Re: Darwin e l

Inviato da  Celacanto il 27/11/2008 17:51:13
Ciao fealoro!

Hai scritto:

Continuo a non capire cosa c'entri questo con la risposta di Badger.

La citazione del progenitore comune l'ha fatta mangog non io!

Io ho risposto in riferimento alla tua affermazione successiva: - "Il progenitore comune rimane e non viene messo in discussione" postando un indirizzo: http://www.creazionismo.org/articolo.asp?id=82 dove famosi scienziati evoluzionisti non riescono a trovare una soluzione!

mangog però è andato "giustamente" al "nocciolo del problema", ovvero la "ipotetica" formazione della vita spontanea!

Hai scritto:

Il progenitore comune è una conseguenza possibile della teoria dell'evoluzione... Come ho già detto il progenitore unico non è una prova della teoria dell'evoluzione, è una conseguenza.

Se i progenitori sono molti, questo è in netta contraddizione con il Darwinismo!

Alcuni scienziati, come Ford Doolittle dell’Università Dalhousie in Halifax, Canada, pensano addirittura che accettare l’idea del transfer orizzontale equivale a dichiarare LUCA non conoscibile (Doolittle WF, Curr. Opin. Struct. Biol. 10, 355-358, 2000).

Per Patrick Forterre, dell’Istituto Pasteur di Parigi, l’idea della comunità è semplicemente incompatibile con il concetto di evoluzione: «Pensare a LUCA nei termini di una comunità significa eliminare il darwinismo dalle fasi iniziali dell’evoluzione».

Hai scritto:

Forse invece di essere un unico progenitore potrebbe esserci stato una serie di genotipi differenti che si sono ibridati

Dunque potrebbero essere tanti i progenitori non uno solo!

Se i progenitori sono più di uno, i problemi di come tanti progenitori si siano formati casualmente divengono infiniti!

Cito ancora l'articolo:

A peggiorare le cose è arrivato un modello matematico della supposta comunità dei geni, creato da Peter Antonelli e Solange Rutz dell’Università di Alberta, Edmonton, Canada. Secondo questo modello la comunità ipotizzata da Woese sarebbe instabile e destinata all’estinzione (Antonelli PL e coll., Nonlin. Analysis: Real World Appl 4, 743-753, 2003).

Hai scritto:

Quando si parla dei primi "istanti" della vita in grado di autoriprodursi le opzioni a disposizione sono molte e varie perchè il meccanismo dell'ereditarietà genetica non era ancora così rigidamente strutturato.

Su quale base scientifica empirica Galileiana, fai questa affermazione???

Decine di famosi scienziati evoluzionisti: biologi molecolari, biochimici e genetisti con addirittura 2 o 3 Ph.D, non riescono a trovare una soluzione al problema!
Lo stesso Carl Woese il biologo americano, una autorità nel campo evoluzionista afferma: «Noi non sappiamo come produrre novità dal nulla - questa è una domanda per i biologi del futuro».

Cito ancora l'articolo

Nonostante i progressi nello studio del genoma, scrive però Whitfield, «LUCA è risultato indefinibile», e «gli sforzi per ricostruire i geni di LUCA in base agli alberi familiari delle sequenze dei genomi (DNA e RNA), sono finiti in frustrazione».

Nonostante queste difficoltà si continua a sperare: «Dopotutto il codice genetico e gran parte dei meccanismi biochimici sono universali, quindi forse LUCA può essere svelato trovando un set di geni che codifica le funzioni biologiche fondamentali e sia presente in tutti gli organismi». Anche questa strada è però risultata infruttuosa: «Stranamente, questo confronto tra le sequenze dei genomi di organismi molto diversi tra loro, ha identificato solo 60 geni che appaiono universali e quindi probabilmente appartenenti a LUCA». Numero troppo esiguo: secondo Eugene Koonin, ricercatore di genetica evolutiva presso il Centro Nazionale di Informazione Biotecnologica di Bethesda, Maryland, USA, «con questi soli geni LUCA non andrebbe lontano. Non c’è nulla che riguarda la membrana cellulare, il metabolismo energetico, o qualsiasi capacità di sintesi. Avrebbero dovuto esserci molti più geni».

Un LUCA che ha molti e complessi geni crea però altri problemi: «Se un singolo LUCA è il fondatore della moderna diversità delle membrane, del metabolismo, ecc., allora esso deve aver avuto, oltre i 60 geni universali, molte differenti versioni di numerosi altri geni importanti. Le linee successive si sarebbero a questo punto evolute perdendo tutti questi geni tranne uno, dando così origine alle attuali vie biochimiche fondamentali». Un simile scenario è però inaccettabile per le teorie evolutive: «L’idea che andando più vicino alle radici della vita gli organismi diventano più complessi, anziché meno complessi, è impossibile da digerire».

Hai scritto:

La Bonella viridis ad esempio ha nei propri geni sia la possibilità di divenire maschio che di divenire femmina. Il suo sviluppo ulteriore dipende solo da un evento esterno, ma secondo uno schema già prestabilito (e infatti è solo l'esposizione all'agente chimico adatto che le mascolizza), che essendo evidentemente ereditario possiamo solo supporre che sia uno schema definito dai geni.

Come hai detto giustamente "Il fattore scatenante" il dimorfismo sessuale del verme dipende solo da un evento esterno, non dipende dai geni!

Hai scritto:

Su questo si basa anche l'esperimento di Lenski. Se una caratteristica fenotipica nuova si trasmette dal genitore al figlio deve essere intervenuta una modifica genetica, altre modifiche non sono trasmissibili. Poichè le colonie di nuovi batteri presentavano la stessa capacità degli ascendenti la modifica deve essere avvenuta a livello genetico.

E' ovvio che la modifica è avvenuta a livello genetico! Chi ha messo in dubbio che non è avvenuta una mutazione genetica???

Hai scritto:

A meno che tu non ritenga che vi siano espressioni fenotipiche ereditarie che non sono trasmesse tramite i geni ma tramite altri meccanismi sconosciuti.

l’insieme delle manifestazioni di una malattia si dice "fenotipo".

Hai presente l'eredità proteica per contiguità, postulata dal Premio Nobel (1997) Stanley Prusiner!

la malattia di Kreutzfeldt-Jakob, una forma di "demenza senile" dell' uomo, ed il "morbo della mucca pazza", sono da attribuirsi ad una semplice proteina (una glicoproteina) che, priva di materiale genetico, e' capace di autoreplicarsi, di causare danni di tipo degenerativo ed irreversibile alle cellule nervose, di passare da uno organismo all' altro, di differenziarsi in ceppi riconoscibili (Collinge et al. 1996, Prusiner 1996)

I prioni dunque, sono gli agenti infettivi di malattie trasmissibili. Ma la loro capacita' non si ferma qui. Risultano infatti responsabili anche di malattie ereditarie!

http://www.tmcrew.org/mcd/aless_2.htm

Saluti!

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