Esempio calzante assai. Infatti, a parte le lingue imposte per legge con la scuola obbligatoria, come l'italiano e il tedesco, qualsiasi studio delle lingue e della loro distribuzione ti mostra che non è letteralmente possibile tracciare dei confini precisi, perché ogni lingua sfuma nell'altra gradatamente senza soluzione di continuità.Uhm. E il giapponese con cosa "sfuma gradatamente?"
Non è che alla fine anche gli elementi sulla tavola periodica "sfumano gradatamente" o roba del genere?
Come ho già detto, rimane evidente che una sommaria suddivisione è possibile, soprattutto per ragioni di semplicità (e di didattica), ma che tale suddivisione rimane valida solo se presa per quello che è: uno strumento che serve ad orientarsi, ma niente più.Ma allora anche il razzismo serve ad orientarsi, e niente di più, così come ogni stereotipo positivo o negativo. Quindi dobbiamo bocciare il razzismo su base scientifica
però consentirlo a livello di
orientamento generale?
Esempio: la grande macro suddivisione delle lingue italiane considera un'unica "razza" le lingua a nord della linea Rimini-La Spezia. Ed è vero, perché hanno tratti in comune che rendono possibile tale suddivisione. Però sfido un veneto qualunque a comprendere un friulano...A me pareva che l'italiano fosse italiano per tutti, e che la scuola avrebbe dovuto insegnarne la medesima versione a tutti.
Quanto affermi casomai suggerisce che i confini nazionali siano del tutto artificiali e "l'italiano" (in quanto "popolo") non esista.
Si chiama democrazia: tu metti i soldi e qualche ignorante che non è mai riuscito a trovarsi un lavoro vero si mette a giocare con le parole e con le persone.Quindi siamo
apertamente governati dai razzisti, però nessun "antifascista arcobaleno e/o
survivor assortito" protesta? E' ben strano!
(o forse no?)
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