Re: Il Campo del Punto Zero

Inviato da  Al2012 il 23/11/2006 17:44:43
Scusate non riesco più ad inserire su Spread-it il link al file del mio primo intervento, nel caso a qualcuno interessi provo ad inserilo suddiviso su due interventi:

Tratto da “Il Campo del Punto Zero” di Lynne McTaggart

Prologo

La rivoluzione imminente:

Siamo sull’orlo di una rivoluzione.Una rivoluzione profonda e audace come la scoperta della relatività di Einstein. Dalle nuove frontiere della scienza stanno emergendo nuove idee, che sfidano tutto ciò che crediamo a proposito di come funziona il nostro mondo, e di come definiamo noi stessi. Vengono realizzate scoperte che dimostrano ciò che le religioni hanno sempre sostenuto: che gli esseri umani sono molto più straordinari di un assemblaggio di carne e ossa. Questa nuova scienza, proprio dai suoi elementi basilari, risponde a domande che hanno reso perplessi gli scienziati per centinaia di anni. Nel suo significato più profondo questa è una scienza del miracolo.
Per vari decenni, in tutto il mondo, stimati scienziati di diverse discipline hanno portato a termine esperimenti ben studiati, i cui risultati disobbediscono apertamente alla biologia e alla fisica attuali. Tutti questi studi ci offrono una grande quantità di informazioni sulla forza centrale che organizza e governa i nostri corpi e il resto del cosmo.
Ciò che questi scienziati hanno scoperto è a dir poco stupefacente.
Al nostro livello più elementare noi non siamo una reazione chimica, ma una carica energetica. Gli esseri umani, e tutte le cose viventi, sono un’unione di energia in un campo di energia connesso a ogni altra cosa esistente nell’universo. Questo campo di energia pulsante è il motore centrale del nostro essere e della nostra consapevolezza, l’alfa e l’omega della nostra esistenza.
Non esiste una dualità “io” e “non io” dei nostri corpi in relazione all’universo, ma un unico campo di energia fondamentale. Questo campo è responsabile per le funzioni più alte della nostra mente, ed è la fonte di informazioni che guida la crescita dei nostri corpi. I nostri cervelli, i nostri cuori, la nostra memoria sono - in verità, un progetto dell’universo per tutte le epoche. E’ il campo, piuttosto che i germi o i geni, la forza che determina in maniera definitiva se siamo sani o malati, ed è la forza che deve essere utilizzata per guarire. Noi siamo uniti, connessi e indivisibili dal nostro universo, e la nostra unica verità fondamentale è la nostra relazione con esso. “il campo” , come aveva espresso Einstein concisamente, “è l’unica realtà”. Fino a oggi la biologia e la fisica sono state ancelle di prospettive adottate da Isaac Newton, il padre della fisica moderna. Tutto ciò in cui crediamo riguarda al nostro mondo e il nostro ruolo in esso, ha origine da idee che vennero sì formulate nel diciassettesimo secolo, ma che ancora costituiscono la spina dorsale della scienza moderna.
Queste sono teorie che rappresentano tutti gli elementi dell’universo come isolati l’uno dall’altro, divisibili e completamente autonomi.
Queste teorie, alla loro essenza, hanno creato una visione mondiale di separazione. Newton rappresentò un universo materiale nel quale singole particelle di materia obbediscono a determinate leggi che descrivono il moto attraverso lo spazio e il tempo – l’universo come una macchina. Prima che Newton formulasse le sue leggi del moto, il filosofo francese René Descartes (n.d.t.: Cartesio, in italiano) ideò un concetto, alla sua epoca rivoluzionario, per il quale noi – rappresentati dalle nostre menti – siamo separati dai nostri corpi di materia inerte e senza vita, i quali sono soltanto un altro particolare tipo di veicolo ben rodato. Secondo questa visione l’universo è composto da un mucchio di piccoli oggetti discreti che si comportano in maniera prevedibile. Il più separato tra tutti questi oggetti è l’essere umano. Noi sediamo al di fuori di questo universo e guardiamo al suo interno. Anche i nostri corpi in qualche modo sono separati e sono qualcosa di diverso dalla nostra vera essenza: le menti consapevoli che osservano.
L’universo newtoniano può si rispettare delle leggi stabilite, ma è fondamentalmente un luogo solitario e desolato. L’universo continua, come un vasto meccanismo, a prescindere dalla nostra presenza. Con poche e abili mosse Newton e Descartes hanno strappato Dio e la vita dal mondo della materia, e noi e la nostra consapevolezza dal centro del nostro mondo. Hanno tirato via il cuore e l’anima dall’universo, lasciando sulla sua scia solo una collezione di parti interagenti senza vita. E la cosa che è più rilevante di tutte, come osserva Danah Zohar in “The Quantum Self” (il sé quantico), è che “la visione di Newton ci separa completamente dalla struttura dell’ universo”.
La nostra immagine di noi stessi è diventata ancora più tetra con il lavoro di Charles Darwin. La sua teoria dell’evoluzione, che ora è stata leggermente ritoccata dai neo-darwinisti, considera la vita come casuale, predatrice, senza scopo e solitaria: se non sei il migliore non sopravvivi. Non sei niente di più di un caso prodotto dall’evoluzione. La vasta scacchiera dell’eredità biologica dei tuoi antenati si semplifica a un unico aspetto centrale: la sopravvivenza. Mangia o vieni mangiato. L’essenza della tua umanità è un terrorismo genetico, che si sbarazza in maniera efficiente di qualsiasi anello debole. La vita non riguarda la condivisione e l’interdipendenza. La vita concerne il vincere, l’arrivare prima. E se ce la fai veramente a sopravvivere, allora sei da solo all’apice dell’albero evolutivo.

Questi paradigmi, l’universo come una macchina e l’uomo come una macchina da sopravvivenza, hanno portato a una padronanza tecnologica dell’universo, ma a poca reale conoscenza che abbia una qualsiasi importanza centrale per noi. Ad un livello spirituale e metafisico hanno portato al più brutale e disperato senso di isolamento. Inoltre non ci hanno avvicinato per niente alla comprensione dei misteri più fondamentali della nostra stessa esistenza: come una singola cellula diventa una persona completamente formata, e anche cosa accade alla consapevolezza umana quando moriamo.
Anche se ciò non fa parte della nostra esperienza ordinaria, continuiamo a essere apostoli “alieni” verso questa visione del mondo, che lo presentano come meccanizzato e separato. Molti di noi cercano rifugio dalla realtà della nostra esistenza che consideriamo dura e nichilista, nella religione, che può offrire qualche soccorso con i suoi ideali di unità, comunione e scopo, ma lo fa attraverso una visione del mondo che contraddice quella abbracciata dalla scienza. Chiunque abbia cercato una vita spirituale ha dovuto lottare con queste opposte visioni del mondo, cercando inutilmente di riconciliarle.
Questo mondo della separazione dovrebbe essere stato distrutto, una volta per tutte, dalla scoperta della fisica quantistica nella prima parte del ventesimo secolo. Quando i pionieri della fisica quantistica hanno scrutato proprio nel nucleo della materia, sono rimasti sbalorditi da quello che hanno visto. I più minuscoli pezzettini di materia non sono neanche materia, come noi la conosciamo, e neanche un insieme di “qualcosa”, ma a volte una cosa, altre volte qualcosa di molto diverso. E cosa ancora più strana, sono spesso molte cose possibili tutte nello stesso istante. Il fatto ancora più significativo è che queste particelle subatomiche non hanno nessun significato in isolamento, ma soltanto se sono in relazione con tutto il resto. Al suo livello più elementare la materia non può essere sminuzzata in unità autonome, ma è completamente indivisibile. Si può capire l’universo soltanto considerandolo come una ragnatela dinamica di interconnessioni. Una volta che le cose entrano in contatto, rimangono per sempre in contatto attraverso tutto lo spazio e tutto il tempo. Anzi, proprio lo spazio e il tempo sembrano essere costrutti arbitrari, non più applicabili a questo livello del mondo. Il tempo e lo spazio, per come noi li conosciamo, in effetti non esistono. Tutto ciò che appare davanti agli occhi è un lungo panorama di presente.
I pionieri della fisica quantistica – Erwin Schrodinger, Werner Heisenberg, Niels Bohr e Wolfang Pauli – avevano una vaga idea del territorio metafisico nel quale erano sconfinati. Se gli elettroni sono connessi in ogni luogo nello stesso momento, ciò implica qualcosa di profondo sulla natura dell’universo nell’insieme. Si indirizzarono verso testi di filosofia classica nel tentativo di comprendere tutta la verità riguardo allo strano mondo subatomico che stavano osservando. Pauli esaminò la psicoanalisi e gli archetipi della cabala; Bohr il Tao e la filosofia Indù; Heisenberg la teoria platonica della Grecia antica. Nonostante ciò, una teoria coerente delle implicazioni spirituali della fisica quantistica, rimase al di là delle loro capacità di comprensione. Niels Bohr aveva appeso un cartello alla sua porta con su scritto: “Vietato l’ingresso ai filosofi. Lavori in corso”.
C’era un altro lavoro concreto da completare con la teoria quantistica. Bohr e i suoi colleghi erano arrivati solo fino a un certo punto con i loro esperimenti e la loro comprensione. Gli esperimenti che avevano condotto, e che dimostrano questi effetti quantistici, erano stati effettuati in laboratorio con particelle subatomiche di materia inanimata. In seguito altri scienziati, sulla loro scia, avevano naturalmente assunto che questo strano mondo quantistico esistesse soltanto nel mondo della materia morta. Qualsiasi cosa viva obbedisce ancora alle leggi di Newton e Descartes. Una visione, questa, che ha informato completamente la medicina e la biologia moderne. Perfino la biochimica basa i suoi studi sulla collisione e sulla forza newtoniane.

E cosa dire di noi? All’improvviso abbiamo assunto un ruolo centrale in ogni processo fisico, ma nessuno lo ha completamente riconosciuto. I pionieri quantistici avevano scoperto che il nostro coinvolgimento con la materia è cruciale. Le particelle subatomiche esistono in tutti gli stati possibili finché non vengono disturbate da noi – con l’osservazione o la misurazione – e a quel punto finalmente si placano in qualcosa di concreto. La nostra osservazione – la nostra consapevolezza umana – è totalmente centrale in questo processo di flusso subatomico, flusso che realmente diventa qualcosa di fisso.
Eppure noi non siamo in nessuna delle equazioni matematiche di Heisenberg o di Schrodinger. Avevano capito che noi siamo in qualche modo la chiave, ma non sapevano come includerci. Per quanto riguardava la scienza noi stavamo ancora guardando dal di fuori.
Tutti gli elementi disgiunti della fisica quantistica non sono mai fusi in una teoria coerente, e la fisica quantistica si è ridotta a uno strumento tecnologico, estremamente valido e vitale per costruire le bombe e gli apparecchi elettronici moderni. Le implicazioni filosofiche venivano dimenticate, e tutto quello che rimaneva erano i suoi vantaggi pratici. La truppa dei fisici moderni aveva la volontà di accettare la bizzarra natura del mondo quantistico, perché la matematica, come le equazioni di Schrodinger, funziona veramente bene, ma scuoteva il capo in segno di disapprovazione di fronte alla cotro-intuività di tutto ciò.
Come possono gli elettroni essere in contatto con ogni cosa contemporaneamente? Come può un elettrone non essere una singola cosa fissa finché non viene esaminato o misurato? Come, può qualsiasi cosa nel mondo essere in effetti con-misurato? Come, può qualsiasi cosa nel mondo essere in effetti concreta, se è un’illusione quando si inizia a guardala da vicino?
La risposta dei fisici era asserire che c’è una realtà per ogni cosa piccola, e un’altra realtà per le cose molto più grandi; una realtà per le cose che sono vive, un’altra per le cose che non lo sono, e accettare queste evidenti contraddizioni proprio come si possono accettare gli assiomi basilari di Newton. Queste sono le regole del mondo, e devono essere prese alla lettera.
La matematica funziona, e questo è tutto ciò che conta.

Un piccolo gruppo di scienziati sparsi per il globo, non soddisfatto dall’utilizzo meccanico della fisica quantistica, ha richiesto una soluzione migliore a molte delle numerose domande che rimanevano senza risposta. Nelle loro indagini e nei loro esperimenti, questi scienziati hanno ricominciato dove i pionieri della fisica quantistica avevano rinunciato, e hanno iniziato a esplorare più a fondo.

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