Re: Il Campo del Punto Zero

Inviato da  Al2012 il 2/4/2008 15:18:04
Un altro pezzo del puzzle o un altro ingrediente di questo topic “minestrone”.

Teoria dei Campi Morfici di Rupert Sheldrake

Di seguito ho evidenziato alcuni passi che mi sembrano degni di nota, con l’augurio che possano interessare ……..

Rupert Sheldrake: Una nuova scienza della vita
tratto da qui

Agli inizi degli anni Ottanta, un giovane studioso di biologia vegetale, l'inglese Rupert Sheldrake, entrò in questa polemica con una teoria che scosse il mondo scientifico.
La sua «ipotesi di causazione formativa» comparve nel suo libro A New Science of Life [Una nuova scienza della vita].

La teoria ha destato reazioni appassionate, sia da parte di sostenitori sia di detrattori.
Come Driesch, anche Sheldrake è stato snobbato e attaccato da alcuni suoi colleghi scienziati.
Altri l'hanno appoggiato con energia, ritenendo la sua teoria una seria proposta da verificare in sede sperimentale.
Se si fosse dimostrata esatta, essa sarebbe assurta al rango di una delle più grandi idee del secolo, anzi dell'intera epoca scientifica.

L'ipotesi di Sheldrake è pertinente alla nostra concezione di mente non localizzata, con cui è anzi estremamente compatibile.

La sua idea di causazione normativa suggerisce che la mente umana non sia localizzata nello spazio e neppure nel tempo; che non sia limitata al «qui e adesso»; che sia immortale e non energetica, con il corollario che il suo effetto non venga diminuito dalla separazione spaziale.

Nella sua ipotesi la mente è non localizzata in un altro importante modo: non è ristretta al cervello né prodotta da esso, anche se può agire attraverso il cervello, più o meno come l'elettricità agisce attraverso un filo senza essere generata dal filo stesso.

L'ipotesi di Sheldrake corrobora l'idea di una coscienza collettiva secondo cui essa può essere immagazzinata collettivamente come una sola mente, fuggendo dalla prigionia del cervello e del corpo di singole persone.


Plasmati da campi morfogeni
QUI

Il modo più semplice per comprendere la risonanza morfica è attraverso un'analogia a cui Sheldrake ricorre sempre, quella di un apparecchio televisivo o radiofonico.
Nella TV fili, transistor e altre componenti agiscono insieme come apparecchio ricevente che capta segnali emessi dalla stazione televisiva.
L'immagine finale che compare dipende dagli elementi interni dell'apparecchio, che deve essere sintonizzato correttamente sulla trasmissione.
Se si cambiano le componenti, si può cambiare la sintonizzazione e interferire con l'immagine. Questo può causare distorsioni dell'immagine, ma anche la sua perdita completa.

Analogamente, in un uovo che si sviluppa, il DNA e le altre sostanze chimiche da esso contenute danno origine alle «caratteristiche di sintonizzazione» di quella particolare specie, esattamente come un apparecchio TV può captare una certa banda di segnali e non altri.
L'uovo nel suo processo di sviluppo può «sintonizzarsi» con certi campi morfogeni che sono stati creati da uova sviluppatesi in modo analogo in passato.
Ciò fa si che quell'uovo particolare diventi un uovo di gallina, per esempio, e non un uovo di pernice o d'aquila.

Similmente, il cervello ha le sue parti componenti: i suoi neuroni, vasi sanguigni, strutture di sostegno e così via.
Esso produce immagini mentali, pensieri, emozioni, e determina molti eventi motori.
Ma non crea questi eventi più di quanto l'apparecchio TV produca la propria immagine.

«Ma allora i meccanicisti diranno», argomenta Sheldrake. «"Ammettiamo pure che oggi non possiamo spiegarlo: un giorno però potremo farlo".
In questo modo emettono una cambiale non datata.
E' essenzialmente un atto di fede nel metodo meccanicistico, non realmente un'ipotesi rigorosamente scientifica».

Tema ricorrente in questa cambiale è il ruolo del DNA; esso contiene il codice genetico che, in qualche modo, si suppone avere il compito di governare tutto quello che avviene in esseri viventi in via di sviluppo.
Cellule d'osso, orecchio e fegato contengono il medesimo DNA e, quindi, deve esserci qualcosa oltre e al di sopra di esso che spieghi il loro esito diverso.
Si sostiene che il codice genetico sia il fattore nascosto.

Ma Sheldrake crede che, nell'ipotizzare il codice genetico come una sorta di poderoso dispositivo, atto a diramare ordini e spingere in qualche modo le cellule verso un obiettivo (per esempio quello di diventare un leucocita anziché una cellula epatica), i meccanicisti facciano intervenire qualcosa di stranamente simile proprio ai campi morfogeni, anch'essi dotati di uno scopo.

Questo concetto di programma genetico è, dopo tutto, teleologico , spinge verso un obiettivo specifico esattamente come fanno i proposti campi morfogeni.
Ciò va molto oltre l'approccio meccanicistico, che dichiaratamente nega qualsiasi scopo od obiettivo in natura.

Fin qua c'è un'inaspettata analogia fra l'ipotesi di Sheldrake e le idee sull'azione dei geni.
Ma l'analogia non si spinge molto a fondo. Sheldrake così compendia i problemi suscitati dalle attuali concezioni biologiche dominate dal DNA.

Il DNA, fornendo il codice per la sequenza degli amminoacidi, permette alla cellula di produrre determinate proteine.
Questo è tutto quello che esso può fare...
Il problema posto dalla morfogenesi non si ferma però alla questione di fornire le proteine giuste alle cellule giuste al momento giusto.
Il problema è capire come, date queste proteine, le cellule si organizzino in forme particolari, e come si sviluppino in organismi di particolari forme.

Il DNA ci aiuta a capire come otteniamo le proteine che forniscono, per così dire, i mattoni e il cemento con cui l'organismo viene costruito, ma non spiega in che modo questi elementi vengano a comporsi in particolari modelli e forme.
L'idea del DNA e dà forma agli organismi e programma il loro comportamento è un'estrapolazione del tutto illegittima dall'insieme dei dati noti sull'azione del DNA...


Creatività del processo evolutivo
QUI

Ma che dire di forme completamente nuove? Esse non possiedono alcuna forma preesistente.

Sheldrake lascia aperto questo problema perché lo vede situato oltre il campo d'indagine della scienza naturale, nel regno della metafisica.
Riflette però sulla facoltà del nuovo e dell'originale di manifestarsi in natura, e riconosce l'influenza sul suo pensiero del filosofo francese Henri Bergson, famoso per la sua fede nell'élan vital, una forza vitale originaria che guidava gli esseri viventi nel loro sviluppo storico.

Come osserva Sheldrake: Bergson... fu molto acuto nel sostenere la genuina creatività del processo evolutivo.
Egli ribadì continuamente che le nostre menti hanno la tendenza a negare la creatività, perché non possiamo spiegarla.
Essa implica il completamento nuovo, l'originale.
Perciò preferiamo dire che la creatività non è creatività affatto ma semplicemente l'espressione di qualcosa di «archetipico», già esistente in forma latente.
Questo nega la vera creatività.

E' come dire che ogni cosa viene originata in anticipo e che l'evoluzione è come lo srotolamento di un lungo tappeto: esso semplicemente viene svolto nel tempo.

E che cosa dire delle origini prime, l'origine dell'universo? Da dove proviene?

Sheldrake risponde:
L'universo in sé [ha] un'origine e sia la creatività all'interno dell'universo sia l'universo stesso richiedono una spiegazione.
Essi possono solo essere motivati in termini di qualcosa che è al di sopra e al di là dell'universo, in tal senso trascendente.
Ciò corrisponderebbe alle tradizionali concezioni teistiche della creazione, che presupporrebbero un Dio che è al di là, al di sopra e nella natura... Questa è la mia stessa concezione.

Uno dei più grandi punti di corrispondenza fra l'ipotesi della causazione normativa e la mente non localizzata è il processo in due sensi che collega fra loro passato e presente.
Il passato in un certo senso è il presente, perché il presente dà forma al passato alimentandosene in modo retroattivo modificando i campi morfogeni preesistenti.

Ogni evento aggiunge l'effetto della propria venuta in essere al campo morfogeno con cui risuona, oppure dà inizio a un nuovo campo, in ciascun caso persistendo nel futuro.

Ora, quando cominciamo ad applicare il linguaggio psicologico e parliamo di pensieri, anziché di eventi materiali come lo sviluppo degli embrioni, è possibile immaginare lo stesso processo.

C'è un processo in due sensi che collega fra loro presente e passato: pensieri passati influiscono su pensieri presenti mediante i campi morfogeni, e pensieri presenti si aggiungono ai campi o li modificano.
Il presente non viene in essere soltanto per morire; viene preservato in un'invisibile registrazione morfogena che in seguito apporta un contributo a eventi futuri.

In questo modo i pensieri vengono nuovamente immessi nell'universo, in una sorta di banca cosmica della memoria, secondo l'espressione di Sheldrake.

E' possibile pensare a una sorta di Mente Universale che prende forma.

Ciò richiama alla mente queste parole dell'astronomo-fisico inglese Sir James Jeans:
"I concetti che oggi si dimostrano fondamentali per la nostra comprensione della natura... appaiono alla mia mente come strutture di puro pensiero... l'universo comincia ad apparire più come un grande pensiero che come una grande macchina".

Questa visione dell'universo suggerisce che esso trabocchi di pensiero, sia vivo di mente e coscienza.
Questa concezione prepara la scena per la mente non localizzata: una mente non limitata dallo spazio e dal tempo, non confinata ai cervelli e ai corpi di singole persone.

Sheldrake si è affrettato a ricordare che molte tradizioni hanno contemplato la nozione di una mente cosmica, e tra queste il buddismo Mahayana con la sua idea di ala ' yavijnana, o magazzino della coscienza.
Secondo i teosofi esiste un processo analogo: il registro akashico;
in base a questa concezione, tutto ciò che accade, fisico o mentale, è codificato in dimensioni di spazio e tempo, dove funziona come una banca dati per il karma, un'idea presente anche nel buddismo tibetano.


Conclusioni
QUI

Da quando fu introdotta l'ipotesi della causazione formativa, sono stati compiuti parecchi esperimenti per dimostrare la sua validità.

Essi sono estremamente semplici e diretti, e in netto contrasto con il complesso apparato di laboratorio che di solito caratterizza il moderno approccio scientifico alla ricerca biologica.
Gli studi hanno esaminato le velocità di mutazione nei moscerini della frutta, nonché il riconoscimento di modelli di comportamento e i tassi di apprendimento in esseri umani durante vari compiti.
Premi internazionali sono stati messi in palio per l'ideazione di esperimenti in grado di provare o confutare l'ipotesi.
Finora i risultati non sono univoci.
La maggior parte dei dati sono compatibili con la teoria ma alcuni non lo sono.
Sheldrake, come molti altri scienziati che hanno analizzato scrupolosamente questa ipotesi, pensa che essa possa essere ancora controllata, così da poter reggere o dimostrarsi non valida sulla base di dati sperimentali. (…)


(…) Forse quello che è importante non è decidere se la miglior spiegazione di queste interazioni sia la telepatia o la risonanza morfica, ma riconoscerle non solo da alcuni tra i più eminenti fisici mondiali, ma da tutta la comunità scientifica come eventi legittimi che è necessario spiegare.

Né la telepatia né i campi morfici sono stati spiegati, anche se oggi la scienza, in particolare la fisica subatomica, pullula di teorie di campi invisibili.

Se si giunge a dimostrare che anche le nostre menti sono analoghe a dei campi, non limitabili a punti e luoghi nel tempo nello spazio, e che esse esistono oltre i cervelli e i corpi, allora l'ipotesi di Sheldrake dei campi morfogeni può rivelarsi un enorme passo in avanti nella nostra comprensione della realtà.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=54&topic_id=2403&post_id=115258