Re: OGM: (ennesimo) inganno globale

Inviato da  Al2012 il 15/11/2006 23:41:33
Continuando la mia opera di copiatura:

<<Nel suo “Biomimicry” Janine Benyus, scrittrice di libri di divulgazione scientifica, ci conduce in un affascinante viaggio attraverso numerosi laboratori e campi base dove squadre interdisciplinari di scienziati e ingegneri analizzano dettagliatamente la chimica e le strutture molecolari dei materiali più complessi che si ritrovano in natura, per poi usarli come modelli per nuove biotecnologie. Questi ricercatori stanno via via scoprendo come molti dei nostri più grandi problemi tecnologici siano già stati risolti dalla natura in modi eleganti, efficienti ed ecologicamente sostenibili, e stanno cercando di adattare queste soluzioni alle necessità umane.
Gli scienziati dell’Università di Washington hanno studiato la struttura molecolare e il processo di assemblaggio del rivestimento interiore levigato della conchiglia dell’aliotide che, pur presentandosi con la delicatezza dei suoi disegni colorati a forma di vortice, ha una resistenza impressionante. Essi sono riusciti a imitare il processo di assemblaggio a temperatura ambientale e a creare cosi un materiale duro e trasparente, che potrebbe costituire il rivestimento ideale per i parabrezza delle auto elettriche ultraleggere.
Dei ricercatori tedeschi hanno imitato la microsuperficie rugosa e autopulente della foglia di loto per produrre una speciale vernice in grado di svolgere questa stessa funzione sugli edifici.
Biochimici e biologi marini hanno analizzato per anni i singoli processi chimici con cui i molluschi blu secernono una sostanza adesiva in grado di incollare anche sott’acqua; ora ne stanno vagliando le potenziali applicazioni mediche, che permetterebbero ai chirurghi di saldare legamenti e tessuti operando in un ambiente fluido. In diversi laboratori, i fisici hanno lavorato a fianco dei biochimici per esaminare la complessità di strutture e processi della fotosintesi, nella speranza di riuscire infine a imitarli in nuovi tipi di celle solari.
Tuttavia, mentre questi entusiasmatici sviluppi stanno prendendo piede, molti genetisti, sia nelle compagnie biotecnologiche, sia nel mondo accademico, continuano a ripetere il Dogma Centrale del determinismo genetico, affermando cioè che i geni determinano il comportamento di un organismo. Il problema è capire se questi scienziati credano veramente che il nostro comportamento sia determinato dai nostri geni e, se non lo credono, perché mai continuano a fingere.
Le discussioni che ho avuto con i biologi molecolari intorno a questo punto mi hanno fatto capire che ci sono diverse ragioni per cui gli scienziati sentono di dover mantenere il dogma del determinismo genetico a dispetto di tutte le evidenze contrarie, che crescono di giorno in giorno.
Gli scienziati che lavorano per le industrie vengono spesso assunti per progetti specifici e ben definiti, lavorano sotto supervisione e non è loro concesso di discutere le implicazioni che le loro ricerche rivestono in un quadro più ampio. In tal senso viene loro richiesto di firmare delle clausole di segretezza. Nelle compagnie biotecnologiche, in particolare, le pressioni per conformarsi alla dottrina ufficiale del determinismo genetico sono veramente enormi.
Sfortunatamente, anche nel mondo accademico le pressioni, pur essendo differenti, hanno quasi la stessa forza. A causa dei costi vertiginosi della ricerca genetica, i dipartimenti di biologia firmano sempre più spesso degli accordi con le compagnie biotecnologiche per ottenere sostanziali aiuti economici che verranno però a plasmare la natura e l’indirizzo delle loro ricerche. Come osserva Richard Strohman, “i biologi accademici e i ricercatori delle corporazioni sono ormai diventati indistinguibili, e oggi, nel quadro delle collaborazioni fra settori, vengono assegnati dei premi speciali per comportamenti che una volta sarebbero stati citati in giudizio per conflitto di interessi”.
Quando cercano di ottenere dei fondi, i biologi sono soliti presentare i loro progetti formulati nei termini del determinismo genetico, perché sanno che, di fatto, sono i progetti di questo tipo a essere finanziati. Pur sapendo bene che i progressi scientifici sono sempre inaspettati e imprevedibili, essi promettono ai loro sponsor che dalla futura conoscenza della struttura genetica si otteranno certi determinati risultati; imparano ad adottare questa doppiezza durante i loro primi anni di ricerca accademica, e la mantengono poi per tutto il corso della loro carriera.
Oltre a questa evidente pressione esterne, ci sono poi anche le barriere cognitive e psicologiche più sottili che trattengono i biologi dall’accettare la visione sistemica della vita. Nella loro formazione, il riduzionismo è ancora il paradigma dominante, e pertanto essi si trovano spesso a disagio di fronte a concetti come quelli di auto-organizzazione, di reti o di proprietà emergenti. Va inoltre tenuto presente che la ricerca genetica, anche nel quadro del paradigma riduzionista, può essere incredibilmente eccitante: la mappatura dei genomi è un risultato affascinante, che sarebbe stato impensabile anche soltanto per gli scienziati di qualche decennio fa. E’ Pertanto comprensibile che molti genetisti, lasciandosi prendere dall’entusiasmo per questi risultati, vogliono proseguire nelle loro ricerche ben finanziate, senza preoccuparsi delle implicazioni che esse rivestono in una prospettiva più ampia.
Infine non dobbiamo dimenticarci che la scienza è un’impresa fortemente collettiva. Gli scienziati avvertono un profondo bisogno di appartenenza nei confronti delle loro comunità intellettuali, e difficilmente parleranno contro di esse. Anche gli scienziati di successo, che hanno alle spalle brillanti carriere e che hanno ricevuto riconoscimenti prestigiosi, sono spesso rluttanti quando si tratta di levare una voce di dissenso.
Tuttavia, nonostante queste barriere, il crescere, a livello mondiale, dell’opposizione alla brevettazione, al commercio e al rilascio di ogm, insieme ai limiti, portati recentemente in luce, delle basi concettuali dell’ingegneria genetica, ci mostra come l’edificio del determinismo genetico stia ormai crollando. Per citare ancora una vola Evelyn Fox Keller: “Sembra evidente che il primato del gene, come nucleo concettuale esplicativo della struttura e della funzione biologica, è un tratto che ha contraddistinto il ventesimo secolo molto più di quanto caratterizzerà i ventunesimo”.
In conclusione, sempre più evidente come le biotecnologie stiano giungendo a un punto di svolta scientifico, filosofico e poltico.>>


Un saluto a tutti.

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