Un programma di tipo adattazionista ha dominato il pensiero evoluzionistico in Inghilterra e negli Stati Uniti negli ultimi quarant’anni. Esso è basato sulla fede nel potere della selezione naturale come agente ottimizzante, e procede suddividendo un organismo in «caratteri» unitari e proponendo una storia adattativa per ognuno di essi considerato separatamente. Solo il bilancio della competizione fra le varie richieste della selezione esercita un freno nella corsa verso la perfezione: quindi anche la non-ottimalità è considerata come un risultato dell’adattamento. Noi critichiamo questo approccio e tentiamo di affermare la nozione alternativa (da tempo popolare nell’Europa continentale) secondo cui gli organismi devono essere considerati come delle unità integrate, con piani costruttivi [Baupläne] talmente costretti dall’eredità filogenetica, dai modelli di sviluppo e dall’architettura generale, che le costrizioni stesse diventano più interessanti e importanti nel delimitare le vie del cambiamento di quanto non lo siano le forze della selezione che possono mediare il cambiamento quando questo avviene. Noi troviamo carente il programma adattazionista perché non distingue l’utilità attuale dalle cause della sua origine (i maschi dei tirannosauri possono benissimo avere usato le loro zampette anteriori per titillare le femmine, ma ciò non spiega perché siano divenute così piccole); perché non considera storie adattative alternative; perché si affida alla sola plausibilità come criterio per accettare storie solo speculative; perché non considera in modo adeguato modelli alternativi come la fissazione casuale degli alleli, la produzione di strutture non-adattative attraverso la correlazione del loro sviluppo con quello di strutture selezionate (allometria, pleiotropia, compensazione materiale, correlazione meccanica forzata), la separazione dell’adattamento dalla selezione, i picchi adattativi multipli e l’utilità attuale come epifenomeno di strutture non-adattative. Noi sosteniamo l’approccio pluralistico di Darwin nell’identificare gli agenti del cambiamento evolutivo
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