Re: possibile fine del mondo? il 10 settembre

Inviato da  ivan il 11/9/2008 12:13:17
Un utente parlava di decadenza riferendosi ad un filmato.

Io penso che avesse ragione perchè decandenza è la cosa che viene in mente leggendo le cronache di questi giorni.
Da La Stampa:

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Citazione:


La fine del mondo può attendere

L'esperimento di Ginevra è riuscito, smentiti i timori di un'apocalisse

Che delusione. Che peccato per i «credenti» che si aspettavano la fine di tutto o l’inizio della fine. Il mondo c’è ancora e loro sono costretti a cominciare un’altra giornata qualunque, con cappuccino e brioche o con alghe e tè. Il buco nero dell’Apocalisse non si è visto, ma intorno al Cern di Ginevra è stato impossibile telefonare per ore, suscitando i peggiori sospetti.

Intanto le mail continuavano a riversarsi sugli indaffarati fisici: le scientifico-deliranti («si rischia un wormhole quantico che alteri i rapporti spazio-tempo), le scientifico-caserecce («ci si basa sul Modello Standard, che non è affatto soddisfacente»), le religiose («non giocate a fare Dio»), le psicologiche («sono troppo coinvolti, non possono tornare indietro») e le apocalittiche («tutto quadra con le profezie maya») e di minaccia. Il crescendo si è abbattuto sul Premio Nobel americano Frank Wilczeck, a cui qualcuno non smette di augurare una morte tragica.

Nel cybermondo la psicosi si autoalimenta. Oltre ai buchi neri, vengono evocati «strangelets» e «mono-poli magnetici», giocando senza scrupoli con le più fantasiose interpretazioni della Relatività, ma «abituarsi al mondo delle particelle non è affatto semplice»: se lo diceva una star della fisica, Richard Feynman, c’è da credergli e, quando si è accesa la più grande macchina del più grande esperimento mai tentato, l’emozione è stata sincera. I complottisti regolavano il loro personale conto alla rovescia e i 3 mila fisici del centro e le altre migliaia collegati da ogni continente fremevano d’orgoglio, mentre John Ellis, uno dei teorici del team, ripeteva che la ragione è impotente contro gli imbecilli. La prova? «I raggi cosmici che colpiscono la Terra sono 100 mila volte più energetici e noi siamo sempre qui». Intatti. La verità è che da ora al futuro lontano, il 2010, e oltre, ci si inoltra in un altro mondo. Di più. «Si spalancano le porte del Paradiso», spiega dalla Control room Lucio Rossi, capo del team «Magnets, Cryostats and Superconductors Group» che si occupa delle apparecchiature con cui domare i protoni.

Se non li si controlla a dovere, infatti, niente test e niente scoperte.

Ieri, il primo fascio di particelle è partito alle 9,32 e, settore dopo settore, con la lentezza esasperante richiesta dai controlli multipli, ha completato il primo e storico giro dentro l’Lhc: acronimo di Large Hadron Collider, è un acceleratore a forma di anello, lungo 27 km e sepolto a un centinaio di metri sotto Svizzera e Francia. Costato soldi (8 miliardi) e tempo (un decennio). Un motivo c’è: nei prossimi mesi si dovrà «caricare il fucile»: si spareranno 3 mila «pacchetti», ciascuno carico di 100 miliardi di protoni, vale a dire microscopiche «palline» che si trovano nei nuclei degli atomi, e - non contenti - li si farà scontrare a una velocità vicina a quella della luce con un’energia mai raggiunta in precedenza: 14 Tev, che a noi non dicono niente, ma che sono valori capaci di eccitare qualunque ricercatore, perché significano un inedito mega-botto, pari a 900 auto a 100 all’ora.

Tutto questo perché? Ieri, i «super-capi» del Cern - Lyn Evans e Robert Aymar - hanno provato a spiegarlo: poche settimane e si comincerà a tornare indietro nel tempo, ricreando le condizioni di un trilionesimo di secondo dopo il Big Bang, l’istante della nascita dell’Universo. Ma la tribù di 500 reporter era confusa sul da farsi: pretendere l’ennesima spiegazione sui pericoli del presunto buco nero, previsto da un rabbioso gruppetto di scienziati «alternativi»? Oppure fare finta di niente e tentare una lezione sull’Universo da propinare a lettori, telespettatori e internauti? Buttarsi nel «gossip» dell’infinitamente piccolo, facendo una pernacchia a Stephen Hawking, che ha calcolato perché non aver paura di un mini-«black hole» che si richiuderebbe in frazioni di frazioni di secondo, o rischiare la noia delle audiences con la relazione di un serioso briefing durato nove ore?

Di certo, dal mattino alla sera, i 500 sono stati travolti da numeri, video, spiegazioni, annunci e annunci sull’annuncio. «Ecco il fascio che parte», dice Evans, balbettando per l’emozione. «Comincia la sfida davanti al mondo», sottolinea Boris Bellesia, uno dei responsabili dell’hardware, «Ricostruiremo la storia della materia», osserva Paolo Giubellino, portavoce di Alice, l’esperimento con il nome più poetico. Sembrava l’efficace anticipazione delle cascate di dati che si riverseranno sui computer: l’equivalente di 100 mila cd ogni secondo (non è un’esagerazione!) per anni e anni. Roberto Saban, responsabile del collaudo dei sistemi tecnici, era tra la folla di cervelloni della «Control room», spiando i display, dove il primo e il secondo fascio ogni tanto si mostravano con un innocente flash.

«E’ come giocare con il trenino elettrico - spiega -. La struttura è delicata. Se un’imperfezione non è assorbita, questa può amplificarsi e far perdere il fascio». In poche parole, ci vogliono 1232 mega-magneti - bestioni da 32 tonnellate a pezzo - per far girare in tondo i protoni e, perché si trasformino in superconduttori, temperature vicine allo 0 assoluto (-273°). «Ecco il motivo per cui abbiamo caricato mezzo milione di litri di elio refrigerante».

I numeri sono mostruosi al Cern. E’ un kolossal, ideato per rispondere a enigmi da scombussolare cervelli e coscienze: che cos’è la materia, che cosa la tiene assieme, perché la materia ha prevalso sull’antimateria, che cosa sono la materia oscura e l’energia oscura. E si possono aggiungere altri interrogativi: quali sono i rapporti spazio-tempo? Ci sono dimensioni extra? Esistono Universi paralleli, in cui - chissà - si specchiano nostri cloni più fortunati o più sfigati? E a questo punto non può non affacciarsi la Domanda Estrema: se Dio esiste, dove si nasconde?

Non è un caso che, ieri, la parola che si rincorreva fosse un nome sfuggente: «Bosone di Higgs». L’Lhc andrà alla ricerca, prima di tutto, della famosa «Particella di Dio», quella che fornisce la massa a ciò che conosciamo. Ecco una formula-slogan che dà istantaneamente l’illusione a chiunque di capire che cosa combineranno tutti quei fisici di tutte le nazionalità (600 sono italiani). E’ la stessa che consentirà di impegnare molte menti millenaristiche in labirintiche ipotesi sui fenomeni - per loro devastanti - provocati dagli scontri di protoni. L’LHC è tanto sofisticato da alimentare sia leggende planetarie sia le sfide intellettuali per il XXI secolo. Anche su Youtube, una stagista del Cern, Kate McAlpine, ha lanciato un video a tempo di rap per annunciare che da ieri è iniziato il grande party del sapere. Deve contrastare un’algida animazione in cui la Terra implode su se stessa, fino alle dimensioni di un puntino oscuro. Ha già superato il milione di contatti contro i 300 mila dei ragazzi in camice bianco ed elmetto che ballano e scandiscono un nuovo inizio del sapere, alla faccia degli jettatori che ieri maledivano i telefoni bloccati.


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