Re: Dalla Barriera Magnetica al Portale Spazio-Tempo. L’esperimento dell’Ing. Ferlini

Inviato da  toussaint il 28/9/2012 15:14:22
fefo, hai mai fatto l'I-Ching? te lo chiedo perchè Jung cominciò a studiare la sincronicità proprio a seguito del suo interesse per questo metodo di divinazione. Non so se si possa definire uno psicologo come scienziato, ma insomma Jung cercava di restare fedele il più possibile al metodo scientifico e dunque non era affatto propenso a pensare che nelle monete dell'I-Ching o nelle carte dei Tarocchi risiedesse un qualche spirito che comunicasse con l'interrogante. Dunque arrivò ad elaborare questa sua concezione, la sincronicità.

"In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Praticamente viene ipotizzato che al fianco del logico svolgimento di un atto conforme al principio in cui in tempi diversi accadono avvenimenti provocati da una causa, ne esista un altro in cui accadono avvenimenti nello stesso tempo ma in due spazi diversi perché, essendo casuali, non sono direttamente provocati da un effetto, corrispondendo per cui perfettamente al principio di a-temporalità.

Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel volume Naturerklärung und Psyche. Nel proprio saggio Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero, mentre Jung intitolava il proprio "Sincronicità come Principio di Nessi Acausali". Dopo più di venti anni di dubbi e ripensamenti di carattere etico-intellettuale, l'analista si decide a definire il concetto per cui riteneva "d'essere scientificamente impreparato" ad enunciare. Jung, rigoroso e pragmatico scienziato, è infatti imbarazzato verso la comunità scientifica per l'evidente orientamento dei suoi studi in cui evidenze empiriche divengono fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico.

Nella prefazione del saggio scrive che: la sincronicità è un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo'"


Gli studi sulla sincronicità furono svolti da Jung in tandem col suo amico, il noto fisico Pauli di cui è noto il famoso "Principio di esclusione". Lo stesso Pauli era soggetto ad uno strano fenomeno che poi i due attribuirono proprio alla sincronicità ma che se fosse nato a Napoli lo avrebbe definitivamente bollato come jettatore. Accadeva che i colleghi di Pauli cercavano accuratamente di evitare che fosse presente ad un esperimento perchè immancabilmente la sua sola presenza ne provocava il falliemento e nei modi più buffi, gli strumenti si rompevano o impazzivano oppure venivano fuori risultati inspiegabili che poi in sua assenza non si ripetevano. Essendo sia Pauli che Jung delle persone "razionali" esclusero che ciò fosse dovuto a spiriti, poltergeist ecc., ma poichè la ripetizione del fenomeno non poteva essere ricondotto alla casualità, conclusero che doveva esserci un "nesso causale atemporale".
Tra l'altro, proprio l'esempio classico della telefonata "presentita" viene citato come primo esempio dallo stesso Jung. Successivamente, Jung cercò anche di stabilire una connessione tra questo fenomeno e un Mondo degli Archetipi di cui si nutre la psiche collettiva. In altri termini, la sincronicità sarebbe l'agire inconscio della volontà di una Mente Collettiva influenzata dagli Archetipi.
Forse, nel caso di Pauli, potremmo dire che in quei momenti agiva l'Archetipo dello jettatore, siccome tutti e anche Pauli forse si erano convinti che portasse jella, allora effettivamente portava jella.

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