. Per il primo lancio di monetine, per il secondo 'duomata' con sceneggiata.

EDIT
Ha resistito per tredici anni, nonostante decine di tentativi della giustizia italiana, il mistero del conto Protezione. Difeso dall' impenetrabile riservatezza delle banche svizzere, taciuto dalla caparbia volontà dei protagonisti, il titolare del conto 633369, aperto presso l' Ubs di Lugano è venuto alla luce solo nel 1993 quando le strade di Tangentopoli si sono incrociate con quelle dei vecchi misteri d' Italia. E ha portato di peso Bettino Craxi, già diventato l' inquisito eccellente di Mani Pulite, a diventare anche un sospetto bancarottiere mentre Claudio Martelli, ancora in sella come ministro della Giustizia, a dimettersi e a uscire dalla scena politica. La cortina di ferro eretta dalle banche svizzere intorno al conto Protezione è caduta quando Silvano Larini, l' amico dei bei tempi dei leader socialisti, l' architetto amante della vita comoda, l' uomo che invece che a San Vittore aveva preferito andare nel suo atollo in Polinesia, ha raccontato ai giudici milanesi che quel conto era di suo padre e che l' aveva "prestato", nel lontano 1980, all' amico Bettino. Passeggiavano insieme nel centro di Milano, in corso di porta Romana, quando Craxi gli chiese se aveva un conto sul quale fare affluire un finanziamento al partito. Larini diede il numero, Martelli che passeggiava con loro lo appuntò su un foglietto, il burattinaio Gelli lo infilò tra le sue carte segrete, gelosamente conservate a Castiglion Fibocchi e scovate nell' ' 81 dai giudici che indagavano sul maestro Venerabile. Ma bisogna arrivare all' 87, alle indagini sul crack del Banco Ambrosiano, per scoprire che in quel conto, dietro al quale per tanti anni non si saprà chi si nasconde, sono finiti 7 milioni di dollari. Sette milioni "regalati" da Roberto Calvi, presidente di un già traballante Banco Ambrosiano, agli amici del Psi. Un finanziamento elargito in cambio di un favore: l' intervento presso l' Eni (allora presieduto da Leonardo Di Donna, socialista e iscritto alla P2) affinché prestasse al Banco, che aveva bisogno di una boccata d' ossigeno, 50 milioni di dollari. Enti e partiti come cose di famiglia: dalla banca i soldi vanno al Psi ed è l' Ente di Stato, governato dai socialisti, a dare una mano a Calvi. Secondo l' accusa - e da ieri sera anche secondo i giudici - la rovina dell' Ambrosiano, fallito sotto il peso di 1.600 miliardi di debiti, va addebitata anche a Craxi, Martelli, Di Donna, Larini e Gelli. Per il fallimento del Banco l' ultimo dei maxi-processi aveva affibiato, nell' aprile del ' 92, 33 condanne. La motivazione di quella sentenza deve ancora essere depositata. -
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/30/otto-anni-mezzo-craxi-martelli.html

perchè non intitolare qualche via anche a Roberto Calvi, assassinato proprio da questo 'sistema'?

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